Scuola: Fine delle discriminazioni
Ripartono le attività scolastiche, bidelli e i docenti “sospesi”, dal primo settembre, potranno presentarsi per l’inizio delle attività assieme a tutti gli altri colleghi.
È venerdì 19 agosto quando esce la circolare del MIUR che, a ben leggere oggi i vari lanci di agenzia sembrano tutti “sorpresi”, che il ministro ammette al lavoro anche chi non si è piegato al “ricatto del siero” additandoli con il nome di “no vax”.
Ripartenza attività scolastiche 2022
Il documento spiega che, con la data del 31 agosto, si esauriscono tutte le disposizioni in materia di emergenza sanitaria “partorite” dal CTS e avvallate da Speranza, facendo decadere così la norma più importante che era il requisito della vaccinazione “obbligatoria” per poter lavorare.
Per voler essere precisi, il primo aprile scorso, attraverso un apposito decreto, si era proceduto alla cancellazione iniziale della sospensione nei confronti di docenti e del personale scolastico.
Il decreto stabiliva che potessero continuare la presenza lavorativa, ma non era possibile per loro, lavorare a contatto con gli studenti.
Un’umiliazione enorme per chi ha il grande compito di trasferire insegnamenti che sono fondamentali per lo sviluppo delle nuove generazioni, in quanto si trattava di un vero e proprio demansionamento professionale.
Possiamo affermare che oltre il demansionamento il docente ha subito ancora di più perché discriminandolo volutamente, il ministero ha fatto capire agli alunni che ci possono essere persone di serie A e quelle di serie B, un fatto gravissimo che va contro la pedagogia, ma soprattutto, ridicolizzando il personale docente.
Quello che queste scellerate norme emergenziali anticostituzionali hanno “creato” in campo scolastico, è l’insegnamento che un “obbligo” ha un prezzo per una libertà, anche se controproducente per la salute.
Un danno di comunicazione enorme perché collegato, per qualsiasi attività o insegnamento, alla dipendenza da un QR code, da una tracciabilità personale lesiva della libertà personale, ma peggio del peggio, dalla discriminazione volutamente imposta da dei burocrati senza una base di certezza scientifica.
Vi è però un altro fatto che in sé è più grave, nell’intento di chi sta tentando di “inserire” una “cultura globale” è che agli alunni, è stato negato il confronto sul pensiero critico, violando la libertà d’insegnamento dando ad essi solo un’informazione univoca senza possibilità di contradditorio, obbligandoli così ad avere un pensiero unico e uguale, fatto gravissimo dal punto di vista pedagogico.
Auguriamoci, che le “fantasiose” regole viste in questo ambito, create da una “democrazia” bio-politica, possano rimanere solo un triste ricordo perché, nello sbandierare il diritto alla sicurezza con “emergenze permanenti”, non si limiti il diritto alla conoscenza, altrimenti saremo oltre la democrazia.
di Andrea Caldart
Fonte: QuotidianoWeb