Tic, tac…le lancette girano ma la sveglia NON sta suonando.
Mi rivolgo a tutti noi: a chi fa “contro-informazione” e a chi la legge.
Sta funzionando?
No…“Funzionicchia”.
Anzi…funzio-nicchia.
Perché se continuiamo a parlare a chi non sa di cosa stiamo parlando, come se invece lo sapesse, resteremo nella nostra nicchia.
Come quei programmi che una volta passavano in Rai in cui c’era un professorone che spiegava complessi problemi matematici.
Lui e la sua lavagna, inquadratura fissa, alle 3 di notte.
Probabilmente chi si prendeva la briga di guardarlo alle 3 di notte ne sapeva almeno quanto lui.
Che poi, non esiste la “contro” informazione, ma solo l’informazione.
Impostiamo la sveglia!
Ed è da qui che dobbiamo iniziare a ripensare al modo in cui vogliamo e dobbiamo fare informazione.
Informare non è solo “io ti ho detto quello che ti dovevo dire, adesso vai e non hai più scuse”…ma dobbiamo riuscire a trasformarlo in “prima non lo sapevi, adesso dovresti averlo capito: confermi? Sto sereno?”.
Non possiamo mettere giù la penna, spegnere il pc, chiudere il collegamento o uscire dalla sala in cui abbiamo tenuto una conferenza e sentirci appagati dalle informazioni che abbiamo dato.
Ma solo da quelle che siamo riusciti a far giungere a destinazione.
E diciamocelo, nessuno di noi ha come pubblico una platea di premi Nobel.
E’ arrivato il momento di toglierci i guanti e colpire duro, alla bocca dello stomaco, dove fa male e ti manca il respiro e quando riesci a rimetterti in piedi sei veramente incazzato!
Non dobbiamo spaccare le chitarre sul palco e staccare a morsi la testa di un pipistrello come tanti Ozzy Osbourne.
Non è questo il punto: ma se non siamo riusciti a far incazzare le persone a cui ci siamo rivolti, allora abbiamo fallito!
Badate bene, non parlo di una strategia: non stiamo parlando di aizzare le folle, brandire slogan incendiari, spaccare tutto e mettere in atto “la strategia della tensione”.
Questa sarebbe politica, non informazione.
Io vi sto parlando di INFORMAZIONE.
E se noi vogliamo informare, dobbiamo portare quante più persone possibile a comprendere appieno la situazione attuale.
Quello che sta succedendo, in quali recinti ci stanno spingendo, l’arroganza con la quale pensano di poter disporre delle nostre vite in ogni momento, in ogni contesto e in ogni situazione.
Se quando abbiamo finito la gente non è incazzata…beh, mi spiace tanto essere io a dirvelo amici miei…ma abbiamo FALLITO.
E alla grande.
Fiasco totale.
Su tutta la linea.
Prima dei massimi sistemi
Ora, personalmente, mi occupo di inquinamento elettromagnetico: un argomento con cosi tante ramificazioni sanitarie, economiche e politiche, che se volessi riassumervi qui l’impatto che ha e che ha avuto sulle nostre vite negli ultimi 100 anni, faremmo notte.
Ma è inutile che io vada in giro a raccontare quanto è pericoloso per l’umanità il progetto Starlink di Elon Musk, quando i ristoranti sono pieni di amorevoli genitori che danno il cellulare ai neonati per farli stare buoni mentre finiscono la loro quattro stagioni!
E ancora prima di spiegargli i devastanti danni neurologici, psicologici e comportamentali che stanno del tutto involontariamente infliggendo al loro adorato pargoletto, va fatto loro capire come sono stati attirati nella trappola dell’infame e criminale meccanismo politico, economico e commerciale che ha reso possibile mettere in commercio un dispositivo come quello, senza dover fornire la minima informazione in merito ai potenziali gravissimi danni per la salute che derivano da un uso non corretto.
A prescindere dall’argomento che trattiamo, prima di passare a ragionare sui massimi sistemi, dobbiamo far incazzare la gente, dobbiamo combattere il fuoco con il fuoco: non possiamo svegliare chi è stato sottoposto a decenni di assopimento forzato con carezze e paroline dolci sussurrate all’orecchio…serve una puntura di adrenalina dritta nel cuore!
E chi non ha visto “Pulp Fiction” è pregato di mollare tutto e correre immediatamente a guardarselo!
Servono sberle in faccia, secchiate di acqua gelata in testa, lo sguardo severo e duro di un amico che ti vuole veramente bene e ti mette di fronte alla verità.
E’ un compito difficile? Si. E’ un compito ingrato? Si. Le folle ci ameranno? No.
Vi invito a recuperare “Man in black”, il capolavoro immortale di Johnny Cash. Il leggendario cantautore era noto come men in black perché si vestiva sempre di nero…e siccome gli veniva spesso chiesto perché si vestisse sempre così, scrisse una memorabile canzone, dal titolo appunto “Man in black”.
Nella canzone spiega che anche a lui piacerebbe vestirsi di tutti i colori, ma fino a che le cose andranno come vanno, non c’è proprio niente da festeggiare e quindi aspetterà per cambiare stile il giorno in cui tutto andrà meglio. Fino a quel giorno, lui resterà il “Man in black”.
Ma guardiamoci allo specchio: se non siamo capaci di far incazzare la gente OGGI, quando mai ne saremo capaci?
E’ dura da accettare, ma se non siamo capaci di farli incazzare è solo perché NOI non siamo abbastanza incazzati, perché anche noi stiamo bollendo insieme alle altre rane, siamo forse solo un po’ più lontani dal fondo della pentola…ma è una consolazione da poco.
Quindi dobbiamo essere incazzati ed incazzosi quando facciamo informazione.
Ma non CON chi informiamo, perché non sanno quello che sappiamo noi…ma PER chi informiamo, perché non sanno quello che sappiamo noi.
Il tempo è scaduto: se ci interessa l’autoreferenzialità e darci le pacche sulle spalle a vicenda per quanto siamo bravi a scrivere, a parlare o a utilizzare qualsiasi altra forma di espressione…beh, chiudiamola pure qui, festeggiamo e il primo giro lo offro io.
Se vogliamo che ogni idiozia che sentiamo propinare 24 su 24 dai media, abbia come risposta un bel dito medio, diamoci da fare.
Io sono già incazzato.
E voi?
Luca Rech