Radiazioni invisibili ed elettrosensibilità: il dramma silenzioso di una coppia di Trento
In via Gocciadoro presso un condominio di sette piani, una coppia di anziani vive da due anni un’esistenza che definita “insostenibile”.
Tutto ha avuto inizio il 20 febbraio 2023, quando sotto il loro appartamento sito al primo piano è stato aperto un locale dal cui interno – raccontano – si sprigionerebbero radiazioni che comprometterebbero gravemente la loro salute.
Una vicenda complessa, fatta di sintomi debilitanti, tentativi di risolvere il problema e un isolamento sociale sempre più marcato. La coppia descrive un quadro di malessere profondo: tachicardia, dolori a ovaie e testicoli, problemi intestinali, dolori articolari, mal di testa, sanguinamenti nasali e persino difficoltà cognitive come perdita di memoria a breve termine.
Gli effetti sembrano così pervasivi da coinvolgere anche gli oggetti della loro quotidianità, come vestiti e libri, che, a loro dire, necessitano di essere “esposti all’aria” per ridurre l’impatto delle radiazioni.
Nonostante le numerose visite mediche – sia tradizionali che specialistiche – non sono state identificate cause fisiche riconosciute per questi sintomi. La coppia è convinta che tutto sia riconducibile alle radiazioni emesse dall’attività al piano terra. “Neanche una querela è servita poiché il proprietario del locale al piano terra dice che non è lui ma il negozio accanto”. raccontano.
Tecnici da loro incaricati hanno rilevato la presenza di campi elettromagnetici, sebbene i valori registrati non superino i limiti di legge.
La coppia ha presentato denunce alle autorità competenti, senza tuttavia ottenere risposte risolutive. I tecnici dell’APPA non avrebbero riscontrato irregolarità significative. Al contrario, esperti privati consultati dalla coppia hanno espresso preoccupazione, suggerendo addirittura di evitare di dormire nell’appartamento. Dai controlli sembra che le radiazioni arrivino addirittura dalla cantina del proprietario del negozio accusato.
Il tentativo di schermare il pavimento e l’utilizzo di materiali protettivi non hanno portato miglioramenti. La situazione li ha costretti a cercare rifugio in luoghi alternativi, tornando a casa solo per brevi momenti, come pranzare o cambiarsi.
Le conseguenze non si fermano ai soli sintomi fisici. La coppia lamenta una progressiva perdita di relazioni sociali, amicizie e interessi personali. “Abbiamo perso tutti i nostri interessi, i nostri amici e parenti e facciamo una vita che non meritiamo”, raccontano.
Persino il valore del loro appartamento sarebbe calato del 30%, rendendo difficile il trasferimento in una nuova abitazione. “Ci prendono per pazzi, ma non stiamo inventando nulla. Noi stiamo male, e tutto è cominciato due anni fa”, affermano con frustrazione. “Siamo anche andati da medici e psicologi. Siamo grandi di età e vorremmo solo vivere ed in pace.”
La difficoltà a ottenere riconoscimento o supporto adeguato li ha portati a sentirsi isolati, vittime di un problema che, secondo loro, non viene preso sufficientemente sul serio. Una situazione che la coppia al telefono con la nostra redazione ha definito «drammatica». Il proprietario del negozio nonostante le molte richieste non ha voluto dire quale tipo di lavori si eseguono dentro il negozio, che nella notte pare anche frequentato da molti giovanissimi.
La storia di questa coppia si inserisce nel più ampio dibattito sull’impatto delle tecnologie moderne – in particolare le infrastrutture legate alle telecomunicazioni – sulla salute.
Nonostante la comunità scientifica non riconosca ufficialmente la “elettrosensibilità” come condizione medica, il disagio vissuto da persone che si dichiarano affette da questa sensibilità è reale e merita attenzione. Oltre che risposte chiare. In fin dei conti, se un qualcosa rischia di nuocere ai cittadini, non merita forse di venire considerato e valutato a dovere prima?
Casi come quello che abbiamo riportato evidenziano anche una maggiore necessità di un dialogo tra cittadini, istituzioni e comunità scientifica per affrontare con serietà e trasparenza le preoccupazioni, anche laddove non siano riscontrate violazioni normative.
Questa vicenda pone domande importanti: come gestire situazioni di disagio legate a fattori ambientali non facilmente misurabili? Quali strumenti possono essere messi a disposizione di cittadini che, come questa coppia, si sentono abbandonati? Se da un lato le tecnologie avanzano e migliorano le nostre vite, dall’altro è fondamentale che i possibili effetti collaterali siano studiati e monitorati con rigore.
Il caso solleva, infine, un tema più ampio di tutela della salute e del benessere delle persone, anche quando le cause del loro malessere sfidano le attuali conoscenze scientifiche.
Notevoli polemiche a Montevaccino, Terragnolo, Ponte Arche per le installazioni di antenne e strumenti per il 5G.
Montevaccino, la nuova antenna oggetto di una “Domanda d’attualità” in Consiglio comunale
È stata ultimata di recente a Montevaccino l’installazione della nuova antenna telefonica: non sono quindi bastate le polemiche (QUI link) e la raccolta firme a fermare la costruzione dell’opera.
La richiesta della “Domanda d’attualità” presentata dal Consigliere Vittorio Bridi è quella di sapere come il sindaco rassicurerà i cittadini di Montevaccino dai rischi dei campi elettromagnetici a seguito dell’installazione di un’antenna nel territorio della frazione e se esista un catasto ovvero un piano antenne, peraltro previsto a tutela dell’ambiente e dei campi dalla legge 36/ 2001, sulla tutela ambientale da impianti elettromagnetici.
Il paese è in allarme, la protesta c’è stata, ma inascoltata alla pari della raccolta firme (ne sono state raccolte 473) così il Circolo Comunitario, L’Unione Sportiva ed il Circolo Alpini hanno organizzato un pubblico incontro. (QUI link 1 – QUI link 2).
Montevaccino: installata l’antenna, ma proseguono le polemiche
È stata ultimata ieri a Montevaccino l’installazione della nuova antenna telefonica: non sono quindi bastate le polemiche (QUI link) e la raccolta firme a fermare la costruzione dell’opera.
Venerdì 15 novembre è prevista un’assemblea pubblica dove verranno discusse tutte le problematiche o possibili problematiche riguardo alla costruzione di tale antenna non lontano – tra l’altro – da alcune abitazioni.
“Da oggi questa é la vista dal mio giardino prima si vedevano solo montagne e case. Per colpa del comune e della provincia che non hanno ascoltato l’opposizione del dipartimento per la tutela del paesaggio alla costruzione della antenna: hanno comunque dato il via libera; senza nemmeno considerare che siamo nel fulcro del Ecomuseo Argentario.” scrive un utente in un gruppo Facebook di Martignano.
“Il progetto è stato portato avanti dalle istituzioni provinciali – solo inizialmente ostacolate dal dipartimento per la tutela del paesaggio – senza alcuna trasparenza in termini di notifica o informazione ai residenti, che si trovano attualmente in una situazione di grave preoccupazione per motivazioni di salute, di ambientalismo e, non da ultimo, per motivi economici che riguarderanno anche la svalutazione del territorio e degli immobili.” Tuonava la petizione sulla piattaforma change.org.
E infatti, il “caso” era scoppiato proprio a seguito dell’inizio dei lavori di installazione dell’antenna… quando i residenti non erano a conoscenza dell’avvio di questo progetto.
Partita una raccolta firme per fermare i lavori
Montevaccino l’antenna proprio non la vuole: tanto, che dopo le accese polemiche, è stata avviata ieri una raccolta fondi sulla piattaforma change.org per fermare i lavori.
“A Montevaccino, al centro di una zona dalle caratteristiche ambientali e paesaggistiche peculiari, facente parte altresì dell’Ecomuseo Argentario per la tutela e la valorizzazione di beni storici, archeologici e naturali, dal 23 settembre sono stati avviati i lavori di costruzione per un’antenna telefonica che dovrebbe raggiungere, nella totalità della sua altezza, 22 metri.
Il progetto è stato portato avanti dalle istituzioni provinciali – solo inizialmente ostacolate dal dipartimento per la tutela del paesaggio – senza alcuna trasparenza in termini di notifica o informazione ai residenti, che si trovano attualmente in una situazione di grave preoccupazione per motivazioni di salute, di ambientalismo e, non da ultimo, per motivi economici che riguarderanno anche la svalutazione del territorio e degli immobili.
Per questi motivi, per il legittimo diritto di informazione e trasparenza – con conseguente legittimo accesso agli atti amministrativi (già richiesto da alcuni residenti e dalla Circoscrizione Argentario), che garantisca l’esercizio delle funzioni di cittadini – chiediamo il massimo supporto numerico, per tutelare, di fronte a decisioni prese dall’alto senza il consenso dei cittadini, il nostro patrimonio paesaggistico e la nostra salute pubblica.”
Si legge nel testo della petizione online che ha già superato i 100 sostenitori.
Tra i commenti, anche una considerazione da parte du un utente: “Sarebbe interessante che un comune che ha a cuore la salute dei cittadini, prima di concedere il permesso chiedesse una relazione tecnico-medica con un analisi rischio per la cittadinanza, dove si certifichi che non vi sono pericoli per la salute pubblica.”
Niente 5G a Terragnolo: scatta l’ordinanza del Sindaco
Il sindaco del comune di Terragnolo Massimo Zenatti ha recentemente emesso un’ordinanza (QUI link) che vieta l’installazione e la diffusione di nuovi impianti di telecomunicazione e telefonia mobile con tecnologia 5G e varianti (4G+, 4GPlus, 4G Evoluto) sul territorio comunale.
L’ordinanza in questione è stata inviata anche alle principali autorità nazionali, inclusi il Presidente della Repubblica e i ministeri competenti.
Tale decisione è stata presa in considerazione di diverse normative europee e nazionali che regolano l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, con l’obiettivo di tutelare la salute pubblica. E – ovviamente – dopo aver ascoltato i residenti.
L’ordinanza richiama il “Principio di Precauzione” adottato dall’Unione Europea, che suggerisce di adottare misure preventive in presenza di potenziali rischi per la salute, anche se non ancora completamente confermati dalla comunità scientifica.
“Visto il documento pubblicato nel 2019 dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Commissione Europea, affermando come il “5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche” ha evidenziato un chiaro segnale agli Stati membri, soprattutto all’Italia, sui pericoli sociosanitari derivabili dall’attivazione ubiquitaria del 5G (che rileva gravissime criticità, in parte sconosciute sui problemi di salute e sicurezza dati) confermando l’urgente necessità di un intervento normativo nei riguardi della diffusione di tale nuova tecnologia 5G”
“Preso atto che il Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011 hanno richiamato gli stati membri a riconoscere l’Elettrosensibilità come una disabilità, al fine di dare pari opportunità alle persone che ne sono colpite” si legge nell’ordinanza.
L’uso della tecnologia 5G, basata su microonde ad alta frequenza, è considerato un rischio potenziale, data la mancanza di studi esaustivi sugli effetti a lungo termine. L’ordinanza sottolinea che, fino a quando non saranno disponibili nuove valutazioni sulla cancerogenicità da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e metodologie specifiche da parte di ISPRA/ARPA, è necessario un approccio prudente.
“Valutato inoltre il progetto stesso, che contestualmente all’attivazione, dovrebbe prevedere uno stretto monitoraggio sanitario su un campione di popolazione residente e non per individuare l’insorgenza di possibili effetti collaterali indesiderati; per la valutazione ex-ante viene utilizzata la Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS) che rappresenta una combinazione di procedure, metodi e strumenti con i quali si possono stimare gli effetti potenziali complessivi, diretti o indiretti, di una politica, di un piano, di un programma o di un progetto sulla salute di una popolazione;
Considerato che malgrado la sperimentazione del 5G sia già stata avviata, non esistono studi che, preliminarmente alla fase di sperimentazione, dovrebbero doverosamente fornire una valutazione del rischio sanitario e per l’ecosistema derivabile da una massiccia, multipla e cumulativa installazione di milioni di nuove antenne che, inevitabilmente, andranno a sommarsi a quelle esistenti” si legge.
In virtù di ciò, il sindaco ha ordinato il divieto di installazione di impianti 5G sul territorio di Terragnolo, con l’obiettivo di proteggere i cittadini dall’eventuale insorgenza di effetti negativi per la salute.
«Antenna Gate» Ponte Arche: i dubbi delle opposizioni
L’Associazione “Fare un Paese” attraverso una lettera informa gli abitanti di Ponte Arche di un progetto in fase di realizzazione relativo all’installazione di un’antenna ad alta o altissima frequenza elettromagnetica nelle vicinanze (o anche considerabile all’interno) dell’abitato di Ponte Arche, e nello specifico la costruzione di un’antenna nei pressi della località Al Mas (Maso al Pont, di proprietà dell’Asuc di Stenico) dell’altezza di 29 metri.
Il tutto, a due passi, letteralmente, dallo splendido parco delle Terme di Comano e in una valle che sul benessere punta non solo per chi ci abita ma anche come messaggio turistico e promozionale.
Il gruppo consiliare Lega Comano Terme (formato dai consiglieri comunali Alessia Baroldi, Sergio Manuel Binelli, Luca Brena e Michele Salvaterra) prende la palla al balzo e vuole vederci chiaro.
Comunica infatti che nella giornata di ieri è stata inviata una richiesta al Sindaco di Comano Terme Fabio Zambotti per convocare urgentemente un Consiglio Comunale, a norma dell’articolo 43, comma 8 del Codice degli enti locali, per discutere sul posizionamento di un impianto di telecomunicazione che coinvolgerà anche l’area di Ponte Arche.
«Come consiglieri stavamo seguendo la questione da alcuni giorni, ma dopo le dichiarazioni riportate dalla stampa locale riteniamo sia importante informare la cittadinanza in quanto la partecipazione dei cittadini e la trasparenza sono principi fondamentali e non negoziabili» – Dichiarano i consiglieri specificando anche che la richiesta è stata condivisa anche con la consigliera comunale del gruppo misto Cinzia Parisi.
“Antenna-gate” a Ponte Arche: l’associazione “Fare un paese” contro l’installazione.
L’Associazione “Fare un Paese” è sul piede di guerra: di recente, ha inviato una lettera per informare gli abitanti di Ponte Arche di un progetto in fase di realizzazione che non vedono affine al territorio.
Si tratta – secondo la nota – di un’antenna ad alta o altissima frequenza elettromagnetica nelle vicinanze (o anche considerabile all’interno) dell’abitato di Ponte Arche, e nello specifico la costruzione di un’antenna nei pressi della località Al Mas (Maso al Pont, di proprietà dell’Asuc di Stenico) dell’altezza di 29 metri.
Il tutto, a due passi, letteralmente, dallo splendido parco delle Terme di Comano e in una valle che sul benessere punta non solo per chi ci abita ma anche come messaggio turistico e promozionale.
“Il gruppo che ha dato vita all’associazione ha nel tempo cercato di perseguire il miglioramento del paese, affrontando spesso questioni ambientali, per farne un luogo di “benessere”. Per questo, come gruppo di cittadini attenti alla vita del nostro paese, ci sentiamo in dovere di sottoporre alla vostra conoscenza la realizzazione di un progetto che ci pare in contrasto con quanto ci siamo prefissi.”
L’Associazione “Fare un Paese” critica la mancanza di comunicazione alla popolazione dell’abitato, alle associazioni ed ai gruppi di lavoro che – a loro dire – “si sono spesi in questi anni nella ricerca, analisi e progetti volti a creare un benessere a 360 gradi all’interno del Paese Parco.”.
L’antenna è infatti arrivata sostanzialmente senza alcuna comunicazione alla popolazione o al Comune di Comano Terme di cui fa parte la frazione di Ponte Arche, nei fatti la più colpita dall’arrivo di questa nuova infrastruttura.
L’idea è quella di mettere in atto un “principio di precauzione” al fine di tutelare un contesto ambientale di qualità e, come fanno notare, “il paese di Ponte Arche e la valle in cui è localizzato l’abitato presentano ancora condizioni favorevoli alla salute fisica e ambientale dei suoi abitanti, nonché degli ospiti che scelgono questo paese per le proprie vacanze, non solo termali.”
“Verrà quindi prossimamente organizzato un incontro pubblico, anche con esperti del settore, per sensibilizzare la comunità e l’amministrazione su queste problematiche e invitare alla sospensione dei lavori, propedeutica agli approfondimenti doverosi per la popolazione.” conclude la nota dell’associazione.
“Negli scorsi giorni abbiamo visto iniziare i lavori – spiega la presidente di “Fare un Paese” Michela Alimonta sottolineando ulteriormente quanto riportato nella lettera – ma nessuno sapeva di cosa si trattasse. Una totale assenza di comunicazione che ci siamo subito attivati per contrastare e allo stesso tempo un’iniziativa che rema in direzione contraria rispetto alla visione della vallata che guarda al benessere, alla natura e alla bellezza”.
“L’invito ai cittadini – prosegue la nota – è quello a partecipare ad una serata informativa che sarà organizzata a breve, entro la fine del mese, e chiedere la sospensione immediata dei lavori propedeutica agli approfondimenti e al dialogo con la popolazione rispetto ad un’infrastruttura che appare non necessaria (il paese è ben coperto per i cellulari e ci sono stati di recente i lavori per l’arrivo della fibra) e sulla quale anche altrove la discussione è ancora molto aperta e delicata.”
“Il minimo è che se ne possa parlare apertamente e i cittadini vengano coinvolti nella decisione su questa antenna – ribadisce a nome dell’associazione Alimonta – quindi la sospensione dei lavori è un primo passo, doveroso e necessario, per aprire ad un ragionamento reale che non è contro l’infrastruttura a prescindere, ma volto a ragionare sul rapporto necessità / impatto che questa ha sull’abitato di Ponte Arche, sulla sua valenza turistica, l’immagine, il messaggio che viene mandato.
In modo che il valore di questa antenna sia pesato non solo in termini economici per il privato che ne beneficia riscuotendo un affitto o ricavandone uno specifico vantaggio, ma con uno sguardo a 360 gradi che sappia tenere conto di dove questa comunità sta andando e come definisce la sua identità e i suoi bisogni”.
Fonte: lavocedeltrentino
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