Witkoff in Medio Oriente
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Trump manda il suo uomo – Witkoff – in Medio Oriente

L’ultima volta che Steve Witkoff – inviato speciale dell’amministrazione di Donald Trump in Medio Oriente – è stato in Israele, è riuscito a convincere il premier israeliano Benjamin Netanyahu a siglare l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi.
Oggi il negoziatore torna in Israele per incontrare il premier israeliano, i ministro Ron Dermer (Affari strategici) Israel Katz (Difesa) e Gideon Sa’ar (Esteri) con l’obiettivo di implementare la prima fase dell’intesa e convincere Netanyahu ad attuare anche la seconda, che dovrebbe portare a un cessate il fuoco definitivo nella Striscia.

I primi colloqui formali per la seconda fase dell’intesa – che prevede anche il rilascio dei rimanenti ostaggi imprigionati a Gaza, nonché la restituzione dei corpi degli ostaggi morti – sono in programma per il prossimo 3 febbraio, quando saranno passate due settimane dalla firma dell’intesa per il cessate il fuoco.
Il giorno dopo, il 4 febbraio, Netanyahu incontrerà Trump alla Casa Bianca, in seguito all’invito ufficiale arrivato ieri dal presidente Usa.

Witkoff in Medio Oriente

Witkoff ha incontrato il segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) Hussein al-Sheikh.

Il colloquio tra Witkoff e al-Sheikh è stato mediato dal principe saudita Mohammed Bin Salman ed ha avuto luogo nel contesto degli sforzi dell’amministrazione Trump per promuovere un accordo di pace tra Arabia Saudita e Israele, che includa un percorso verso uno Stato palestinese.
Trump preme sull’accordo di normalizzazione tra Israele e Riad perché ha necessariamente bisogno dell’aiuto delle ricche monarchie del Golfo per la ricostruzione di Gaza, che dovrebbe iniziare nella terza e ultima fase dell’accordo.
L’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti sembrano essere d’accordo sul sostenere le spese della ricostruzione, soprattutto perché ambiscono a ritagliarsi un ruolo di rilievo a Gaza e quindi ad aumentare la propria sfera di influenza in Medio Oriente, in un contesto in cui l’Iran è un attore sempre più fragile.
Tuttavia hanno ribadito, anche nelle ultime ore, che un loro eventuale ruolo

“è subordinato alla soluzione dei due Stati per risolvere la questione palestinese”

come ha sottolineato ieri il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari.

Al contempo Marco Rubio si è fatto promettere dall’Egitto di svolgere un’attività di vigilanza sulla sicurezza a Gaza, affinché in futuro

“Hamas non riesca a tornare a Governare Gaza”.

Witkoff in Medio Oriente
Il piano americano “ripulire Gaza” preoccupa

L’amministrazione Usa sta riscontrando estrema difficoltà nel tentare di trovare un compromesso tra le volontà dei diversi attori regionali.

“Il Qatar si sta impegnando pienamente con l’amministrazione Trump e con l’inviato Witkoff, ma non sempre è d’accordo su ciò che dicono i nostri alleati”

ha affermato al-Ansari, in una conferenza stampa.

Il riferimento indiretto, ovviamente, è alle ambizioni di Trump di “ripulire il territorio di Gaza” sfollando i suoi civili verso Giordania ed Egitto.
Un piano che continua a raccogliere la contrarietà del Cairo e di Amman: oggi nel colloquio telefonico con il segretario di Stato Usa Rubio, il ministro degli Affari esteri egiziano Abdelatty ha

“sottolineato l’importanza di non ledere i diritti del popolo palestinese, determinato a rimanere sulla propria terra e contrario a qualsiasi trasferimento o spostamento forzato”.

Ma il piano americano preoccupa estremamente anche i Paesi del Golfo, le cui opinioni pubbliche non accetterebbero mai un accordo di normalizzazione con Israele che sia preceduto dallo sfollamento dei palestinesi di Gaza, il che renderebbe di fatto impossibile la creazione di uno Stato palestinese.

Fonte: HuffingtonPost

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