Proteste dei trattori
Se ti piace l'articolo, condividilo

Trattori sulle strade di Roma: le ragioni nella lettera di Mario Apicella

Come descritto nel nostro articolo “Si riaccendono le proteste dei trattori“, dal mese di gennaio 2025 diverse organizzazioni indipendenti di agricoltori e pescatori hanno ripreso le mobilitazioni lungo tutto il territorio nazionale.

Lo scorso sabato 8 febbraio è toccato alla Capitale, dove 23 trattori hanno marciato dal presidio di Torre in Pietra fino alle porte del centro storico.

In merito alla situazione generale che ha riattivato le proteste e spinto a riprendere le manifestazioni, abbiamo ricevuto da Mario Apicella, dell’Ufficio di Segreteria del CoNCA per l’Evoluzione Agricola, la lettera che riportiamo di seguito.

Proteste dei trattori

La lettera 

“Le richieste e le priorità che il settore primario avanza per fronteggiare una crisi che è diventata etica oltre che economica e sociale”

Volendo evidenziare quanto è ormai noto a tutti in relazione alla crisi economica e ed etica che condiziona la società odierna, con livelli spropositati che coinvolgono anche il settore agricoloprofondamente compromesso e sotto un’insensato attacco di tipo speculativo e politico, dobbiamo delineare alcune priorità logiche e improcrastinabili.

Da sempre il settore primario, rivestendo un ruolo centrale nella società per la sua intrinseca funzione di fornire cibo e sussistenza alle popolazioni, oltre che materie prime per altre attività produttive quotidiane, ha potuto beneficiare del rispetto necessario a preservarne la sua
funzione essenziale legata al sostentamento umano e ad una consolidata economia reale.

La speculazione finanziaria che avvolge ogni aspetto della nostra società, ha preso di mira anche il settore primario che è ormai al centro di una serie di congiunture demolitive che rendono pressoché impossibile la sua prosecuzione. Gli agricoltori, gli allevatori ed i pescatori, si sono visti costretti a rappresentare pubblicamente la condizione di forte disagio economico in cui versano, scendendo in piazza per denunciare ormai da un anno lo stato di crisi generale del settore che, nonostante venga tenacemente nascosto ed ignorato dalla politica, attanaglia tutte le realtà operative.

I dati ufficiali rendono evidenza al progressivo smantellamento del settore primario italiano, fondato per il 95% sull’agricoltura familiare, considerata dal dopoguerra come una determinante configurazione operativa, capace di rendere l’impresa produttiva un servizio di utilità sociale per la sua impostazione radicata e simbiotica con il territorio ove insiste.

Dal 2000 al 2020 secondo il Report Censi Agri 2021 realizzato dall’Istat, le aziende agricole italiane, che già si erano ridotte al 76% rispetto a quelle censite nel 1982, si sono più che dimezzate (47% di quelle censite nel 2000), mentre nel solo 2024 secondo i data della CCIAA (QUI) hanno chiuso 37.851 aziende del solo settore primario, tutte gestite attraverso imprese individuali o società semplici.

La profonda crisi in atto è ulteriormente accentuata dalla progressiva riduzione di misure economiche di sostegno diretto all’agricoltura, ormai dirottate a favorire l’agroindustria e le grandi organizzazioni di produttori, che codificando e standardizzando i processi produttivi su vasta scala, annientano i ritmi naturali delle produzioni agricole, sino a brevettare il sistema alimentare e la stessa materia vivente, ad ingegnerizzare le razze animali e le varietà vegetali, selezionate per millenni in base alle loro intrinseche caratteristiche nutritive, per arrivare a produrre in laboratorio senza nessuna etica alimenti sintetici (proteine alternative o bioidentiche, latte e carne sintetici…)

L’Italia si vanta di esportare “eccellenze” ricavate dalle nostre tradizioni locali, che ormai sono prodotte con merce scadente spesso importata e che tutti gli Stati dell’Unione europea avevano l’obbligo in base al Trattato di Roma del 1957 di non fare entrare a prezzi inammissibili, imposti dalla globalizzazione creata ad arte dall’Organizzazione Mondiale del Commercio dalla cui arroganza non ci ha difeso nessuno.

Il grave scenario economico che investe le aziende agricole consente all’industria energetica che è riuscita a far varare ingenti agevolazioni pubbliche ( leggi ad esempio QUI)  di predare anche con “espropri per pubblica utilità” i terreni agricoli, come sta avvenendo nella maggior parte delle province italiane, con una corsa all’accaparramento di terreni, trasformando territori con la vocazione di produrre cibo, in comprensori di sfruttamento intensivo a solo vantaggio di pochi azionisti di maggioranza dei fondi di investimento, abituati ormai a denunciare al ministero competente, ritardi nel visionare ed approvare le pratiche sulle rinnovabili da parte delle Provincie o delle Regioni che vengono così sollecitate ad accelerare il complesso iter amministrativo, stravolgendo l’etica, il paesaggio e la funzione stessa dell’agricoltura. Speculazione finanziaria confermata indirettamente da sovvenzioni miliardarie alle finte filiere agroalimentari e all’agrisolare attraverso il PNRR, lasciando gestire  all’agroindustria e ai fondi di investimento, una liquidità che restituiranno le future generazioni italiane.

Senza dimenticare scommesse e orientamenti gestiti con futures e commodity su prodotti agricoli, animali e “coloniali” a Chicago e gli stessi 139 brevetti già depositati in UE da Syngenta, Bayer, Basf e Cortedeva in UE sui nuovi OGM che le associazioni di categoria vogliono deregolamentare senza comprendere che declasseranno la qualità di tutte le nostre produzioni. Per finire più semplicemente con il rapporto annuale 2024 sul consumo del suolo,  da cui emerge che per il fotovoltaico in Italia “si stima che la potenza installabile sui fabbricati esistenti può variare dai 70 ai 91 GW, un quantitativo sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile complessiva previsto dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) al 2030″, mentre con una logica aberrante si preferisce espropriare terreni, ottenendo meno prodotti dai fondi agricoli e più dividendi per i fondi di investimento.

Proteste dei trattori

Per questi motivi la mobilitazione di agricoltori, allevatori e pescatori segnala al governo priorità che, pur puntando ad una Riforma di tutto il settore, richiedono nell’immediato di:

  • ammettere lo stato di crisi socio-economica di tutto il settore primario, elaborando una moratoria immediata per l’indebitamento di tante famiglie che gestiscono il settore definito primario, provocato solo dalla speculazione finanziaria.
  • Riformare le politiche agricole ormai asservite solo agli interessi dell’agroindustria.
  • Ripristinare la legalità denunciando le pratiche sleali inflitte agli agricoltori dalle stesse cooperative agricole, consorzi e finte organizzazioni di produttori.
  • Ridimensionare gli accordi internazionali per il commercio imposti dal WTO su prodotti alimentari scadenti, frutto dello sfruttamento dei lavoratori di tutto il mondo.
  • Evitare le aberrazioni di una insensata accelerazione della transizione energetica.

Firmato

Mario Apicella – per l’Ufficio di Segreteria del CoNCA per l’Evoluzione Agricola

Fonte: ruminantia

Seguici sui nostri social

Telegram Sfero Odysee truthsocial
.
Proteste dei trattori