Strategia nazionale Lgbt
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Draghi, ultimo atto piano per i diritti Lgbt.
L’ira di Fratelli d’Italia: da rifare

Il governo guidato da Mario Draghi vara la “strategia nazionale Lgbt“.
E’ uno degli ultimi atti di questo esecutivo e porta la firma della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.
Il piano è stato presentato il 5 ottobre in Consiglio dei Ministri.

Dai congedi parentali agli incentivi per chi assume transgender.
Nel testo della ministra gli interventi anti-discriminazione

Elena Bonetti è riuscita a inserire il piano agli sgoccioli del mandato, nel Consiglio dei ministri dell’altro ieri.
Irritando Fratelli d’Italia, che con Isabella Rauti giudica la mossa “grave” e con Eugenia Roccella già avverte: “Ricominceremo da capo”.

Il pacchetto varato dal Cdm è corposo.
Non è solo la somma di considerazioni lasche, in scia alle indicazioni arrivate dall’Unione europea. Si entra nei dettagli.
C’è un elenco di azioni da intraprendere nel prossimo triennio.
Un atto “vincolante”, mette in chiaro Bonetti, anche per il nuovo esecutivo.


Strategia nazionale Lgtb, qualche esempio: prevede congedi parentali per i genitori same sex, incentivi alle aziende che assumono persone transgender, l’inserimento nei contratti collettivi di lavoro di norme anti-discriminatorie per gli omosessuali, il “doppio libretto” universitario per transgender, corsi di formazione per poliziotti e agenti di pubblica sicurezza, misure di contrasto agli “effetti negativi dei “trattamenti di conversione” (le cosiddette teorie riparative)” per i minori Lgbt+.

Bonetti assicura che il piano non è di parte.

“Il testo è stato scritto in accordo fra diversi ministeri, in una cabina di regia politica in cui c’erano i rappresentanti degli enti locali e con il confronto di 60 associazioni. Un processo molto condiviso”.
“La strategia è triennale, ci viene chiesta dall’Europa anche ai fini di finanziamenti per progetti specifici. È vincolante”.

Le critiche di FdI

Dentro FdI la pensano diversamente. La mossa è inquadrata come uno sgarbo.
La senatrice Isabella Rauti, responsabile Pari opportunità del partito di Giorgia Meloni, iper-citata nel toto-ministri proprio per la guida del ministero della Famiglia, dice a Repubblica di non voler “entrare in nessun modo nel merito” ma di farne “una questione di metodo”: “Giudico grave che il governo uscente presenti una strategia nazionale pluriennale alla vigilia della nascita di nuovo esecutivo e di un nuovo Parlamento”.

È ancora più netta Eugenia Roccella, ex sottosegretario ed ex portavoce del Family day, appena tornata in Parlamento nelle file di FdI. “Non solo è una mossa scorretta – dice Roccella – ma è anche insensata. La strategia nazionale serve ad applicare in Italia le norme Ue, varate nel 2020. Il governo ha avuto 2 anni di tempo, farlo ora, a pochi giorni dall’avvicendamento, è solo una trovata pubblicitaria, perché non si possono prendere impegni per il governo successivo”. La nuova maggioranza, fa capire, è pronta a rimettere mano al piano, a cambio della guardia avvenuto: “Ricominceremo tutto da capo, con la nostra linea”. Sui diritti, aggiunge, “Meloni è chiara: non si toccheranno quelli già acquisiti”. E sul resto? “Vedremo”.

FONTE: repubblica.it

Gli assi della strategia

Dalla Raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri sulle misure dirette a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere.
Allegato alla Raccomandazione CM/Rec(2010)5

FONTE: strategia nazionale Lgtb

Strategia nazionale Lgbt
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