La cosiddetta A.I. – Intelligenza Artificiale è un colossale controsenso. Insensata e infantile la configurazione dei robot antropomorfi come abbiamo visto nel film “Io e Caterina” del 1980, con regia di Alberto Sordi o anche nel più recente film “Io robot” del 2004 ispirato alle “Tre leggi della robotica” descritte dallo scienziato e scrittore prolifico Isaac Asimov. I tratti umani dei dispositivi robotici sono stati fonte di ispirazione di molti film di fantascienza. Il desiderio di realizzare il proprio “doppio” risale alle origini della civiltà umana. La riproduzione di statuine umane è presente nelle tombe di antichissime religioni. Nel Settecento ha la sua realizzazione meccanica grazie alle prime intuizioni di pensatrici. Il Golem e la “macchina di Turing” sono gli emblemi di questo cammino accidentato verso il cosiddetto artificiale. Ne fu un attento analizzatore lo scienziato italiano Vittorio Somenzi nel suo libro “Filosofia degli automi” pubblicato nel 1994.
I primi automi segnano l’inizio di una corsa verso la realizzazione non umana di creature capaci di muoversi autonomamente e assolvere inizialmente a compiti faticosi ed ancillari. spostando il proprio campo di utilizzo verso scopi militari e di distruzione di massa. È il sogno più importante dopo quello del volo di Icaro. Negli ultimi dieci anni è iniziata una svolta che ha oltrepassato la progettazione e la costruzione di robot umanoidi e antropomorfi. La nuova frontiera è rappresentata dalla possibilità di trasferire i dati del cervello dentro dispositivi di stoccaggio. I programmi di trasferimento sono ancora ipotesi confinate nelle analisi e negli studi teorici su riviste universitarie dei centri di ricerca di varie parti del mondo. Una lettura che descrive benissimo la tensione della ricerca nei laboratori di robotica è il libro “Uomini e macchine intelligenti di Jeremy Bernstein e tradotto in Italia negli anno Novanta. Aggiungerei anche “L’immagine del mondo nella testa” di Valentino Braitenberg, un italiano precursore di molte strade della cibernetica creata come disciplina dal leggendario Norbert Wiener con il sua “Introduzione alla cibernetica” del 1958 e poi “Dio & Golem S.p.A.” pubblicato in Italia nel 1967. Ho fatto cenno ai precursori che sono comunque la principale chiave di lettura della nascita e della successiva spinta alle ricerche sulla robotica, servomeccanismi, cibernetica e altro. La pubblicistica sul tema è pressocché sterminata e suggestionata dal sogno della trasmigrazione della Mente in altri luoghi non umani e post criogenici.
La spinta ad ipotizzare una vita extra biologica è un obiettivo che intende preservare gli umani dall’atroce limite della morte. L’insieme degli sforzi per arrivare alla trasferibilità totale del cervello è l’obiettivo di alcune correnti di pensiero che si riconoscono nel movimento transumanista. Si cerca di spezzare i limiti fisici e di preservare la coscienza individuale trasferendola dentro alcuni dispositivi tuttora in una fase concettuale. Rimangono in piedi due dubbi.
Il primo è il livello di conoscenza dei concorrenti Cina, Russia e India. Tre nazioni che non condividono né comunicano i risultati raggiunti sulla robotica periferica e centralizzata. È possibile quindi che alcuni di questi Paesi, poco propensi alla grancassa propagandistica di stampo americano, abbiano oltrepassato il limite della trasferibilità dei dati cerebrali, ma l’Occidente rumoroso e smargiasso ancora non sa abbastanza.
Il secondo dubbio è il fatto che ancora non si è raggiunta una definizione condivisa sul concetto di “Coscienza”, ma qui si entra in un’area molto complicata e dalle forti componenti esistenziali, filosofiche, immaginifiche oltre che scientifiche. Oggi abbiamo come prima conseguenza la progressiva eliminazione di milioni di posti di lavoro occupati dalla robotica. Ne hanno fatto subito le spese gli addetti dello spettacolo cinematografico Usa e i giornalisti delle catene televisive, partendo dalla Cina.
Esiste un assunto, volutamente dimenticato: lo scopo delle macchine è quello di funzionare indefinitamente, secondariamente quello di assicurare un’offerta costante e anche crescente di beni e di servizi in continuo aggiornamento. Sono strutture costituite da dispositivi intrecciati fra loro che, in tempi abbastanza recenti, riescono ad apprendere e perfino ad autoripararsi. In questo quadro in movimento, le Tre Leggi della Robotica ipotizzate dallo scrittore scienziato Isaac Asimov sono una favoletta affascinante ma priva di fondamento.
Pochi tengono in conto che le macchine sono costituite da strutture delocalizzate aventi centrali operative interconnesse in molti punti della terra contemporaneamente. Se l’evoluzione della Megamacchina raggiungerà l’autosufficienza operativa, non avrà bisogno degli umani per esistere. A dispetto delle ridette leggi di Asimov, ad una fase avanzata della evoluzione tecnocibernetica che ancora non siamo in grado di immaginare, gli umani saranno eliminati rapidamente e totalmente, come prefigurò il raffinatissimo racconto Il Dio del 36° piano (RACCONTO, The God on the 36th Floor, 1963) Di Herbert D. Kastle. : https://www.amazon.it/Dio-del-36-piano/dp/B00E786LL8. L’unica salvezza per l’umanità sarebbe, forse, la compiuta trasferibilità delle Menti dentro stoccaggi di memoria aventi capacità infinite. Ma questo appare ancora come un copione cinematografico.
La A.I., il Metaverso, Alexa, Siri, la Domotica, la Realtà aumentata e altre amenità simili sono solamente protocolli di utilizzo al cui rispetto sono costretti gli umani per ottenere i presunti e pubblicizzati mirabolanti servizi. La tecnotronica è pertanto una BOLLA GNOSTICA che funziona seguendo la regola dell’acronimo V.A.L.I.S.: Vast Active Living Intelligence System prefigurata dal genio assoluto Philip Kindred Dick: https://www.pangea.news/philip-dick-trilogia-valis/#:~:text=Il%20ciclo%2C%20pubblico%20tra%201981,di%20Timothy%20Archer%20(1981).
Ai molti scienziati che pretendono di procedere ad un ragionamento concreto e razionale vorrei ricordare che gran parte delle conquiste scientifiche sono partite da ipotesi fantasiose, da sogni notturni, da casuali esperimenti fra lo stregonesco e l’alchimia effettuati da cialtroni, scrittori, pensatori, e pellegrini del mondo conosciuto ad Oriente e ad Occidente. Anche questa nostra epoca appoggia i suoi fondamenti su ipotesi puramente fantasiose non ancora dimostrate con procedure formali, come è accaduto con il mito del volo di Icaro. E’ l’inseguimento dei sogni che muove il cammino degli umani.
Lo sapeva bene William Shakespeare quando scrisse che “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” (La Tempesta, Atto IV
Fonte: La Pekora Nera