“No a trasfusioni col sangue dei vaccinati COVID”. Pioggia di Azioni Legali segnalata dalle ASL del Veneto
«Sono ormai trascorsi più di mille giorni dalla prima vaccinazione contro il Covid. A distanza di quasi tre anni, la campagna arranca, ma la contestazione prosegue: è boom di azioni legali promosse dai no-vax nei confronti delle Ulss e degli ospedali del Veneto, ai quali viene ingiunto di utilizzare il sangue di persone non vaccinate in caso di trasfusione. La situazione è tale da aver portato Azienda Zero a segnalare a tutti i direttori sanitari l’impraticabilità di una simile pretesa sul piano organizzativo ed etico».
E’ questo l’allarme lanciato da Gazzetino.it, che nonostante centinaia di studi e conferme anche degli enti regolatori del farmaco internazionali (EMA, FDA, CDC) sulle reazioni avverse gravi e anche letali (miocarditi) successive alle inoculazioni dei sieri genici mRNA o mDNA, continua a propalare notizie con un “taglio giornalistico” vergognosamente PRO-VAX…
Il vaccino Vaxzevria di AstraZeneca è persino stato tolto dal mercato dell’Unione Europea e gli occultamenti sulla sua pericolosità emersi dalle email dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) hanno fatto scattare un inchiesta della Procura di Roma per omicidio, falso e immissione in commercio di farmaci difettosi nei confronti dell’ex direttore Nicola Magrini e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza.
Nonostante ciò i giornali del mainstream continuano a dipingere i movimenti NO-VAX, che noi abbiamo sempre preferito chiamare NO-CAVIA perchè rifiutano di sottoporsi a una sperimentazione biotecnologica massiva come voluto dai piani di immunizzazione globale lanciati da Bill Gates e Fondazione Rockefeller fin dal 1999 in Italia, come una mandria di caproni mentre ormai appare evidente che tali risultano essere gli italiani ed europei PRO-VAX, ostinati nel comportarsi come le tre scimmiette cinesi del “NON VEDO, NON SENTO E NON PARLO”.
Ciò accade anche perché nei punti nevralgici della comunità scientifica, sia i Governi Conte e Draghi che quello Meloni, hanno posizionato esperti come l’attuale Ministro della Salute Orazio Schillaci, beccato a taroccare studi sul cancro, partner di Big Pharma dei vaccini quando era rettore dell’Università di Roma Tor Vergata.
E’ investitore in una casa farmaceutica americana che sta promuovendo la sperimentazione di un nuovo siero genico mRNA Covid grazie a un’ong di Bill Gates.
Questa è l’analisi sotto il profilo politico mentre sotto l’aspetto sanitario sono già emerse certezze in merito alla persistenza nociva della proteina tossica Spike nel corpo umano a causa della “doppia prolina” (analisi del bio-immunologo Mauro Mantovani), tanto da causare una serqua di patologie sintetizzate nel termine Spike-Patia (definizione della ricercatrice francese Alexandra Henrion-Caude) o nella Spike-Demia, neologismo coniato da Gospa News per definire il fenomeno della Sindrome vaccinale post-coronavirus (PCVS), rilevato da farmacologi universitari indiani nell’83 % dei vaccinati coi booster.
Alla luce di tutto ciò, che circola sui social ma non sui quotidiani nazionali finanziati dalla Commissione Europea e da Pfizer per una sistematica censura, come quelli del gruppo GEDI-Repubblica, è comprensibile il rifiuto delle persone assennate del sangue dei vaccinati che potrebbe veicolare la proteina tossica Spike, capace di rimanere in circolo fino a due anni.
Sangue vaccinati
Prosegue così l’articolo del Gazzettino faziosamente intitolato “Ora i no-vax rifiutano il sangue dei vaccinati contro il Covid: raffica di diffide alle Ulss”:
«La lettera è stata inviata da Monica Troiani, direttore sanitario di Azienda Zero, agli omologhi delle nove Ulss, delle Aziende ospedaliere di Padova e Verona e dello Iov, nonché ai primari dei vari reparti di Medicina trasfusionale.
Questi ultimi hanno infatti trasmesso al Coordinamento regionale attività trasfusionali «numerose segnalazioni relative ad azioni legali (intimazioni e diffide) relative all’utilizzo di emocomponenti, plasma in particolare, provenienti da donatori vaccinati anti-SARS-CoV-2, anche ricorrendo alla Legge n. 219/2017, vale a dire alla normativa che disciplina il consenso informato ai trattamenti sanitari».
Sull’argomento ha scritto un dovizioso articolo la professoressa Paola Persichetti, presidente dell’associazione “Trilly – La Gente come Noi” nel quale ha spiegato come usando le normative previste dal DAT (disposizioni anticipate di trattamento) si può OBBLIGARE gli ospedali a non somministrare sangue di dubbia provenienza ma in alternativa degli emoderivati.
Ma in Veneto, come spiega il quotidiano, si è trovata una soluzione pragmatica:
«L’ente regionale spiega che, ”per ovviare alla trasfusione con plasma raccolto da donatori vaccinati”, da parte dei no-vax “viene chiesto di procedere con donazione dedicata, cioè al prelievo del plasma da persone indicate dalla persona interessata”».
Al tempo stesso però ribadisce gli esiti favorevoli alle trasfusioni con sangue dei vaccinati evidenziati dal Centro nazionale sangue alla Prevenzione sanitaria del ministero della Salute e alle strutture regionali di Coordinamento delle attività trasfusionali:
«Allo stato, l’analisi della letteratura accreditata e i rapporti di emovigilanza nazionali o provenienti dalla Commissione Europea e dall’International Hemovigilance Network, non lasciano emergere evidenze/segnalazioni tali da mettere in dubbio la sicurezza degli emocomponenti raccolti da donatori vaccinati contro il SARS-CoV-2, che oggi, peraltro, costituiscono la quasi totalità dei donatori di sangue in Italia e in Europa».
Come si conciliano tale dichiarazioni con gli studi che COMPROVANO la pericolosa circolazione nel sangue della proteina Spike anche dopo 2 anni a causa della replicazione di miliardi di plasmidi di DNA?
Il Centro Nazionale Sangue visto sembra volutamente ignorare la letteratura scientifica pubblicata su varie riviste specializzate.
A causa di queste poco rassicuranti informazioni la lettera della dottoressa Monica Troiani, direttore sanitario di Azienda Zero, smentisce sé stessa:
«La normativa attualmente vigente esprime principi di segno diametralmente opposto, promuovendo la funzione civica e sociale oltreché i valori umani e solidaristici che si esprimono nella donazione volontaria periodica, responsabile, anonima e gratuita del sangue e dei suoi componenti, tra l’altro, allo scopo di conseguire una più efficace tutela della salute dei cittadini».
Di conseguenza «il ricorso alla donazione dedicata non è assolutamente raccomandato nella prassi»: al massimo «è praticabile, in via esclusiva e previa opportuna valutazione», per le condizioni previste da un decreto del 2015, che lo indica ad esempio in presenza di determinate e gravi patologie ematologiche.
Come spiegato dalla professoressa Persichetti nel suo articolo ciò non corrisponde al vero perché chiunque ha il diritto di rifiutare una trasfusione, a prescindere che il sangue giunga da vaccinati Covid o no.
Anche alla luce dei precedenti scandali sul sangue infetto terminati con pazienti gravemente danneggiati o morti e con l’assoluzione nei Tribunali delle aziende fornitrici delle sacche plasmatiche…
Carlo Domenico Cristofori
Fonte: gospanews