Marchio di certificazione qualitativo o insidia per i consumatori Parte terza
Continuiamo il servizio di approfondimento del marchio della “ Rana” (trovate la prima parte qui, la seconda parte qui).
Da una attenta analisi della sito web rainforest-alliance, apprendiamo che il marchio in oggetto è volto a garantire tutta una serie di certificazioni a tutela dell’ ambiente, del clima dei lavoratori e soprattutto per la salute del consumatore .
Nel quali si impegnano a non usare prodotti chimici pericolosi per l’ ambiente , la fauna e non per ultimi i consumatori finali .
Detto ciò passiamo ad alcune evidenze , ed in particolare un filmato della Rai di repertorio che attestano l’ impiego di erbicidi come il glifosato che sono attualmente impiegati nell’ agricoltura , nonostante le numerose documentazioni scientifiche che destano tuttora grandissima preoccupazione per la salute pubblica.
EFSA Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare
A regolamentare l’ uso dei prodotti chimici per l’ agricoltura e del glifosato e appunto l’ EFSA, che il 15 ottobre dovrò valutare la sicurezza e pronunciarsi in merito.
Quindi il prodotto risulta in attesa di approvazione che sarà appunto discussa ( salvo ulteriori proroghe ) il 15/12/2023
Gli Studi scientifici con revisione paritaria, sono oggettivamente preoccupanti.
Se consideriamo che l’impiego diffuso sia in Italia e che all’ estero, confidiamo nel mancato rinnovo dell’ autorizzazione .
“L’EFSA presta assistenza nel contesto del regolamento UE sull’approvazione dei pesticidi valutando i rischi che l’esposizione a una data sostanza potrebbe comportare per l’uomo, gli animali e l’ambiente.
Ciò viene effettuato tramite un sistema di revisione paritetica, in cui una valutazione iniziale di una sostanza attiva viene effettuata da uno Stato membro e poi riveduta dall’EFSA.
Nel caso del glifosato è stato preparato un rapporto di valutazione del rinnovo (RAR) da parte di quattro Stati membri relatori.
Francia, Ungheria, Paesi Bassi e Svezia, noto come Gruppo di Valutazione sul Glifosato o AGG – per essere rivisto pariteticamente dall’EFSA e dalle autorità degli Stati membri dell’UE.
L’esito della revisione paritetica sarà trasmesso alla Commissione europea, che su di esso si baserà per decidere se rinnovare o meno l’approvazione della sostanza attiva.
Parallelamente alla valutazione condotta dall’EFSA, l’ECHA, organismo responsabile della classificazione delle sostanze chimiche, rivedrà la classificazione del glifosato nel contesto del Regolamento su classificazione, etichettatura e imballaggio (CLP).
La valutazione dell’ECHA in termini di pericolo sarà usata dall’EFSA nel redigere le proprie conclusioni”.
Fonte: efsa
Servizio di Report del 2017
CHE SPIGA! – Report, da dove viene il grano della pasta che mangiamo?
Il programma tv di Raitre indaga sul grano usato per produrre la pasta e la farina: ciò che emerge è devastante.
Nel corso della puntata del 30 ottobre di Report c’è stata un’inchiesta di Manuele Bonaccorsi sul grano:
si tratta di una materia prima fondamentale per la nostra alimentazione e da cui si genera sia la Pasta che la farina.
Se finora si pensava che la pasta facesse bene alla salute, purché consumata nei limiti, oggi ogni certezza viene meno.
Manuele Bonaccorsi ha raccontato al pubblico di Report tutta la verità (o quasi) sul grano.
Il grano importato dal Canada
Se qualcuno fino ad ora pensava che la pasta che mangiamo fosse ottenuta dal grano nostrano, si sbagliava.
La maggior parte del grano utilizzato dai principali marchi italiani produttori di pasta e farina proviene dal Canada.
Precisamente, tra Manitoba e Alberta in Canada ci sono più di 1500 chilometri di praterie dove si coltiva solo grano.
C’è un problema però:
qui i coltivatori di grano fanno un largo uso di glifosato, un potente erbicida brevettato nel 1974 che non fa poi così bene all’organismo umano.
Come raccontano gli stessi coltivatori canadesi, il glifosato viene spruzzato in primavera sul terreno prima della semina al fine di eliminare le erbacce.
Successivamente, viene spruzzato nuovamente dopo la semina quando il grano germoglia e per un’ultima volta al fine di rendere uniforme la crescita del grano stesso.
Ma dove finisce tutto questo glifosato?
Il potente erbicida viene assorbito e finisce nei semi di grano e di conseguenza nei prodotti che ne derivano, come pasta e farina.
Nel 2015 l’Organizzazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha affermato che il glifosato è un probabile cancerogeno, ma l’EFSA si è difesa affermando che non è così.
E intanto si cerca quantomeno di capire se ci siano dei controlli a monte e a valle per verificare la presenza di glifosato.
La Canadian Grain Commission afferma di limitarsi a controllare il rispetto dei contratti tra i venditori canadesi e gli acquirenti mondiali, senza preoccuparsi del glifosato.
Lo stesso avviene anche in Italia, nei porti in cui questo grano arriva: pertanto, il glifosato entra nel ciclo di produzione della pasta e della farina senza trovare alcuna opposizione.
E così Report ha analizzato 6 marchi famosi di pasta italiana: Barilla, la Molisana, De Cecco, Divella, Garofalo e Rummo e ciò che è emerso è che i valori di glifosato registrati sono nettamente al di sotto della dose considerata tossica per l’uomo.
E il grano italiano?
L’Italia meridionale è stata considerata il granaio d’Italia, ma oggi la realtà è ben diversa: proprio in virtù di questa massiccia importazione di grano dall’estero
I principali coltivatori di grano hanno fatto marcia indietro.
Oggi a loro costa circa 23 centesimi di euro produrre grano e non possono venderlo a più di 20 centesimi.
Come si può dedurre, c’è perdita e pertanto il nostro Paese ha registrato una enorme riduzione delle coltivazioni di grano, spinta anche da diversi contributi europei che, paradossalmente, spingono a non coltivare più il grano.
Da febbraio 2018 entrerà in vigore una nuova etichettatura obbligatoria per la pasta e la farina in cui dovrà essere indicato l’origine del grano utilizzato.
Con questa novità, si spera che gli agricoltori italiani possano tornare a produrre grano come un tempo.
Un grano decisamente più sano visto che in Italia l’utilizzo di glifosato è vietato.
Fonte: ilsaperepotere2