La procura adesso indaga su
“Wish for a baby”.
Scossone giudiziario e bioetico a Milano, dove la procura ha deciso di aprire un fascicolo su «Wish for a baby».
La «fiera dell’utero in affitto», iniziativa che si è svolta nel capoluogo lombardo dal 20 al 21 maggio scorso, diviene così oggetto di attenzione per gli inquirenti.
La mossa decisiva l’avrebbe fatta Guido Bertolaso, oggi assessore al Welfare in Lombardia, attraverso un esposto.
Ma sono state tante le iniziative volte a fare chiarezza sulla manifestazione, tra cui un’interrogazione parlamentare firmata dal senatore di Fi Maurizio Gasparri.
La notizia dell’apertura del fascicolo è stata accolta con favore dalle forze di centrodestra (e non solo).
Le stesse che avevano protestato per l’organizzazione stessa della kermesse.
«Sia che abbiate appena iniziato il vostro viaggio verso il diventare genitore, sia che sentiate di avere utilizzato ogni possibilità. Nel nostro evento Wish for a Baby potrete incontrare gratuitamente i migliori esperti di fertilità di tutto il mondo».
Così recitavano le prime righe illustrative, e online, di un evento che, per Fratelli d’Italia e Lega su tutti, ha rappresentato in realtà una vetrina per la maternità surrogata.
Una pratica che è vietata in Italia e che – qualora dovesse passare la proposta di legge della parlamentare Carolina Varchi (Fdi) – verrebbe sanzionata come reato universale.
Grazia Di Maggio, parlamentare di Fdi ha dichiarato:
«Da subito Fratelli d’Italia aveva denunciato le ombre di questa manifestazione, e il capogruppo di Fdi al comune di Milano, Riccardo Truppo, aveva presentato un esposto a nome del gruppo consiliare di FdI.
É tutt’ora in corso un’interlocuzione con la Prefettura»
Anche Pro Vita e Famiglia, con la portavoce Maria Rachele Ruiu, ha voluto commentare:
«Le inchieste giornalistiche hanno dimostrato come «Wish for a baby» fosse in realtà la fiera dell’utero in affitto e della compravendita dei gameti.
Anche noi abbiamo dato mandato ai nostri legali di verificare cos’è stata davvero quella fiera. Noi pretendiamo un blocco serio alla commercializzazione dei bambini, che non si vendono, non si comprano e non si regalano».
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FONTE: Il Giornale