Roberto Speranza
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“Ho seguito la scienza”
“Vado a testa alta”

Roberto Speranza: l’ex ministro della Salute e il suo “metodo” criticato dal centrodestra. Si prepara la commissione d’inchiesta.

Ci sono degli incipit di alcuni pezzi che vale la pena riportare.
Quello che Repubblica ha oggi dedicato a Roberto Speranza è uno di questi.
State a sentire cosa scrive:

Ha sacrificato tutto: sonno, sogni, il nero dei capelli.
“Non dormivamo mai, sempre in allerta – confidò un giorno – giorno e notte”.
Si è prosciugato inseguendo il Covid.
E adesso gli mettono addosso un bersaglio e iniziano a mirare, anche se lui ha deciso di non replicare e di non parlare ufficialmente.
Non per rimproverargli errori, o sprechi, o ritardi, ma per sostenere che ha negato la scienza, sigillato inutilmente l’Italia, attentato alle libertà.
Per inchiodare quella stagione a una commissione speciale, che la destra così sensibile ai No Vax vuole, pretende, impone.
“Io ho sempre deciso ascoltando la scienza – ripete sempre, e continuerà sempre a ripetere Speranza – Andiamo a testa alta per tutto quello che abbiamo fatto”. 

Si lamenta, Roberto Speranza

Si lamenta per la decisione (pienamente legittima) della neo-maggioranza di governo di indagare sulla “stagione” del Covid.
La prima ondata, in particolare.
Quando la Val Seriana veniva chiusa in ritardo, quando le mascherine finivano in Cina, quando il piano segreto non veniva aggiornato, usato.
E poi i piani segreti, le scelte della task force, gli “affari milionari” sull’acquisto di respiratori e mascherine.
“Posso chiedere perché tanti colleghi degli altri partiti sono così preoccupati? – dice oggi Matteo Renzi, pronto a sostenere la Commissione d’Inchiesta voluta da Fdi – È giusto fare chiarezza su ciò che accadeva mentre morivano decine di migliaia di nostri connazionali. O no?”.

No, almeno non secondo i difensori d’ufficio di Speranza.
Lui dice di aver “sempre deciso ascoltando la scienza”, anche se i verbali della task force suggeriscono che il suggerimento di attivare il piano pandemico, arrivato da Giuseppe Ippolito, venne sostanzialmente ignorato.
L’ex ministro va “a tasta alta per tutto quello che abbiamo fatto”.
E ci sta che rivendichi il proprio lavoro.
Così come sarebbe comprensibile se mai volesse opporsi alla Commissione: in fondo negli ultimi due anni il suo ministero – checché se ne dica – non è stato esattamente uno specchio di trasparenza.
Basterà ricordare l’aver costretto parlamentari e familiari delle vittime a far ricorso al Tar per ottenere verbali e piani anti-Covid.

I sette punti su cui la Commissione dovrebbe indagare li ha resi noti ilGiornale.

Ecco i sette filoni su cui si muoverà la commissione:
– perché non è mai stato aggiornato il piano pandemico nazionale che era stato redatto nel 2006?
– perché il piano pandemico nazionale non è stato attivato dopo che il 30 gennaio 2020 l’Oms aveva dichiarato lo stato di “emergenza internazionale di sanità pubblica” a causa del coronavirus e nemmeno dopo che il 31 gennaio 2020 il Consiglio dei ministri aveva dichiarato lo stato di emergenza proprio a causa del “rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”
– perché il Comitato tecnico-scientifico non ha mai preso in considerazione l’attivazione del piano pandemico nazionale?
– esisteva un piano sanitario nazionale per il contrasto del Covid? E, se c’era, perché non è mai stato pubblicato? (Il riferimento è al cosiddetto “piano segreto“)
– come era composta e di cosa si occupava la task-force a cui il 22 gennaio 2020 il ministero della Salute aveva chiesto di coordinare qualasiasi iniziativa per contrastare il Covid?
– sono state rispettate tutte le normative nazionali, europee e internazionali in materia di emergenze epidemiologiche?
– quali sono stati (e di che natura) i rapporti tra le autorità competenti dello Stato italiano, l’Oms e tutti gli altri soggetti terzi a partire dal periodo pre-pandemico? Cme si sono mossi per gestire l’emergenza?

In sintesi: capire perché, nonostante le misure più rigide del vecchio Continente, alla fine abbiamo comunque pagato un prezzo così alto in termini di morti.
Anche e soprattutto nella prima fase dell’epidemia.
“Mezza Europa ha seguito le nostre strategie”, ripete Speranza.
Ma il “modello”, decantato pure da un improvvido video dell’Oms, ha fatto acqua da tutte le parti.
Lo spiegava un dossier sempre dell’Oms, misteriosamente ritirato dal sito dell’Organizzazione e che sarà – si pensa – anche questo al centro dell’eventuale Commissione.
“Abbiamo combattuto giorno e notte cercando di salvare vite – riporta Rep – mentre una certa destra sobillava le piazze dei No Vax contro il Green Pass”.
Già, ma i maligni potrebbero far notare che l’ex ministro combatteva così tanto di giorno e di notte da trovare il tempo per scrivere un libro (“Perché guariremo”) e pubblicarlo proprio mentre il Paese affrontava la seconda ondata.

Che poi un po’ di autocritica non farebbe mica male.
Che qualcosa non sia andato come sperato lo si era capito anche dalle mosse di Mario Draghi appena nominato premier.
Sì, ha confermato il ministro e varato il green pass.
Però ha licenziato tutti quelli che ruotavano attorno al ministro del Conte II.
Se il generale Figliuolo ha fatto così bene, forse si potrà cercare di capire perché del suo predecessore non si può dire altrettanto. O no?
E se il Cts ha cambiato composizione forse ci si potrà interrogare se ha operato al meglio.
“Di cosa hanno paura?”, chiede Renzi.
In fondo se ha fatto tutto al meglio, come crede, Speranza non avrà nulla da temere.
Perché allora opporsi?

FONTE: ilgiornale.it

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