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GIOVANI ITALIANI IN “RITIRO SOCIALE”: DILAGA IL FENOMENO HIKIKOMORI – Che idea ti sei fatto? 

Spesso in questo nostro appuntamento quotidiano con “Che idea ti sei fatto?” ci siamo interrogati sul futuro, cercando di trovare risposte con analisi geopolitiche, ripercorrendo la storia, guardando al pensiero politico, ma a volte ci dimentichiamo che il futuro è rappresentato dalle giovani generazioni e che saranno loro a popolare e costruire il mondo di domani. 

Se però la generazione a cui guardare è quella che ha vissuto il lockdown, quella che fatica ad avere una conversazione faccia a faccia con un coetaneo e che preferisce rifugiarsi dietro allo schermo, allora è facile immaginarsi un futuro in cui l’uomo come animale sociale scompare o almeno, si trasferisce sul web. 

In questa puntata parliamo degli hikikomori italiani e del fenomeno del “ritiro sociale”. Lo facciamo insieme allo psicologo Paolo Garello e il giornalista esperto di digitale Maurizio Martucci. 

2 commenti

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  • Sono allo studio le motivazioni del fenomeno HIKIKOMORI. Ma cosa volete studiare?
    Quando un adolescente la cui formazione mentale è lungi dall’essere matura, assiste ad emittenti televisive dove l’incontro tra giovani della sua età è volutamente organizzata al fine che tale incontro , apparentemente conoscitivo/galante , risulta essere uno scontro di pareri totalmente divergenti farciti di frasi velatamente offensive e atteggiamenti inquisitori; quando trasmissioni di intrattenimento li costringono a seguire tresche tra donne e uomini perennemente in combutta tra loro dove il vincente risulta essere il più scaltro; quando dalle stesse fonti si assistono falsi scontri giudiziari tra coloro che, presentati come coniugi , si litigano per il possesso dei beni dell’altro; quando la maggior parte dei video giochi trattano solo problemi che possono essere risolti esclusivamente esercitando violenze, tra cui ve ne era uno, in particolare, per cui il più bravo risultava essere quello che, al tiro a segno, riusciva ad uccidere il padre; quando un gesto affettuoso da parte di un maschio verso la propria compagna si traduce in una offesa in quanto, quest’ultima, indotta ad essere recepito come atto violento, rispondere “non mi toccare, so dove vuoi arrivare…………. sappi che non sono il cestino della tua immondizia”(*) Ebbene, non vi pare che un tal soggetto sottoposto a vissuti del genere possa decidere, come recita una canzone della cantante Mina “non gioco più” , facendo accadere ciò di cui ci stiamo preoccupando?

    Ah, stavo per dimenticare che alcuni decenni or sono, era sufficiente mostrare parte di una coscia di una bella signora perché giungesse all’emittente di tale scandalo, una denuncia. Non mi risulta che per quanto suddetto sia mai avvenuto qualcosa di simile da parte di esperti per via dei risultati che si volevano ottenere e che si stanno verificando.

    (*) Tale frase è talmente efficace nell’umiliare non solo il gesto in se, ma persino il valore della stessa persona dichiarante, che non mi pare possibile essere originata dalla stessa mente , ma da un suggerimento terzo studiato allo scopo.
    In altre parole, l’interpretazione più aderente alla frase in questione è la seguente: “non sono disposta ad essere usata come contenitore dei tuoi rifiuti organici di cui ti vuoi liberare.”

  • Cosa c’è da commentare? Quando i genitori non proteggono più la loro prole da ciò che viene proposto da governo, media, istituzioni, mercati, sanità (perché è tempo di finirla di pensare che queste operino per il bene della popolazione, così come è tempo di finire di delegare tutto a terzi) significa che la società è morta o, se volete, sta suicidandosi. Se qualsiasi animale protegge, anche a costo della propria vita, la propria prole, questo atteggiamento umano la dice lunga su chi siamo. Per fortuna (ma la fortuna non c’entra nulla) non è così per tutti, tra un 2 e 8% c’è un senso serio di cosa sia essere una famiglia e la protezione ed educazione dei figli è un atto dovuto. O per lo meno ci provano. Non dovremmo mai dimenticare che prima o poi dovremo rispondere delle nostre scelte e di tutte le occasioni mancate.

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