Aritmie fatali e malori
Il cardiologo:
‘Per atleti vaccinati meglio un controllo in più’
Di miocarditi, vaccini contro il Covid e possibili associazioni ha parlato il cardiologo Alessandro Capucci, già professore all’Università delle Marche e primario a Piacenza che, intervistato dalla Dire, ha dato anche una serie di raccomandazioni di screening soprattutto per i giovani atleti.
Ecco quanto ha detto:
“Più del 50% dei casi di miocardite post vaccinazione sono stati riscontrati nei giovani tra 12 e 24 anni soprattutto dopo la seconda dose Pfizer e Moderna e sono stati riportati anche nella rivista Vaccine 2021”.
“La miocardite è una malattia infiammatoria che prende il muscolo cardiaco e in base alla quantità di virus o agenti infettivi può dare scompenso e deficit contrattile.
Ce ne è una forma meno evidente che guarisce e lascia cicatrici, ma anche a distanza di tempo può determinare complicanze severe di tipo aritmico fino alla morte improvvisa”.
Per questo ai giovani atleti vaccinati, sottoposti a maggiori stress fisici, ha raccomandato
“elettrocardiogramma sotto sforzo, ecocardio e poiché sulla miocardite anche l’elettrocardiogramma può non essere sensibile se ci sono sintomi, bisogna fare la risonanza”.
Miocarditi, vaccini e possibili associazioni
Le morti improvvise sono quindi allo studio.
“Ci sono segnalazioni – ha precisato il cardiologo – di morti improvvise tra i giovani. In una lettera un cardiologo Usa lamenta che nel 2021-2022 277 atleti siano morti all’improvviso, mentre la media degli anni precedenti era di 29, al massimo 100 in altre casistiche”.
Sono gli anni della vaccinazione anti-Covid, richiesta dallo Stato.
E ancora
“uno studio tedesco su 25 persone con morte improvvisa entro 20 giorni dalla vaccinazione ha riscontrato in 4 di queste persone, ovvero il 16%, la miocardite.
I numeri delle morti improvvise, insomma, sono preoccupanti almeno in fascia d’età giovanile”.
Il cardiologo ha poi ribadito:
‘Siamo medici e la nostra professione non è seguire pedissequamente le linee guida, ma valutare il paziente e fare il bene della sua salute.
Le nuove evidenze- ha concluso- dicono di avere prudenza invece di effettuare una terapia non così testata per cui il rapporto rischio beneficio non pare favorevole ai giovani’.
Fonte: LaPressa