Male per TikTok
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Perché i governi stanno bannando TikTok?

Il 2023 è iniziato male per TikTok.
Dopo tre anni di continua crescita, alimentata ulteriormente dal lockdown e dalla volontà della popolazione di accedere ad altre forme di intrattenimento, il social network di ByteDance è sotto la luce dei riflettori a causa dei vari ban da parte dei governi occidentali.

Male per TikTok

Solo in queste settimane di marzo 2023 abbiamo assistito al ban in Belgio “per almeno sei mesi”, seguito dal tanto rumoreggiato ban nel Regno Unito e dal più recente divieto in Nuova Zelanda.
Anche l’Unione europea è intervenuta in merito, ma il vero ultimatum arriva dagli Stati Uniti: l’amministrazione Biden, difatti, ha domandato (o quasi preteso) a ByteDance la vendita della sua quota di TikTok per evitare il ban nazionale del social.

Fino a oggi, specifichiamo, il ban ha riguardato i dispositivi governativi.
In futuro, però, la situazione potrebbe mutare sensibilmente portando addirittura a una rimozione dal mercato occidentale, in primis da quello statunitense.

Quali sono le cause
che hanno portato al ban di TikTok?

l motivo primario è l’assenza di sicurezza nell’operato dell’applicazione.
Si tratta di una preoccupazione emersa ancora con l’amministrazione Trump, la quale aveva messo alle strette TikTok – dopo le sanzioni a Huawei, ZTE e altre aziende cinesi – alla luce del presunto spionaggio verso l’Occidente.

Le principali preoccupazioni riguardano perciò i dati sensibili degli utenti, specialmente coloro che magari utilizzano la piattaforma con dispositivi mobili legati al governo, con informazioni molto più importanti rispetto alle abitudini d’acquisto di un utente qualunque.
A prescindere dalla natura dei dati, l’Occidente teme il peggio, ovverosia l’accesso non autorizzato e non sicuro da parte della Cina per la profilazione dei cittadini occidentali e non solo.

Sebbene TikTok sostenga che i dati in suo possesso siano archiviati al di fuori dei confini cinesi, per la precisione a Singapore e negli Stati Uniti – con proposte per l’archiviazione in server di terze parti tra USA, Irlanda e Norvegia, sotto il controllo di altre società affidabili -, i governi hanno optato per un “passo proporzionale” che non si estende a dispositivi personali di ministri, dipendenti pubblici o altre persone.

FONTE: punto-informatico.it

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