Vertice tra Putin e Xi
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Il vertice tra Putin e Xi da cui potrebbe nascere un fronte anti-occidentale

A Samarcanda, in Uzbekistan, i due leader, Putin e Xi, si incontrano in occasione del vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.

È iniziato l’incontro a Samarcanda tra i presidenti di Russia e Cina, Vladimir Putin e Xi Jinping, a margine del vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco).

Si tratta del primo faccia a faccia tra i due leader dall’avvio dell’invasione russa dell’Ucraina.

Putin, durante il faccia a faccia, ha condannato i “tentativi di creare un mondo unipolare” e ha ringraziato Xi per la sua “posizione equilibrata” sulla guerra in Ucraina.

Il presidente russo ha colto l’occasione per “condannare l’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan”.

Da parte sua Xi ha detto che la Cina è pronta a lavorare con la Russia in qualità di “grandi potenze”.

Non ci sono stati ostacoli tra Russia e Cina negli ultimi anni

“Non ci sono stati ostacoli agli ulteriori sviluppi e al rafforzamento delle relazioni tra Russia e Cina negli ultimi anni” ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “Si tratta di rapporti molteplici e capillari e l’impossibilità di incontri in presenza a causa delle restrizioni per la pandemia è stata compensata da frequenti chiamate telefoniche. I leader sono sempre rimasti in contatto”.

Da parte sua Mosca ha assicurato di non avere intenzione di trasformare l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (SCO), l’alleanza fra alcuni Paesi dell’ex Unione sovietica in Asia centrale con la Russia, in un’istituzione contrapposta alla Nato.

La cooperazione rende i Paesi soggetti a sanzioni Usa “più forti” ha sottolineato il presidente iraniano Ebrahim Raisi che a margine del vertice ha avuto un incontro con Putin.

“I rapporti tra Paesi che sono sanzionati dagli Usa, come Iran, Russia e altri, può superare molti problemi e questioni e renderli più forti”, ha sottolineato Raisi. “Gli americani pensano che qualsiasi nazione sulla quale impongono sanzioni, sarà fermata, ma la loro percezione è sbagliata.

Nata dallo Shanghai Five, fondato nel 1996 da Cina, Russia, Tagikistan, Kazakistan e Kirghizistan, nel 2001 l’organizzazione ha preso il nome attuale con l’ingresso dell’Uzbekistan, e viene spesso vista come una sorta di “anti-Nato” o di “Nato dell’Est” (etichette, entrambe, che la Cina non approva, sottolineando le differenze della Sco con l’Alleanza Atlantica).

Membri, osservatori e partner

La Shanghai Cooperation Organization conta oggi otto membri: dal 2017 sono entrati a pieno titolo anche India e Pakistan, e il meccanismo di cooperazione euro-asiatico è destinato a espandersi.

Al vertice dell’anno scorso a Dushanbe, in Tagikistan, è stata avviata la procedura per l’ammissione dell’Iran che attualmente fa parte di un gruppo di quattro Paesi osservatori, che comprende anche Afghanistan, Mongolia e Bielorussia, mentre Armenia, Azerbaigian, Cambogia, Nepal, Turchia e Sri Lanka sono considerati partner di dialogo.

In corso di valutazione, sempre dal 2021, c’è la concessione dello status di partner di dialogo della Sco anche a Egitto, Qatar e Arabia Saudita.

Dall’edizione di quest’anno, invece, ricordava ieri l’agenzia di stampa russa Ria Novosti, si valuta l’ingresso a pieno titolo della Bielorussia.

In un gruppo apparentemente compatto sul piano della critica all’Occidente, e in primo luogo agli Stati Uniti, l’India rappresenta un’eccezione:

assieme a Stati Uniti, Giappone e Australia è membro del Quad, che si oppone all’influenza della Cina nell’Indo-Pacifico, ma allo stesso tempo, New Delhi non ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, non appoggia, come la Cina, le sanzioni a Mosca, e ha aumentato le proprie importazioni di greggio russo dopo l’inizio della guerra.

FONTE: agi.it

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