Libelle: tra passato e futuro ecco un progetto educativo all’avanguardia nazionale
Un paio di anni fa eravamo stati a trovare il progetto educativo Libelle, a Pietra Ligure.
Torniamo a parlarvi di loro per capire come il team ha trascorso questi due anni,
affrontando le sfide pedagogiche e relazionali poste dalla pandemia e portando avanti uno dei percorsi educativi più all’avanguardia della Liguria in questo ambito.
Savona – Educare è amare.
Amare i bambini in quanto guide e compagni di avventure e scoperte. Amare il mondo circostante, tanto da pensare che possa essere ogni giorno migliore del precedente. Amare il futuro di tutti e riuscire a trovare la forza e l’entusiasmo interiori per continuare a cambiare noi stessi e ciò che ci circonda attraverso piccoli semi.
In questi anni sono molti i progetti che abbiamo incontrato che uniscono conoscenza, consapevolezza, passione e determinazione in ciò che fanno. Spesso però non basta.
La realtà talune volte si scontra con difficoltà relazionali, economiche o personali.
Ma tra tutte quelle conosciute personalmente, un’iniziativa in particolare rimane per me pioniera e aggregatatrice di molti elementi non scontati in progetti innovativi di educazione.
Mi riferisco a Libelle, che si occupa di educazione all’aperto a Pietra Ligure (SV).
Dopo due anni dall’uscita dell’intervista in cui i due fondatori, Luisa Dipierro e Georgios Avgerinos, ci avevano raccontato di come era nato il progetto.
Torniamo a parlarvi di loro per capire cosa è avvenuto in questi ultimi anni e conoscere i loro progetti futuri.
Orari ridotti per essere più consapevoli tutti
«Sono stati due anni difficili come credo per molti – mi racconta Luisa –, ma è stato anche un periodo di cambiamenti. Tra questi, la decisione di avere un orario più ridotto, chiudendo alle 14. Abbiamo voluto allontanarci dall’idea di un servizio di parcheggio dei propri figli: crediamo infatti che sia altrettanto importante il tempo di qualità trascorso in famiglia. Inoltre per tutti noi che lavoriamo quotidianamente è fondamentale continuare a fare lavori in orario extra scolastico: formazione e informazione, oltre ad attività di condivisione d’equipe».
Luisa mi racconta di un diario di bordo in cui quotidianamente lei e i colleghi e le colleghe annotano tutto il necessario, per poter avere un numero significativo di dati e informazioni utili e renderli decodificabili.
L’obiettivo a medio termine è quello di avere a disposizione un archivio di informazioni da presentare come fascicolo, insieme a quelli di altri progetti simili, alla regione Liguria, chiedendo di venire riconosciuti per quanto svolto.
Ognuno ha le proprie credenze, ma tutto risuona nel mondo della Natura e lì riusciamo a costruire e condividere
Il post pandemia e le sue complessità
In questi due anni i cambiamenti sono stati tanti per tutti, ma ci sono alcuni che hanno subito conseguenze ancora poco visibili e sono proprio i più piccoli.
A sollevare il tema sono molti professionisti che quotidianamente si trovano a stretto contatto con i bambini e riescono a cogliere ciò che ai più sfugge:
«Dopo la pandemia abbiamo accolto bambini nati e cresciuti sotto isolamento, capendo fin da subito che molti di loro avevano davvero molte lacune, capacità motorie ridotte, emozioni trattenute, scarsa sicurezza interiore».
Luisa mi spiega di quanto ciò abbia portato l’intero team ad avere un focus particolare per gestire le conseguenze di tutto quello che è avvenuto in questi due anni.
Le storie e le situazioni familiari e sociali sono spesso differenti, ma in questi bambini vi è un minimo comune denominatore:
la mancanza di socializzazione, spesso a causa delle emozioni di paura e insicurezza vissute dal contesto familiare.
Il grande lavoro svolto quindi ora ha come obiettivo aumentare la consapevolezza delle emozioni provate dai bambini e supportarli nella loro comprensione ed esplorazione, aumentando così giorno dopo giorno la loro sicurezza interiore.
Cosa si impara
Attraverso persone adeguatamente preparate, Libelle propone ai suoi iscritti una serie di attività per far crescere e maturare nei bambini una piena consapevolezza di sé stessi. Come?
Attraverso attività ludiche e non, yoga, esercizi di respirazione e dedicando molto tempo a lavorare sulla decodifica delle emozioni.
Tra gli strumenti utilizzati vi sono quelli più classici, come i libri illustrati e la verbalizzazione delle emozioni provate, che si aggiungono a dialoghi uno a uno con adulti, attività in natura e autolettura del proprio sentire, con un cerchio di condivisione quotidiano.
L’importanza del team
Dopo questi primi anni passati a lavorare fianco a fianco, il team di educatori di Libelle ha deciso di intraprendere un percorso interno:
«Abbiamo preso consapevolezza del fatto che ci sono maestri e maestre che lavorano insieme da tre anni e ciò ci ha permesso di sentirci più tranquille.
Abbiamo fatto un lavoro in equipe con un counselor esterno che ci ha accompagnati a lavorare sulle nostre emozioni e sui valori che abbiamo scelto di voler trasmettere ai bambini e alle famiglie».
Luisa mi spiega quanto sia stato importante in questo periodo per tutti loro sentirsi riconosciuti nel ruolo assunto. Ma anche aver scelto una struttura di verticalità nel prendere decisioni in merito all’associazione, pur mantenendo un continuo e fitto dialogo con le famiglie.
«Abbiamo capito che questo è funzionale e rilassante sia per le famiglie che per il team».
Il gruppo di Libelle sta inoltre svolgendo un lavoro molto approfondito sulla comunicazione.
Inizialmente si sono verificate alcune pecche legate all’incomprensione, ma dagli errori si impara e così è stato: ciò ha creato infatti maggior cura e consapevolezza in ciò che si comunica, chi lo fa e con quali modalità.
Le famiglie
Parlando con Luisa mi vengono in mente le conversazioni con i tanti educatori incontrati in questi anni e la loro difficoltà condivisa nel gestire le relazioni con le famiglie.
Chiedo quindi a Luisa se anche Libelle sta avendo lo stesso problema. Lei è serena e mi risponde con tono rassicurante, lasciando trasparire esperienza e accettazione:
«Cerchiamo quotidianamente di mediare le durezze nostre e quelle delle famiglie».
«Stiamo lavorando proprio sul riuscire ad accogliere tali durezze e capire cosa è importante davvero per noi. Ognuno possiede dei punti imprescindibili, sui quali non può cedere. Ma quali sono? Cerchiamo di non cadere nell’integralismo, rimanendo nell’ascolto e nell’accettazione, consapevoli però che si tratta sempre e comunque di una relazione e come tale è una ricerca di continui compromessi, in cui ognuna delle parti cede un pezzetto, per riuscire a trovare un punto di incontro».
Il Festibelle
Per festeggiare ciò che è avvenuto in questi primi anni di vita intensa e di crescita, Libelle ha organizzato la scorsa estate il festival Festibelle, la cui seconda edizione si terrà il 18 dicembre.
Durante la giornata sono previste diverse attività per grandi e piccoli, ma sarà per il progetto anche un momento importante di autofinanziamento attraverso donazioni, lotterie e altre attività organizzate.
Il Festival inoltre è secondo Luisa un’occasione per portare ciò che Libelle fa nel suo quotidiano anche fuori, riuscendo a fare qualcosa per tutti.
Ma è anche un ottimo allenamento per il team e le famiglie: ognuno preso dal proprio ruolo e compito, si ha la possibilità di condividere e conoscersi meglio. Noi saremo presenti e voi?
Scritto da: EMANUELA SABIDUSSI
IL: 16 DIC 2022
Fonte: Italia Che Cambia