È il momento di fare una legge che renda permanente l’obbligo della vaccinazione per tutti i sanitari
La medicina, con il suo continuo travolgente sviluppo, ha prolungato la vita e vinto o condizionato innumerevoli mali. I medici non possono sfuggire a sostenere battaglie di civiltà collaborando all’educazione civica e alla sicurezza globale. La proposta di una legge sull’obbligo vaccinale del personale sanitario avrebbe un aspetto clinico a tutela del rischio dei pazienti e un valore deontologico sul piano della comunicazione tra medicina e società
02 DIC –
“Nella storia della medicina i vaccini rappresentano una delle più grandi vittorie sulle malattie e sono tra i presidi più efficaci mai resi disponibili per l’uomo”, così iniziava il documento della FNOMCeO dell’8 luglio 2016, redatto nel pieno della discussione sulla Legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale.
La Corte Costituzionale, con sentenza del 1 dicembre 2022, ha confermato sul piano del diritto questa scelta scientifica, valutando i valori in gioco nella convivenza civile se si interpreta la tutela della salute come un diritto di sicurezza globale in un mondo minacciato da aggressioni che non conoscono frontiere.
L’esperienza del Covid ha pienamente confermato l’importanza della vaccinazione per la salute dell’umanità, consentendo nel mondo il risparmio di milioni di vite, almeno 150.000 in Italia, e l’alleggerimento della pressione sugli ospedali.
La popolazione italiana ha pienamente risposto alla campagna vaccinale e il tasso di vaccinazione è tra i più alti del mondo.
La Corte ha ritenuto “non irragionevoli né sproporzionate le scelte del legislatore adottate nel periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario” nonché fondata la sospensione degli emolumenti in caso di inadempimento all’obbligo vaccinale.
Per la Corte vi sono situazioni in cui il progresso della scienza, al fine della tutela congiunta del singolo e della comunità, consente di superare il dettato del comma secondo dell’art. 32 della Costituzione, sul diritto di rifiutare qualsivoglia trattamento sanitario, quando chiare e suffragate evidenze scientifiche garantiscano la salute di tutti.
Filippo Anelli, Presidente della FNOMCeO, ha commentato la sentenza affermando che “le ragioni della scienza sull’efficacia dei vaccini per la protezione della popolazione sono state riconosciute, testimoniate dall’adesione della stragrande maggioranza dei cittadini e dai 470.000 medici italiani che si sono vaccinati, il 99,2%, quasi la totalità”.
Certamente, alla pubblicazione della sentenza, illustri collaboratori di QS, esperti in diritto e in bioetica, ne commentaranno adeguatamente il dispositivo.
Qui interessa, sulla scorta delle dichiarazioni del Presidente della FNOMCeO, affermarne il valore sui rapporti tra diritto e scienza e quindi sulla politica della professione medica in tempi così confusi e contraddittori.
La tutela del diritto alla salute è una delle più grandi conquiste dell’epoca gloriosa della democrazia sociale, riconosciuto dall’art. 32 della Carta Costituzionale. La salute è un diritto inalienabile dell’individuo (solo in questa occasione la Costituzione usa la parola “individuo” e non “cittadino”: la salute è un diritto della persona e non ha frontiere) ed un interesse della collettività.
I vaccini rappresentano un mirabile caso in cui il diritto soggettivo e l’interesse per l’altro coincidono e si sostengono reciprocamente. Solo l’evidenza raggiunta dalla scienza può garantire questa sintesi. Durante la pandemia i vaccini hanno dimostrato non solo il livello incredibile raggiunto dalla tecnologia moderna; quello che ha vinto è il metodo della scienza.
Forte di questo autorevolissimo riconoscimento la FNOMCeO dovrebbe riprendere la logica del documento del 2016. Da un lato proseguire nell’impegno degli Ordini a valutare sul piano deontologico queste situazioni, intervenendo su chi desse ai cittadini o ai propri pazienti il consiglio di non vaccinarsi, dall’altro chiedere al Parlamento e al Governo un intervento normativo che imponga l’obbligo vaccinale a tutto il personale sanitario pubblico e privato, quale onere di servizio al fine di garantire la sicurezza del paziente nel quadro della tutela del rischio clinico.
Inoltre la Federazione dovrebbe stimolare e richiamare il Parlamento e il Governo ad emanare norme atte a migliorare l’informazione e la formazione scientifica nella scuola e nella cittadinanza tutta, dichiarandosi disponibile a collaborare a qualsivoglia iniziativa su questo tema.
La medicina, con il suo continuo travolgente sviluppo, ha prolungato la vita e vinto o condizionato innumerevoli mali. I medici non possono sfuggire a sostenere battaglie di civiltà collaborando all’educazione civica e alla sicurezza globale. La proposta di una legge sull’obbligo vaccinale del personale sanitario avrebbe un aspetto clinico a tutela del rischio dei pazienti e un valore deontologico sul piano della comunicazione tra medicina e società.
Antonio Panti
Fonte: quotidianosanità