“Stiamo per essere investiti da un tornado. Siamo entrati in un momento prometèico, uno di quei momenti della storia in cui compaiono nuovi strumenti, modi di pensare o fonti di energia che rappresentano un tale passo avanti rispetto a ciò che esisteva prima, che non si può cambiare solo una cosa, ma si deve cambiare tutto. Ovvero, come si crea, come si compete, come si collabora, come si lavora, come si impara, come si governa e, sì, come si inganna il prossimo, si commettono crimini e si combattono guerre”. Sono le parole di Thomas L. Friedman, opinionista di punta del “New York Times” che si è unito al coro dei migliaia esperti che recentemente hanno firmato una lettera per chiedere una moratoria sui software come Chat GPT, il modello di intelligenza artificiale che può interagire con gli umani.
Tra i firmatari Elon Musk e lo storico di fama mondiale Yuval Noah Arari, che in una interessante intervista uscita ieri su The Telegraph ci mette in guardia sulle conseguenze dell’utilizzo incontrollato dell’Intelligenza Artificiale.
Secondo l’autore di Homo Sapiens, “La nuova generazione di IA non si limita a diffondere i contenuti prodotti dagli esseri umani. Può produrre il contenuto da solo. Provate a immaginare cosa significhi vivere in un mondo in cui la maggior parte dei testi e delle melodie e poi delle serie TV e delle immagini sono create da un’intelligenza non umana. Semplicemente non capiamo cosa significhi. Quali potrebbero essere le conseguenze della conquista della cultura da parte dell’IA?”
Esistono difatti già esempi banali. La scorsa settimana una rivista tedesca ha pubblicato quella che sembrava essere un’intervista esclusiva con Michael Schumacher, quando in realtà il testo era stato generato dall’IA imitando l’ex pilota paralizzato. Harari suggerisce che l’intelligenza artificiale andrà presto molto oltre, evocando un mondo in cui “Vai online e discuti con qualcuno su qualche questione politica. Forse ti mandano anche un video di se stessi che parlano. Ma non c’è nessuna persona dietro. È tutta intelligenza artificiale. Questa è una minaccia soprattutto per le democrazie più che per i regimi autoritari perché le democrazie si basano sul dibattito pubblica. La democrazia è fondamentalmente dibattito. Persone che parlano tra loro. Se il dibattito viene rilevato dall’intelligenza artificiale, la democrazia è finita”.
Giorni fa, un sistema di intelligenza artificiale di Google, ad esempio, ha imparato da solo il bengalese senza essere addestrato a farlo, e l’azienda statunitense non ha saputo spiegare il motivo.
“Il regime nazista era basato su tecnologie come treni, elettricità e radio. Non avevano strumenti come l’intelligenza artificiale”, afferma Harari. “Un nuovo regime nel 21° secolo avrà strumenti molto più potenti. Quindi le conseguenze potrebbero essere molto più disastrose. A questo non so se l’umanità potrà sopravvivere”.
Anche le conseguenze più banali hanno il potenziale per essere rivoluzionarie, dice. “Un altro pericolo è che molte persone potrebbero trovarsi completamente senza lavoro, non solo temporaneamente, ma prive delle competenze di base per il futuro mercato del lavoro. Potremmo raggiungere un punto in cui il sistema economico considera milioni di persone completamente inutili. Questo ha terribili conseguenze psicologiche e politiche. Dobbiamo capire che l’intelligenza artificiale è la prima tecnologia nella storia in grado di prendere decisioni da sola. Può prendere decisioni sul proprio utilizzo. Può anche prendere decisioni su di noi. Questa non è una previsione futura. Sta già accadendo. Abbiamo inventato qualcosa che ci toglie il potere. E sta accadendo così in fretta che la maggior parte delle persone non capisce nemmeno cosa stia succedendo. Dobbiamo assicurarci che l’IA prenda buone decisioni sulle nostre vite.”
Per Harari bisogna assolutamente quanto prima regolamentare l’IA: “Un’azienda farmaceutica non può immettere sul mercato un nuovo farmaco senza prima passare attraverso un lungo processo normativo. È davvero bizzarro e spaventoso che le aziende possano semplicemente rilasciare strumenti di intelligenza artificiale estremamente potenti nella sfera pubblica senza misure di sicurezza simili. Tali misure dovrebbero essere applicate dal governo. Aspettarsi che l’industria tecnologica si regoli è ridicolo. Con tutto il rispetto per Elon Musk e Zuckerberg o gli altri capi delle grandi aziende tecnologiche, non sono eletti da nessuno, non rappresentano nessuno tranne i loro azionisti e non c’è motivo di fidarsi di loro”.
A dimostrazione del pensiero di Harari, proprio Elon Musk ha annunciato il proprio chatbot AI pochi giorni dopo aver firmato la lettera che denunciava la moratoria contro i sistemi di chatbot…
Non sorprende quindi che Harari tenga il proprio telefono spento, “in un cassetto”. Lo chiama “uno smartphone di emergenza” per quando viaggia all’estero. “È diventato davvero impossibile fare alcune cose senza uno smartphone. Ci sono troppe informazioni spazzatura. È come il cibo. Per la maggior parte della storia umana, abbiamo cercato disperatamente di ottenere più cibo. E ora siamo nella situazione opposta. Dobbiamo stare molto attenti sia alle quantità ma anche alla qualità del cibo che assumiamo. Dovremmo optare per una dieta informativa. Sono appena tornato da un ritiro di meditazione di due mesi. Si può dire che fa parte della dieta informativa… un periodo per disconnettersi e permettere alla mente di disintossicarsi da tutta la spazzatura che assumiamo”.
Fonte: Money.it