Il risultato di Nancy Pelosi a Taiwan: ambiguità e provocazioni
C’è da chiedersi cosa hanno spinto gli Stati Uniti ad andare a provocare, con la visita di Nancy Pelosi a Taiwan, la Cina, ma soprattutto cosa volessero dimostrare al mondo.
L’unica verità è, che dopo questa visita, come se ce ne fosse stato bisogno, le relazioni tra le due potenze Cina e Usa, il vero risultato ottenuto è che i rapporti si sono notevolmente inaspriti.
Pure i media americani, più tradizionalmente vicini al Partito democratico, hanno criticato la mossa della Speaker della Camera Usa come irragionevole e insensata.
Ora per Biden, non sarà facile recuperare con XI, ma più di tutto, dovrà risolvere il “problema Pelosi” in casa al congresso, in quanto, da più fonti vi è la notizia che la stessa Pelosi, dovrà lasciare il suo seggio quanto prima.
Ormai il danno è fatto e per placare la tensione tra le due super potenze, Biden dovrà fare degli enormi sforzi per quello che appare più un “colpo di testa” che una mossa di politica internazionale.
Su questo punto ne è convinto anche Igor Denisov, ricercatore senior dell’Istituto di studi internazionali presso MGIMO il quale ha dichiarato al giornale Kommersant: “Il presidente Biden ha una strategia ben congegnata per stringere legami con il principale rivale geopolitico. Il fondamento politico delle relazioni è stato gravemente danneggiato”.
Ma ancora secondo Denisov: “Molte cose dipenderanno da come si evolveranno le relazioni in altre aree, ad esempio se le preoccupazioni commerciali saranno risolte e se l’inutile confronto tecnologico tra i due paesi si concluderà. Mentre Taiwan rimane una fonte di contesa, il conflitto in corso tra la Cina e il Gli Stati Uniti sono di natura sistemica, con la questione di Taiwan che è solo uno dei tanti fattori”.
In sostanza il ricercatore ha messo in luce come sono stati lesi i vecchi principi di interazione nel triangolo Washington-Pechino-Taipei e come essi si andranno sbriciolando.
È una tensione decennale quella che contrappone la Cina a Taiwan anche se le tensioni, iniziarono decenni ben lontani da noi e oggi che la Cina, si trova a dover fronteggiare un’economia non più “ruggente”, con ogni probabilità Xi ha capito che serve dirottare altrove l’attenzione.
Forse, una muscolare prova di forza militare nei confronti degli atavici “simboli nemici” con pretesto del polverone sollevato dalla vista della Pelosi, danno al governo di Pechino la forza per continuare la “propaganda” sul tema della riunificazione del Paese, anche se Taiwan, non è mai stata parte di quello stato voluto da Mao Zedong.
Servirebbe uno sforzo internazionale di riconoscere Taiwan come uno stato indipendente, ma la cosa pare non interessi a nessuno e, Pechino l’ha fatto capire senza se e senza ma, di fatto simulando un vero e proprio blocco navale.
Un’illusione appunto perché mettersi contro il colosso economico cinese è pura follia, ma anche pensare che gli Usa lasceranno perdere il loro più valente alleato in quell’area, è altrettanta follia.
Rimane da capire il perché di tanta ambiguità in momento storico internazionale che di tutto ha bisogno, fuorché dell’ambiguità e delle provocazioni.
Articolo scritto da: Andrea Caldart
Fonte: Quotidiano Web