Shein, Greenpeace: “In scarpe e vestiti sostanze pericolose sopra i limiti”
L’associazione eco-pacifista ha testato 47 articoli acquistati sul portale Shein, l’azienda cinese del fast fashion, rilevando in molti campioni sostanze tossiche per la salute umana e per l’ambiente.
Scarpe e stivali i più contaminati
Sostanze pericolose per la salute umana e per l’ambiente.
Pfas, ftalati, formaldeide, nichel e altri metalli pesanti.
Tutte presenze sgradite – e spesso in concentrazioni sopra i limiti di legge – sono state trovate in vestiti e scarpe acquistate sul portale Shein – azienda cinese leader tra i ragazzini di tutto il mondo per la fast fashion – e portate in laboratorio da Greenpeace.
I risultati si possono leggere nel report completo
“L’ultra fast fashion di SHEIN: un modello di business insostenibile basato su sostanze chimiche pericolose e devastazione ambientale” pubblicato dall’associazione eco-pacifista.
Per capire l’impatto degli enormi volumi di vestiario prodotti e venduti da Shein nel mondo e i tempi di consegna estremamente ridotti che l’azienda garantisce in ogni parte del Pianeta, Greenpeace ha acquistato 42 articoli dai siti web di Shein in Austria, Germania, Italia, Spagna e Svizzera e 5 articoli da un negozio a Monaco durante l’Oktoberfest, in Germania, e li ha inviati a un laboratorio indipendente per le analisi sulla presenza di numerose sostanze chimiche (composti organici volatili, alchilfenoli etossilati, formaldeide, ftalati, Pfas, metalli pesanti, etc).
Shein. Scarpe e stivali i più contaminati
I risultati dimostrano, scrive Greenpeace “il disinteresse di Shein nei confronti dei rischi ambientali e per la salute umana, associati all’uso di sostanze chimiche pericolose, che in alcuni casi si traduce in una vera e propria infrazione delle normative ambientali vigenti in Europa riguardo la sicurezza chimica.“.
La presenza di almeno una sostanza chimica pericolosa è registrata nel 96% dei prodotti analizzati (45 dei 47 articoli sottoposti ad analisi di laboratorio), che comprendevano abiti e calzature per uomo, donna, bambino e neonato.
Per i prodotti venduti in Europa, il regolamento REACH (dall’acronimo Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals) identifica i valori limite relativi alla presenza di una serie di sostanze chimiche pericolose nei capi di abbigliamento, negli accessori e nelle scarpe.
Dei 47 prodotti sottoposti ad analisi, 7 (circa il 15% del totale) contenevano sostanze chimiche pericolose in concentrazioni superiori ai limiti stabiliti dalle normative comunitarie.
In sintesi:
- Tutti e 7 i prodotti sono realizzati interamente o in parte con materiali sintetici derivanti dalla raffinazione dei combustibili fossili. 6 dei 7 erano stivali o scarpe;
- Livelli molto elevati di ftalati rilevati in 5 stivali o scarpe, con concentrazioni superiori a 100.000 mg/kg, rispetto al limite del regolamento REACH dell’UEe (inferiore a 1.000 mg/kg). Il livello più alto di ftalati si è riscontrato in alcuni stivali da neve neri acquistati in Svizzera, con 685.000 mg/kg di DEHP (un composto appartenente al gruppo
degli ftalati); - La formaldeide trovata nel tutù colorato per bambina, in quantità pari a 130 mg/kg nel tulle viola e 40 mg/kg in un cinturino verde (entrambi superiori al valore soglia identificato dal REACH pari a 30 mg/kg).
- Il rilascio di nichel al di sopra dei requisiti REACH (0,5 μg/cm2/settimana) vine riscontrato in un paio di stivali rossi acquistati in Spagna (1,5 μg/cm2/settimana).
In quindici prodotti le concentrazioni si attestavano a livelli preoccupanti (32% del totale).
I risultati ottenuti, prosegue la nota di Greenpeace “dimostrano come Shein venda in Europa prodotti pieni di sostanze chimiche pericolose.
Alcuni tra essi, con valori di contaminazione che non rispettano i livelli di sicurezza vigenti in Europa, sono da considerarsi illegali.
Ciò – prosegue l’associazione – si traduce in potenziali impatti anche sulla salute dei consumatori.
Inoltre, i risultati ottenuti indicano che Shein ha uno scarso (o addirittura assente) controllo della gestione delle sostanze chimiche pericolose usate nelle filiere produttive.
Ciò espone i lavoratori a seri rischi sanitari durante le varie lavorazioni e determina notevoli impatti sull’ambiente derivanti dal rilascio in natura di contaminanti”.
La campagna Detox di Greenpeace
Sin dal 2011 la campagna Detox di Greenpeace (i cui standard di sicurezza sono stati adottati da molte aziende compresi i giganti del fast fashion come Zara e H&M) ha rivelato l’uso diffuso di sostanze chimiche pericolose come nonilfenoli, ftalati e Pfas (composti perfluoroalchilici) nelle filiere produttive tessili, che venivano regolarmente scaricati nei corsi d’acqua da parte dei fornitori dei grandi marchi internazionali situati in Asia orientale, Sud–est asiatico e America centrale.
Molte di queste sostanze chimiche sono persistenti e non si decompongono una volta immesse in natura.
Si accumulano nell’ambiente e negli organismi e lasciano un’eredità tossica per le generazioni future.
I prodotti chimici non rimangono solo nelle aree produttive.
Sostanze chimiche persistenti, usate anche nel settore tessile–moda, trovate in tutto il mondo, dalle calotte polari alle regioni montuose remote, fino alle profondità marine.
Il settore del fast fashion è noto per i gravi impatti ambientali generati e lo spreco di preziose risorse naturali.
Molti prodotti sono fabbricati in volumi elevati e realizzati per essere letteralmente “usa e getta” e, ad oggi, il loro riciclo è solo un’utopia (solo l’1% di tutti i vestiti venduti nel mondo viene
prodotto a partire da rifiuti tessili).
Anche le merci invendute o restituite dai clienti sono abitualmente distrutte.
In Europa si stima che i prodotti distrutti nel solo 2020 – se impacchettati singolarmente in scatole di 45 centimetri – farebbero il giro del mondo 1,5 volte.
Fonte: ilsalvagente