Missile in Polonia:
la notte in cui si è evitata
l’escalation e il ruolo Usa
Riepilogo e sviluppi
È il 15 novembre quando, a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina, nel piccolo villaggio polacco di Przewodow, un missile colpisce il terreno di un’azienda agricola.
Muoiono due persone.
A riportare la notizia per prima è la Bild, l’ipotesi è che si tratti di armi russe.
È notte, dall’altra parte del mondo.
A Bali, Indonesia, si sta tenendo il G20.
Ci sono tutti i leader mondiali, tranne Putin.
L’intelligence americana inizia a indagare su quanto successo.
Si alza la preoccupazione
La Polonia è uno Stato Nato e un attacco al suo territorio giustificherebbe la difesa collettiva a opera degli altri Alleati, sulla base dell’articolo 5 del Trattato Nato.
Mosca smentisce subito, ma intanto in Europa la situazione sembra precipitare velocemente.
La Lettonia condanna “l’attacco russo” alla Polonia, l’Ungheria convoca il Consiglio di difesa, l’esercito polacco entra in stato di allerta.
Il presidente ucraino Zelensky non ha dubbi: la responsabilità è russa.
Parla di “un attacco missilistico alla sicurezza collettiva”, chiede di agire e di convocare un vertice Nato.
Il Pentagono intanto annuncia che l’impegno di Washington verso l’articolo 5 del Trattato dell’Alleanza “è chiarissimo: difenderemo ogni centimetro di territorio della Nato“.
Si precisa subito però: non c’è nessuna prova che l’attacco sia stato organizzato da Mosca, né si sa da dove provenisse il missile (all’inizio si era parlato di due missili).
Viene convocata una riunione straordinaria nella sede generale di Bruxelles della Nato per la mattina dopo.
I leader G7, tutti a Bali, si vedranno in mattinata per discutere di quanto successo, chiamati a colloquio da Biden.
Varsavia valuta l’attivazione dell’articolo 4 della Nato: “Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”.
Kiev intanto chiede l’accesso al luogo della caduta del missile ma il permesso viene negato.
Il Cremlino parla di un tentativo di “provocare uno scontro militare diretto fra la Nato e la Russia, con conseguenze per l’intero pianeta” da parte dell’Ucraina.
Le accuse rivolte alla Russia per i missili caduti sulla Polonia provano che “combattendo una guerra ibrida contro la Russia, l’Occidente si avvicina a una guerra mondiale“, scrive su Twitter l’ex presidente russo Dmitry Medvedev.
Si inizia a parlare di incidente
A Bali si inizia a parlare di un incidente. Forse il missile, neutralizzato dalle forze di Kiev, è poi ricaduto al confine.
Oppure, visto che l’arma è un S-300, utilizzato dall’Ucraina, potrebbe essere proprio di Kiev.
Il presidente turco Erdogan, nelle vesti di mediatore tra i due Paesi in conflitto, invita alla prudenza e parla di un’ipotesi di “un errore tecnico”.
Anche la Polonia è più prudente di prima: non ci sono “prove inequivocabili” su chi ha sparato il missile, dice Duda.
Si fa sempre più strada l’ipotesi che il missile fosse ucraino, come sostenuto da Mosca.
Zelensky nega, ma alla fine è questa la versione che sembra più plausibile.
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg:
“Voglio dire in maniera chiara che Kiev non ha colpe”, ha detto , parlando del “risultato del massiccio lancio di missili russi sull’Ucraina.
Questa è la dimostrazione che la guerra di Putin crea situazioni pericolose. Putin deve fermare questa guerra”
Anche Duda parla ormai di uno “sfortunato incidente”.
Zelensky tira dritto per la sua strada: “Non ho dubbi che non fosse il nostro razzo“.
Gli Stati Uniti “non hanno raccolto nessuna prova che “contraddica la valutazione preliminare del presidente Duda secondo cui il missile esploso in Polonia era ucraino“, dichiara la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, Adrienne Watson.
Il Cremlino applaude la
reazione “misurata” degli Stati Uniti.
“In questo caso – ha sottolineato Peskov – bisogna prendere nota della reazione riservata e molto più professionale della parte americana e del presidente americano“.
Una reazione, ha aggiunto il portavoce, che contrasta con quella “assolutamente isterica della parte polacca e un certo numero di altri Paesi”
Stoltenberg alla Bbc:
“Alla Nato ci siamo preparati per molti anni a situazioni come questa e dobbiamo essere in grado di garantire che quando episodi o incidenti accadono-quando c’è una guerra nel nostro vicinato- che questi non sfuggano al controllo.
Ed è esattamente cosa abbiamo fatto ieri”
Kiev chiede ancora accesso ai dati sul report relativo all’incidente.
Il capo dell’Ufficio di politica internazionale della presidenza della Polonia, Jakub Kumoch, ai media polacchi, ha detto:
“ci sono molte prove che uno dei missili che avrebbe dovuto abbattere il missile russo non ha colpito il bersaglio”. Il sistema di autodistruzione “non ha funzionato e questo missile, sfortunatamente, ha portato alla tragedia”
Alla domanda su quali prove avesse l’indagine, Kumoch ha risposto che si tratta dei “frammenti del razzo, la profondità del cratere, gli esperti calcolano la direzione da cui è volato il razzo, anche la quantità di carburante che ha utilizzato”
FONTE: tg24.sky