Donald Trump, Luca Zaia e la Massoneria di rito scozzese. Un idillio che parte da lontano.
Quello che si cela dietro i molti leader politici appartiene ad un mondo parallelo che pochi conoscono,
ora più’ che mai si stanno assestando molti equilibri interni che condizionano interi continenti.
E’ noto che quando avviene un evento eclatante si deve sempre pensare in grande e mai concentrare l’attenzione sul singolo episodio.
Politicamente parlando e’ sotto gli occhi di tutti come una figura ai più sconosciuta come Macron in Francia, abbia in pochi mesi monopolizzato (ingannando) l’attenzione del popolo, attraverso slogan di forte impatto emotivo per accedere alla più’ alta carica dello stato.
Senza il supporto della Superloggia Aletheia a cui era affiliato, mai avrebbe potuto fare nulla, il politico in se conta assai poco e il distacco mediatico dato da questo connubio svincolato da ogni mezzo mainstream consente loro di poter gestire e pianificare ogni cosa su scala globale.
Il caso di Luca Zaia
E’ emblematico in questo momento, un personaggio da copetrtina di Vanity Fair, che di colpo viene proiettato dal nulla alla ribalta della cronaca politica internazionale.
Da un anno viene a reti unificate posto in televisione su tutte le emittenti del Nort-Est Italia, appare poi su reti nazionali a cadenza giornaliera, i notiziari lo pongono ogni giorno su tutti i quotidiani d’Italia ed e’ ospite fisso sui media televisivi in prima serata.
Ma questo e’ nulla in confronto a quello che avviene dietro le quinte della rete, dove Google riserva lui i primi 50 posti tra le pagine viste con algoritmi che lo proiettano tra le visite obbligate.
Va fatto notare come pure Getty Images noto in tutto il mondo per le immagini riservate a forte impatto visivo, ha il monopolio di gran parte delle sue foto in rete.
Un fatto che da solo lo proietta tra i predestinati leader dell’establishment, molto stano per un Bocia veneto di provincia.
Lo Smembramento dell’economia e la totale distruzione del tessuto sociale di uno dei poli industriali più ricchi d’Europa, è un progetto in corso d’opera da tempo, gli sviluppi dati dal covid-19 ne hanno accelerato il corso degli eventi ora si devono gestire le pratiche conclusive per dare il colpo di grazia……….. e…….
Donald Trump e Luca Zaia un Idillio
Donald Trump, iniziato alla massoneria di rito scozzese fin da giovanissimo, è oggi il principale esponente dell’ala progressista statunitense che, nella repubblica massonica per eccellenza, si oppone all’ala aristocratica ed ultraconservatrice.
????????????? direte voi.
Ingenui, quelle dei due partiti sono divisioni che piacciono al popolo, ed i liberi muratori hanno avuto presidenti in entrambi con tendenze aristocratiche, mentre quelli progressisti sono di molto più recente avvento alla Casa Bianca.
Obama ebbe i voti dei massoni progressisti ed anche quelli degli aristocratici, ma il suo tentativo di mediare fra loro da presidente fallì miseramente, e riuscì a deludere sia gli uni che gli altri.
Di recente Trump si è incontrato segretamente con un ambasciatore della ????????
Luca Zaia
che veniva a chiedergli l’aiuto statunitense per sgominare il coronavirus, e l’assicurazione che il vaccino, appena pronto, sarà distribuito gratuitamente a tutti quei rumeni che firmeranno i protocolli sperimentali.
Ma io so che non era quello il vero motivo dell’incontro, perché in realtà i due hanno discusso del rafforzamento strategico che trasformerà la base militare di Aviano nel più grande avamposto statunitense in Europa.
Mi chiederete voi: cosa centra Zaia visto che Aviano si trova in Friuli?
Premesso che Luca parla di Fedriga come di quel passerotto che viene a mangiare il becchime dalle sue mani, Massimiliano non è massone, e quindi con lui Trump non può trattare argomenti riservati, come è quello che riguarda i proponimenti di Luca Casarin, per come egli li ha esternati di recente ai suoi compagni di equipaggio nel traghetto ???? ????? durante il trasporto di passeggeri lungo la rotta dalla Libia, senza sapere di essere ascoltato dal grande orecchio statunitense.
Casarin ha spiegato loro che la base di Aviano non può fare levare in volo neanche un caccia, se non riceve il carburante necessario ad alimentare i suoi reattori.
E da dove arriva tutto quel kerosene avio?
E’ un segreto militare svelato a Casarin dal questore vicario di Treviso, quella volta che lo aiutò a tranciare la recinzione della base militare di Istrana, ed i due furono azzannati alle terga dai cani lupo dei carabinieri di vigilanza, che li dichiararono in arresto in flagranza di reato.
Il poliziotto fece sapere al Questore ed al Prefetto di Treviso che lo avevano mandato lì perché ‘????????? ’.
Fece sapere loro -dicevo- che se non lo tiravano subito fuori da lì ??????, avrebbe fatto il pentito.
E siccome tutto ciò accadeva in Veneto dove la mafia non esisterebbe, mafiosamente il colonnello pilota comandante della base fu costretto a rilasciarli ed a fare inghiottire a quei poveri carabinieri l’amaro calice.
Poi ci si sorprende se essi si mettono ad arrestare spacciatori ai quali lo stupefacente lo hanno fornito loro stessi?
Comunque in quelle poche ore che il poliziotto e Casarin trascorsero insieme, quest’ultimo apprese che Aviano è alimentata di kerosene da una pipeline che attraversa tutta Italia, perché parte dal tratto di mare prospiciente ???? ?????, vicino a Livorno.
La sua costruzione risale al 1957, ed è un segreto militare che miracolosamente resse fino alla seconda metà degli anni ‘90 del secolo scorso, quando nelle vicinanze di Castelfranco un trattorista inavvertitamente tranciò di netto l’oleodotto, durante i lavori per la costruzione di una bretella stradale.
Ed anche allora i giornali parlarono di danni ad una infrastruttura militare, ma nessuno si rese conto della sua strategica importanza e di quanto essa fosse ciclopica.
Sul traghetto della ?????
Presenti anche i parlamentari del partitino di Grasso e della Boldrini che erano venuti ad offrire brioches e cioccolatini ai passeggeri, e presente anche il grande orecchio di Trump.
Casarin ha illustrato il suo progetto di tranciare contemporaneamente in sette punti, lungo l’intera Val Padana, l’oleodotto strategico.
Per Zaia è un grande cimento:
se riuscirà a neutralizzare Casarin, il presidente USA gli ha promesso un posto nella ur-loggia ????? ???, del Michigan, la più importante degli Stati Uniti.
Noi italiani comunque ci guadagneremo tutti, perché saranno trasferiti ad Aviano, dalla Germania, 12.000 militari.
Con i 320 radaristi mobili arrivati negli ultimi due anni sempre dalla Germania, i due squadroni di elicotteri provenienti dall’Inghilterra, ed il trasferimento da Napoli (troppa camorra) del quartier generale dell’Africa Command, la cittadina friulana diventerà l’avamposto militare a stelle e strisce più importante d’Europa, e saranno concentrati lì gli F16 di tutto il continente, visto che quelli della base spagnola di Torreon vi furono trasferiti poco dopo la morte di Franco, quando in Spagna fu ripristinata la democrazia.
E’ tutto legato a quanto saprà fare Zaia per bloccare Casarin, ed infatti l’azzimato presidente del Veneto, di ritorno da Washington, ha fatto una tappa in Sicilia, ospite di un allevatore di cavalli amico suo, ma in realtà per consultare alcuni sicarii della cosca di Mezzojuso, ai quali vorrebbe affidare la risoluzione definitiva del problema Casarin.
Preoccupato per la scarsa mira dei mafiosi attuali, gliene ha chiesto contezza e questi gli hanno puntualizzato di non avere nulla a che fare con i maldestri autori degli ultimi attentati.
SALVINI NON È MASSONE. E ZAIA?
Nicolo Gebbia
(IL Generale Nicolo Gebbia é stato comandante dei ROS dei Carabinieri a Treviso negli anni in cui Zaia era Presidente della Provicia e lo ha conosciuto all’inizio della sua carriera politica.
“Massonofobo illiberale” sono stato definito poco dopo aver proposto, durante una conferenza stampa a Montecitorio, che i dipendenti pubblici avessero l’obbligo di rivelare la loro appartenenza alla libera muratoria, specificando rango e loggia.
Malgrado la svolta verso la trasparenza degli ultimi anni, che vorrebbe le consorterie italiane ansiose di far conoscere a chicchessia l’elenco dei propri iscritti, di fatto un alone di mistero le circonda tuttora, con particolare riguardo a quegli iscritti la cui identità è all’orecchio del solo Grande 33.
Leggendo i quotidiani di oggi emerge che dietro lo sgambetto moscovita subito da Salvini c’è lo zampino della massoneria francese, mentre una loggia italiana si affretta a farci sapere che il principale sospettato fu da essa espulso tempo fa’.
Excusatio non petita accusatio manifesta dicevano i romani ed io oramai mi sono convinto che Salvini ha commesso la stessa leggerezza dell’uomo cui più sembrano ispirarsi le sue mosse, Benito Mussolini.
Quale? Non essersi mai iscritto ad una loggia massonica.
Ma lo vieta lo statuto della Lega, direte voi.
Se è per questo, vi rispondo io, la Chiesa Cattolica commina l’automatica scomunica per tutti i massoni, eppure grandi cardinali lo furono e lo sono tutt’ora.
Anni orsono ricordo la liaison fra il cardinal Ravasi, allora convinto di diventare Papa, e Stefano Bisi, all’epoca gran maestro del Grande Oriente d’Italia, tutto incentrata sui comuni nobili ideali .
Mino Pecorelli il 12 settembre 1978 pubblicò, vuolsi indotto dal suo amico Carlo Alberto Dalla Chiesa, l’elenco dei prelati cattolici iscritti alla massoneria.
Fra le ipotesi che si fanno del vero movente che vide Cosa Nostra solo esecutrice di un omicidio deciso altrove, quella che prediligo io è proprio che Chiesa Cattolica e Massoneria abbiano voluto sbarazzarsi del generale che consideravano acerrimo ed irriducibile nemico.
L’articolo di Pecorelli si intitolava “La gran loggia vaticana”, e ne indicava i massimi esponenti nei cardinali Sebastiano Baggio, Salvatore Pappalardo, Ugo Poletti e Jean Villot. Vi trascrivo qui il giuramento di ogni massone italiano, introdotto nel 1976 dal Gran Maestro Livio Salvini (parente? non credo):
Avevo allora un tenente, già maresciallo, grande ed onestissimo sbirro di origini siciliane, che mi comandava il nucleo investigativo.
Il tenente Giordano aveva una teoria, e cioè che tutti i proventi delle discoteche, sto parlando di centinaia di milioni in contanti ogni mese, venissero custoditi nella camera blindata della più grande di esse, e che periodicamente, quando superavano il miliardo di lire, tutti quei soldi venissero movimentati verso banche compiacenti, non necessariamente ubicate in Italia.
Cercava un superiore gerarchico disponibile ad avallare sue perquisizioni senza mandato, e sperava di averlo trovato in me.
Non fu così, e so che vi deludo confessandovelo.
Ero reduce da tre anni di esilio comminatomi da Bettino Craxi per la Duomo Connection, avevo avviato Mani Pulite interessandomi per primo di Mario Chiesa, ed avevo visto il mio collega Roberto Zuliani trasferito a Lamezia Terme dopo che il Chiesa aveva osato addirittura arrestarlo.
Quanto propostomi da Giordano non mi sembrava un granché, rispetto allo sfregio che avrei dovuto infliggere al Procuratore Stitz che ammiravo incondizionatamente.
Feci con lui timide avances, e capii che stimava il patriarca come un buon compagno di caccia della cui onesta’ non aveva mai dubitato.
In quegli stessi anni i massoni italiani erano oggetto di indagini da parte di due magistrati molto rinomati, Mastelloni a Venezia, ed Agostino Cordova prima in Calabria e poi a Napoli.
A Treviso il massone più autorevole era il vecchio procuratore della repubblica Cesare Palminteri, ed il prefetto Torda, l’unico non laureato in tutta Italia, cenava ogni venerdì con lui e con gli altri maggiorenti della loggia locale.
Ebbi una parziale conferma che Giordano non aveva torto quando a Maserada il maresciallo Marini che comandava la stazione (oggi sindaco), si beccò un proiettile di Kalasnikov per sventare una rapina in banca, apparentemente priva di senso, visto che quell’agenzia di Cassamarca movimentava ufficialmente poche centinaia di migliaia di lire.
Quando Marini uscì dalla sala operatoria mi confidò che secondo lui il direttore aveva taciuto di un sacco contenente 80 milioni in contanti provento delle discoteche.
Chi era stato fino a poco prima quello che teneva i conti dei fratelli Venerandi?
Luca Zaia,
che dopo il diploma dell’istituto tecnico (non dubito che oggi sia una laurea magistrale) era stato assunto da loro e con loro era rimasto fino al suo debutto in politica.
Quando due anni dopo diventai comandante provinciale ed ebbi con lui una dura polemica perché da presidente della provincia di Treviso non voleva vendere, se non a prezzo di mercato, l’immobile limitrofo alla caserma che ci avrebbe consentito di incrementare un organico asfittico perché non avevamo dove far dormire i carabinieri, chiamai il patriarca Venerandi e lo pregai di intercedere per noi.
Feci una sceneggiata a suo favore: chiesi in archivio il fascicolo più alto che avessimo e mi portarono quello di Adriano Udorovich, pregiudicato per una antica e sempre rinnovata quantità di reati.
Io ci misi sopra una copertina nuova, sulla quale scrissi Luca Zaia, e dissi al padrino che se il Presidente non cambiava idea, avrei sfogliato il fascicolo pagina per pagina, imparandolo a memoria, alla ricerca di quei segreti che ogni uomo nasconde e che solo i carabinieri sono capaci di scoprire.
La mattina dopo mi telefonò la segretaria di Zaia, chiedendomi di fissare un appuntamento,
ma io mi dissi tanto onorato che mi sarei precipitato subito ad ossequiarlo nel suo ufficio.
Un quarto d’ora dopo, entrambi seduti sulle poltrone del suo salotto sorseggiando un caffè, mi propose di far realizzare direttamente alla provincia l’allargamento della caserma e, vedendomi entusiasta, mi disse che lui dava del tu al maggiore Forte (oggi mitico presidente del Forte Group), mio collega elicotterista, e che ambiva ad analogo privilegio per i nostri futuri rapporti.
Io gli risposi che l’onore era tutto mio.
Da allora nel corso degli anni l’ho visto solo durante le feste in Prefettura, dove si studia di evitarmi con grande determinazione.
Forse teme che gli dia del tu, ed in questo senso lo rassicuro che non sarà così: mi comporterò da suddito ossequiente per amore di mia moglie.
L’allargamento della caserma poi non c’è stato perché il mio ottuso successore eccepì che il progetto non era in linea con quello standard diffuso dall’Ufficio Infrastrutture del Comando Generale.
Ma io allora, era il 1999, mi chiesi subito cosa Zaia temesse da me, tanto da fargli mutare parere nell’arco di una notte.
E finalmente trovai la risposta in una sua misteriosa vacanza in Transilvania, nel corso della quale sarebbe diventato fratello muratore, onore che prima di lui ebbero Mazzini e Garibaldi, ma evidentemente non Salvini.
Se l’inciampo moscovita sarà fatale a quest’ultimo, vedrete che il suo posto sarà preso da Luca Zaia e così ogni tessera del putzle andrà al suo posto.
Scommettiamo?
Generale Nicolo Gebbia
Fonte: toba60