Referendum
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Referendum. Perché NO all’iniziativa Referendaria

Ai sensi degli artt. 7 e 27 della L. 25 maggio 1970, n.352, su iniziativa di alcuni cittadini, sono stati depositati presso la cancelleria della Corte suprema di Cassazione, in data 14 novembre 2024 quattro quesiti referendari che intendono modificare il decreto-legge 7 giugno 2017 n. 73 (Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale) come convertito con modificazioni nella legge 31 luglio 2017 n. 119, nota come Legge Lorenzin.

Il primo quesito intende abrogare gli articoli del decreto limitatamente alle parole “obbligatorie e”, mirando, di fatto, a rendere le vaccinazioni previste dalla norma solo “raccomandate”, escludendo, allo stesso tempo, ogni sanzione amministrativa pecuniaria prevista in caso di mancata effettuazione delle vaccinazioni previste, mantenendo la loro gratuita disponibilità.

Il secondo quesito intende abrogare le parti degli art. 3 e 3-bis che prevedono come requisito di accesso ai servizi educativi per l’infanzia e le scuole dell’infanzia, ivi incluse quelle private non paritarie, la presentazione della documentazione di cui al comma 1 dell’art. 3 (documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni indicate all’articolo 1, comma 1, ovvero l’esonero, l’omissione o il differimento delle stesse in relazione a quanto previsto dall’articolo 1, commi 2 e 3, o la presentazione della formale richiesta di vaccinazione all’azienda sanitaria locale territorialmente competente …).

Il terzo quesito intende abrogare nell’art. 1 comma 2 e 2-bis le parti in cui potrebbe non mettere a disposizione vaccini monocomponenti qualora non disponibili presso il SSN (esonero dalla vaccinazione in caso di immunizzazione a seguito di malattia naturale).

Il quarto quesito, infine, intende intervenire sull’art. 1-bis del decreto, limitatamente alle voci b, c, d, escludendo dalla raccomandazione le vaccinazioni contro rosolia, parotite e varicella.

Sollecitati da più parti ad esprimere una posizione nel merito dell’iniziativa ed un eventuale sostegno per la raccolta firme affermiamo il nostro parere non favorevole.

Abbiamo avuto modo di confrontarci in questi giorni con alcuni dei promotori. A scanso di equivoci e di errate interpretazioni della nostra posizione, diciamo subito che a costoro va tutto il nostro rispetto e condivisione verso i principi ispiratori dell’iniziativa, le ragioni di fondo e gli obiettivi finali, ovvero la tutela della salute e della libertà di scelta delle vaccinazioni, la stessa missione che caratterizza l’associazione.

In alcun modo intendiamo dare giudizi sommari su questa iniziativa che non deve diventare l’ennesima occasione per dividere, quanto piuttosto per riflettere sui modi e sui tempi più opportuni per condurre uniti una battaglia di civiltà e a tutela della salute dei nostri figli.

Per ricordare il contesto

Sono note a tutti le circostanze nelle quali è maturata la “Legge Lorenzin”, una costruzione tutta mediatica, partita nel lontano settembre 2014, quando, nell’ambito del Global Health Security Agenda, l’Italia è stata designata quale capofila (almeno per il periodo 2015-2020) delle strategie e campagne vaccinali nel mondo. Da quel momento è maturata una scelta “politica” che ha visto coinvolti tutti i meccanismi necessari a sostenerla, dal coinvolgimento dell’ordine dei medici (nelle sue variegate espressioni), ai giudici, ai giornalisti e ai media, finanche all’interno degli Istituti scolastici e nelle Università. Tutto ciò ha in, qualche modo, “riformattato” un’opinione pubblica che, da alcuni anni stava spostando la sua sensibilità sul tema vaccinale verso il concetto di “raccomandazione” piuttosto che di “obbligo”.

L’azione criminale di divisione sociale fra persone che si ritengono “normali” e coloro che subiscono lo stigma dell’epiteto “no-vax” continua imperterrita a riprodursi, a tutti i livelli, in primis quello mediatico, vera e propria grancassa di una regia ben salda e lungi dall’essere smantellata, una regia che, come una piovra, ha raggiunto tutti gli obiettivi ben delineati dalle Risoluzioni della oramai dimenticata Commissione d’Incecco (XVII Legislatura, XII Commissione Permanente, Affari Sociali), del 27 aprile 2016.

La Legge Lorenzin segna quindi uno spartiacque in tal senso: a poco o nulla è servito poi l’esito delle consultazioni elettorali del 2018, dove il peso “politico” del movimento di dissenso a questa legge aveva dato un chiaro segnale, nell’appoggiare quelle forze politiche che più si erano distinte in posizioni critiche verso questa norma. Il tradimento (in buona parte) di queste ultime e la difficoltà di scardinare un sistema avverso alla riforma di questa legge hanno, di fatto, bloccato ogni tentativo di superarla: la legge è rimasta con tutte le sue aberrazioni, anzi, ha avuto modo di espandere i suoi effetti anche in periodo Covid, predisponendo l’accozzaglia politica di turno a scelte liberticide mai viste in precedenza nella storia repubblicana.

Sull’onda Covid, alcuni esponenti politici hanno riportato alla luce l’idea di poter tornare sull’argomento (magari con tentativi piuttosto incerti …), rigenerando la possibilità di tornare ad agire in tal senso a livello politico, utilizzando, in qualche modo, una maggiore sensibilità sociale sia sul tema vaccinale (grazie, purtroppo, ad una vera e propria esplosione della platea dei danneggiati da vaccino Covid) che su quello della libertà di scelta (green pass docet).

Il recente esito delle elezioni americane e l’attesa per un cambiamento di rotta che possa invertire questa situazione, attraverso una profonda revisione delle maggiori agenzie regolatorie (CDC, FDA), non sono ad oggi una realtà disponibile (vista anche l’attuale situazione europea), ma sicuramente mandano segnali incoraggianti. Purtroppo, la realtà che tocchiamo oggi con mano è ancora quella di un mondo, il nostro, ancora lontano dall’essere realmente compreso dalla popolazione.

La maggior parte delle persone percepisce questa realtà attraverso il filtro di chi detiene quello che possiamo oramai definire il “potere scientifico”. La semplificazione dei concetti e l’infantilizzazione sociale riescono ancora ad avere presa nella stragrande maggioranza delle persone.

Ultimo, ma non meno importante, sempre in chiave percettiva, va detto che, con riguardo alle vaccinazioni dell’età pediatrica, è ancora ben consolidata la convinzione (a differenza dei vaccini Covid) circa la loro efficacia e sicurezza, certamente anche grazie ad una farmacovigilanza del tutto insufficiente e alla sistematica disapplicazione della Legge 210/92.

Referendum. La nostra decisione

Quello che abbiamo imparato dai campi di battaglia che hanno caratterizzano la nostra attività da oltre trent’anni è che lo scoglio più duro da superare è la creazione di una consapevolezza sociale. La cosa più ardua è arrivare a far maturare la responsabilità di ciascuno nell’azione di rivendicazione dei propri diritti, quantunque sanciti dalla Carta costituzionale e, prima ancora, dal diritto naturale.

Questa responsabilità, che non si esaurisce con il voto o pagando una quota associativa (altrimenti diventa semplicemente una delega), deve diventare un impegno costante di attivismo e vigilanza sull’operato delle istituzioni, in primis della politica. Qui sta il nostro impegno, ovvero quello di essere presenti, con tutte le forze sociali disponibili, nella trasformazione della società, creando le premesse per un risveglio quanto mai necessario alla sua emancipazione.

Perciò la nostra è, e rimane, un’azione politica nella sua accezione classica, certamente non protesa all’inseguimento di illusorie promesse da parte di talune figure politiche, quanto piuttosto orientata alla creazione di una comunità di individui consapevoli e responsabili delle loro scelte, da una parte, lavorando incessantemente per creare le giuste premesse, in tutti gli ambiti tecnici e politici, alla revisione della norma. In questo senso, resta molto lavoro da fare, nonostante ci sia oggi una maggiore sensibilità e disponibilità di forze in campo.

Il nostro impegno, così come quello di altre realtà che operano da anni, è e sarà incessante, dall’informazione alla ricerca scientifica indipendente, dalla presenza sul territorio per il sostegno dei danneggiati da vaccino e per l’obiezione di coscienza agli obblighi vaccinali. Ogni azione porta con sé un duplice obiettivo, l’aiuto alla persona e la sensibilizzazione verso le istituzioni e la cittadinanza. Questo lavoro, talvolta invisibile, serve a creare quell’indispensabile formazione delle coscienze che è la necessaria premessa al cambiamento, un lavoro che non può limitarsi, chiaramente, all’attivismo di associazioni e comitati, ma deve essere raccolto, diffuso ed impiegato come strumento di partecipazione attiva alla vita pubblica da parte di un numero sempre crescente di cittadini responsabili.

Ognuno di noi ha la potenzialità per far qualcosa che possa andare oltre l’espressione di un voto: senz’altro può contribuire a preparare il terreno dove far germogliare i semi del vero cambiamento.

Non è facile stabilire, oggi, se la via referendaria avviata potrà o meno avere successo, o se sarà, al contrario, un danno per i rischi connessi ad un eventuale insuccesso: molte sono le variabili in gioco, poche le certezze. Certamente deve essere in grado di motivare e spostare a proprio favore una buona parte dell’opinione pubblica.

Ammesso che si riesca a raggiungere le firme necessarie e a superare il giudizio di legittimità al momento del loro deposito, ad opera dell’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione (successivamente la Corte Costituzionale dovrà decidere se la richiesta referendaria rientri nelle ipotesi previste nell’art. 75 Cost.), si arriverà finalmente al confronto pubblico, in una modalità, in gran parte, ancora condizionata da un impianto mediatico lungi dal consentire un sano dibattito e da uno schieramento politico prevalentemente ostile, per non parlare di un establishment sanitario totalmente prono alle sirene di Big Pharma.

Dovesse accadere l’inaspettato, dobbiamo porci poi la domanda se, come e in che tempi l’eventuale volontà popolare verrà rispettata, ritornando, ancora una volta, nelle mani di “questa politica” con la quale sarà necessario confrontarsi.

La perplessità si basa, quindi, sia sui rischi in caso di un probabile fallimento che sulla reale efficacia di questa iniziativa.

In conclusione, decliniamo l’invito a far parte del Comitato referendario, garantendo fin d’ora il nostro impegno a sostenere i quesiti referendari 1, 2 e 3 proposti in caso di votazione. Riteniamo il quarto quesito superfluo, dal momento che tutte le vaccinazioni (anche quelle che non sono citate nel Decreto Lorenzin) rientrerebbero nella raccomandazione generale e non vediamo motivazioni di sorta per “salvare” la vaccinazione antimorbillo rispetto alle altre.

L’Italia capofila per le strategie vaccinali a livello mondiale

Nell’ambito del Global Health Security Agenda, lo scorso venerdì l’Italia è stata designata quale capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo. A ricevere questo prestigioso incarico alla Casa Bianca a Washington, alla presenza di Barack Obama, il Ministro Lorenzin e il Presidente dell’AIFA Pecorelli che commentano: “Un importante riconoscimento scientifico e culturale internazionale per il nostro Paese”.

L’Italia guiderà nei prossimi cinque anni le strategie e le campagne vaccinali nel mondo. È quanto deciso al Global Health Security Agenda (GHSA) che si è svolto venerdì scorso alla Casa Bianca. Il nostro Paese, rappresentato dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, accompagnata dal Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) prof. Sergio Pecorelli, ha ricevuto l’incarico dal Summit di 40 Paesi cui è intervenuto anche il Presidente USA Barack Obama.

È un importante riconoscimento scientifico e culturale all’Italia, soprattutto in questo momento in cui stanno crescendo atteggiamenti ostili contro i vaccini – ha dichiarato il prof. Pecorelli -. Dobbiamo intensificare le campagne informative in Europa, dove sono in crescita fenomeni anti vaccinazioni. Si tratta di un’operazione che l’Italia intende condurre con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori, incluse le Università. Per prevenire la diffusione di malattie da tempo eradicate nei paesi occidentali e che, oltre all’impatto drammatico che hanno su decessi e patologie evitabili, impongono costi rilevanti ai sistemi sanitari”.

Sul tema della salute dobbiamo rafforzare la cooperazione internazionale – ha affermato il Ministro Lorenzin -. Il tema dei vaccini sarà una delle  priorità durante il semestre italiano di Presidenza Europea. Il nostro Paese si trova al centro dell’area mediterranea e le molte crisi internazionali hanno portato a nuovi imponenti flussi migratori. È necessario rafforzare i controlli nei confronti di malattie endemiche riemergenti come polio, tubercolosi, meningite o morbillo. Se vogliamo evitare il collasso dei sistemi sanitari del Vecchio Continente dobbiamo rafforzare i processi di vaccinazione verso tutte le persone che vivono in Europa. L’Italia, attraverso l’operazione Mare Nostrum, ha svolto oltre 80.000 controlli sanitari negli ultimi mesi. Abbiamo già sufficiente esperienza per coordinare campagne di prevenzione contro nuove possibili epidemie”.

Ma l’impegno dell’Italia per questa campagna – ha proseguito Pecorelli – a favore della vaccinazioni si realizzerà anche con il coinvolgimento degli atenei, partendo da importanti esperienze già maturate con il progetto Salute 10+, promosso da Healthy Foundation in due Regioni, Lombardia e Veneto. Iniziativa che ora si estenderà in altre 7 Regioni, andando nelle scuole medie a parlare ai ragazzi (e ai docenti) di corretti stili di vita e vaccinazioni. Il progetto sarà presentato il 3 novembre a Roma, nel corso dell’incontro sulle politiche vaccinali promosso da Ministero Salute e AIFA nell’ambito degli eventi del semestre di presidenza italiana”.

Pubblicato il: 28 settembre 2014

Fonte: aifa

https://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2016/04/27/leg.17.bol0632.data20160427.com12.pdf

Fonte: comilva

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