Vice Media verso l’istanza di fallimento.
La Bibbia dei bigotti liberal
sta andando a pezzi
Mondo woke in lutto, si profilano tempi bui per Vice e Motherboard.
Dopo anni di crisi Vice Media Group, la società proprietaria dei due portali, sta per presentare un’istanza di fallimento.
Secondo il New York Times, che ha diffuso la notizia, il deposito potrebbe arrivare nelle prossime settimane.
Solo un acquirente disposto ad acquistare la società — che nel 2017 era valutata 5,7 miliardi di dollari — salverebbe Vice dalla bancarotta.
In tale caso, Fortress Investment Group, con cui l’azienda ha il debito più grosso, diventerebbe il padrone della società.
A differenza di altri investitori minori come Disney e Fox, che hanno già svalutato il valore dei propri investimenti in Vice, Fortress detiene un debito senior.
Vice Media verso la bancarotta
Che il mondo di Vice fosse in agonia non è certo una novità degli ultimi tempi.
Sito nato circa 20 anni fa a Montreal e assurto inizialmente a «bibbia» del mondo hipster-alternativo e dintorni, aveva dovuto la propria fortuna presso il pubblico degli allora millenial per la formula che coniugava reportage improbabili su droghe, prostituzione, musica underground a foto d’autore, skate e moda hipster.
Negli anni si era ideologizzato fortemente evolvendosi nell’ennesimo faro del mondo woke e catechizzando i lettori su questioni sociali legate ad antirazzismo, gender, Lgbt, femminismo, sex work, riuscendo a scovare da ogni anfratto i temi più improbabili e indifendibili che globalismo e bigottismo liberal potessero offrire.
Negli anni Vice si era espansa con redazioni in tutto il mondo costruendo il proprio successo come società media con studio cinematografico, agenzie pubblicitaria e documentari sulla piattaforma Hbo.
Disney (ma non fu la sola) investì centinaia di milioni nella società e nel 2015 ne valutò la possibilità di acquisizione per 3 miliardi di dollari.
Nel 2019 un Vice media già in estrema difficoltà raccolse un debito di 250 milioni di dollari da un gruppo di investitori tra cui George Soros.
Un mondo in agonia
Da anni il gruppo tentava, con mille difficoltà, di chiudere in pareggio, tra tagli drastici e ristrutturazioni: alla fine di marzo l’ufficio stampa parigino della rivista ha chiuso i battenti dopo 15 anni di esistenza.
Una trentina di dipendenti, compresi i giornalisti con contratto a tempo indeterminato, sono stati licenziati.
Due anni fa era stato il turno della filiale spagnola. La scorsa settimana Vice ha annunciato ai dipendenti la chiusura di Vice World News, qualche settimana dopo le dimissioni di Nancy Dubic, amministratore delegato, che ha mollato dopo cinque anni in azienda.
FONTE: Il Primato Nazionale