Per comprendere al meglio il contesto geopolitico attuale e i movimenti delle potenze militari cui oggi siamo tutti testimoni, occorre fare un passo indietro nel tempo per riscoprire le teorie di un personaggio storico di grande importanza: Halford John Mackinder.
Mackinder (Gainsborough 1861 – Bournemouth 1947), geografo, politico e diplomatico inglese, è uno dei padri fondatori degli studi di geopolitica. Secondo le sue teorie vi sono caratteristiche che in uno Stato non mutano mai e vanno sempre prese in considerazione nel momento di compiere scelte strategiche. Esse sono: luogo geografico, contesto storico e tradizioni del popolo.
Secondo la teoria geopolitica dell’Heartland (cuore della terra) il mondo ha un suo cuore, situato nel centro del supercontinente Eurasia; chi lo controlla ottiene il controllo del pianeta. Mackinder sostiene che il dominio del mondo è conteso tra due potenze: quelle di mare (Gran Bretagna e Stati Uniti) e quelle di terra (rappresentate dalla Russia). Questa strategia viene applicata in modo sistematico da Londra e Washington, le quali, per mantenere il dominio globale, cercano in tutti i modi di mantenere diviso il supercontinente eurasiatico. In particolar modo un’alleanza tra Russia e Germania costituirebbero un serio pericolo all’egemonia anglo-statunitense, poiché porterebbe a un connubio di tecnologia tedesca e materie prime del territorio russo, difficile da contrastare per le potenze globaliste.
La divisione dell’Eurasia, l’apertura indiscriminata delle frontiere, la digitalizzazione della società, l’annullamento delle identità e tradizioni dei popoli europei sono tutti tasselli di un quadro complesso di strategie applicate dall’élite globalista; un disegno di “distruzione creativa” – per citare uno degli esecutori (Mario Draghi) – con l’obiettivo di sottomettere e controllare per sempre le popolazioni native europee.
FONTE: L’altra storia d’Italia di Lamberto Rimondini
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