Porto di Oristano
Se ti piace l'articolo, condividilo

Blitz di Capodanno, pale eoliche «made in Cina» nel porto di Oristano

Ultimo giorno del 2024, lo sbarco nell’Isola di una nave carica di aerogeneratori.

Loro, i cinesi, con i “botti eolici” di Capodanno nel Porto di Oristano, non c’entrano niente. Dall’altra parte del mondo, nell’estrema Cina orientale, a Qidong, provincia di Jiangsu, l’arrivo del nuovo anno, quello del Serpente, lo festeggeranno il 29 gennaio prossimo. Nei palazzi che si affacciano sul Golfo di Tharros, però, in molti sapevano della “coincidenza” dello sbarco cinese in terra sarda con la vigilia del nuovo anno, quello del calendario gregoriano.

Coincidenza a tavolino

Una “coincidenza” studiata a tavolino, messa in cantiere con tutti i crismi del blitz, capace di segnare una svolta in grado di stravolgere equilibri finanziari internazionali, ribaltare intese d’alto bordo, sconvolgere il panorama della scalata eolica in terra sarda e non solo. Il “piattino” sardo se l’erano costruito in ogni singolo dettaglio nei sobborghi finanziari di un élite di potenti, tutti occidentali. Pezzi da novanta dell’industria e della finanza, tutti legati a filo doppio con le diplomazie europee, quelle che nel 2021 avevano concesso all’Italia una valanga di soldi, quelli del Pnrr.

Lo scambio d’alto bordo

L’operazione doveva segnare un “sottinteso” scambio: noi, Stati del nord Europa, concediamo il via libera a quei 209 miliardi per l’Italia, in cambio il “Bel Paese” deve “pianificare” una transizione energetica “spinta”, spalancando le porte della Sardegna alle multinazionali delle pale eoliche, dalla Norvegia, alla Danimarca, dalla Francia alla Germania. In pratica, con un braccio avrebbero erogato quei fondi, la maggior parte prestiti, con l’altro, quello eolico, se li sarebbero ripresi vendendo a caro prezzo eliche e turbine, “catturando” in più una valanga di incentivi “verdi” tutti prelevati dalle bollette dei sardi e degli italiani. Il nuovo anno, invece, inizia con il botto, quello cinese.

L’alba cinese

Dopo aver assunto il dominio assoluto e incontrastato dei pannelli fotovoltaici piazzati in Sardegna, tutti «Made in China», ora è la volta degli “affettatori” d’aria, quelli sino ad oggi di dominio assoluto di Vestas & company. 

Sono le otto del mattino del 31 dicembre, nell’anno del Signore che apre le porte del Giubileo 2025. La soffiata arriva all’alba: nave cinese in rada nel Golfo di Oristano. È carica di pale eoliche, racconta la missiva riservata a Capitaneria e rimorchiatori. Nessun dettaglio ulteriore su quel carico giunto nel Porto del grano quando l’unico pensiero è per cenone e concerti. Qui, il quadrante industriale, con mega capannoni costruiti e abbandonati ancor prima di sistemare la porta d’ingresso, è deserto. In questo anfratto, all’alba dell’ultimo dell’anno, nessuno si sognerà mai di passare davanti a quelle banchine sedotte e abbandonate, dopo mesi di “guerriglia” contro le imposizioni di Stato.

Il diversivo polacco

Quando la prua del gigante dei mari comincia a volteggiare nell’avamporto di Oristano si capisce lontano un miglio che il carico non arriva da dietro l’angolo. Il nome della nave è un diversivo da servizi segreti, dedicata a Witold Pilecki, un militare polacco entrato clandestinamente, nel 1942, nel lager di Auschwitz per organizzare un tentativo di rivolta armata fra i prigionieri dei nazisti.

Passepartout cinese

I cinesi la sanno lunga. Non potevano entrare nel cuore dell’Europa senza un passepartout a doppia mandata. L’operazione sbarco in Occidente a colpi di pale eoliche l’hanno pianificata alla vigilia del Pnrr europeo.

Invadere l’Europa

I cantieri nautici dell’antica Cina in un attimo si sono messi a sfornare navi ciclopiche con un solo obiettivo: invadere il Vecchio Continente con vere e proprie “torri” Eiffel rotanti prodotte dalla Repubblica Popolare Cinese. Il varo della Pilecki, nel 2022, dall’altra parte del mondo, è un avvenimento, con tanto di vessilli di Stato, per una nave dai numeri esorbitanti: lunga 199 metri, larga più di 32 metri con un pescaggio a pieno carico di 13,5 metri. Secondo i report asiatici il cargo Pilecki è la più grande imbarcazione multiuso del mondo dotata di gru proprie.

Porto di Oristano

Via del Vento

Destinata, manco a dirlo, a trasportare turbine eoliche cinesi in giro per il mondo. Il viatico per sbarcare in Europa è scritto nei documenti di bordo della nave: Chinese-Polish Joint Stock Shipping Company Chipolbrok. Un vero “cavallo di Troia”, una società tra Cina e Polonia per aprire un varco imponente nei corridoi transeuropei. Una sorta di antica “Via della Seta” trasformata in una moderna “Via del Vento”. Dagli albori ad oggi, la Chipolbrok si è trasformata in una corazzata oceanica con un patrimonio di oltre 300 milioni di dollari e una flotta di 17 navi per carichi pesanti. Il passaggio dalle navi alle pale eoliche cinesi è un attimo. Sino ad oggi nell’Isola mai era attraccata una nave carica di pale cinesi, pronte a soverchiare l’ordine costituito di Vestas & company. Un vero e proprio ribaltone internazionale che rischia di segnare ulteriori pesanti conseguenze sull’invasione della Sardegna da parte di faccendieri e lobby, multinazionali e potentati finanziari.

Pale “gialle”

Che a bordo del “bastimento eolico” ci fossero pale “gialle” non è stato immediatamente decifrabile, in un porto divenuto in un attimo nuovamente blindato. Per risalire alla rotta della nave è stato necessario “sfondare” il blocco dei tracciati racchiusi nei server di oltre un mese di navigazione. Le uniche due tappe registrate, prima di quella oristanese, infatti, sono palesemente un diversivo: Porto di Granadilla, nel sud-est dell’isola di Tenerife, Spagna, attracco il 23 dicembre, e quella di Arzew, ancora più strana, in Algeria, il 27 dicembre. La data inconfutabile e la base reale di partenza si riesce a ricostruirle solo con i registri di carico cinesi. Loro, infatti, non devono nascondere niente. La compagnia di navigazione registra: «la nostra nave Pilecki ha attraccato in sicurezza al Porto di Lvsi per le operazioni di carico».

Le impronte cinesi

È l’undici novembre 2024. Il riscontro è duplice: le dichiarazioni della compagnia e l’immagine fotografica che pubblichiamo, esattamente quella che “impressiona” il carico delle pale eoliche nella banchina cinese, le stesse arrivate a Capodanno nel porto di Oristano. Gli incroci con le carte di bordo e i documenti cinesi sono più che una conferma. Le pale appena giunte ad Oristano sono fabbricate dalla società cinese Goldwind Science & Technology Co., Ltd., comunemente nota come Goldwind, ovvero “Vento d’oro”. Il nuovo Eldorado eolico per la Cina, dunque, si chiama Sardegna, varco inedito per gli affari del vento. Un’operazione che ribalta tutto. Nell’Isola, infatti, sono appena arrivate le pale eoliche low cost, quelle prodotte da una multinazionale cinese “foraggiata” da una montagna di denaro pubblico dei nipotini di Mao Tse-Tung. La nuova Chinatown del vento in Europa è nell’Isola di Sardegna, sempre più terra di conquista.

Fonte: unionesarda

Seguici sui nostri social

Telegram Sfero Odysee truthsocial
.
Porto di Oristano
Tag: