Interferenti endocrini
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Interferenti endocrini: una bomba a orologeria?

Nel corso del 20° secolo, l’industria chimica ha sintetizzato oltre 100.000 molecole1.

I prodotti chimici di origine industriale oggi commercializzati nel mondo sono infatti dai 40.000 ai 60.0002.

Molti di questi contengono sostanze considerate interferenti endocrini dimostrati o potenziali.

Negli ultimi anni sotto i riflettori dei media, i perturbatori endocrini sono onnipresenti nel nostro quotidiano: si ritrovano negli alimenti, nei vestiti, nei mobili, ma anche nell’aria che respiriamo e nell’acqua che beviamo.

Ma cosa sono esattamente e perché sono così tanto incriminati? E poi, ci sono soluzioni per sfuggirci?

Cosa sono gli interferenti endocrini?

Secondo la definizione dell’OMS, un interferente endocrino è una “sostanza esogena, o una miscela, che altera la funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie o di una (sotto)popolazione”³.

Per capire come agiscono i perturbatori endocrini, bisogna innanzitutto conoscere il funzionamento degli ormoni. 

Il nostro corpo secerne abitualmente ormoni che svolgono il ruolo di messaggeri chimici, i quali mettono in comunicazione i vari organi, provocando reazioni diverse. Il nostro cervello svolge il ruolo di direttore d’orchestra dei circa cinquanta ormoni prodotti dall’organismo.

Questi ormoni consentono la formazione degli organi e controllano processi a lungo termine come la crescita, la riproduzione e lo sviluppo.

Sono responsabili delle reazioni fisiologiche del nostro organismo, regolando in particolare l’appetito, la temperatura corporea, il sonno e perfino l’umore.

I perturbatori endocrini sono problematici in quanto interferiscono con il normale funzionamento degli ormoni, alterandone il messaggio.

Possono agire a diversi livelli:

  • Interferendo con la sintesi, il trasporto, il degrado e lo smaltimento degli ormoni naturali
  • Mimando l’azione degli ormoni, inducendo quindi reazioni anomale
  • Impedendo la normale attività degli ormoni, in particolare legandosi ai recettori espressi dalle cellule bersaglio

Agendo in questi modi, gli interferenti endocrini alterano diversi processi essenziali per l’organismo, come il metabolismo, la riproduzione e il funzionamento del sistema nervoso, causando le conseguenze che vedremo in quest’articolo.

Dove si trovano?

Le fonti di esposizione sono numerose, dato che questi nemici invisibili si nascondono ovunque negli ambienti che frequentiamo quotidianamente.

Acqua e alimentazione

  • La presenza di additivi nell’alimentazione, in particolare in frutta e verdura, contribuisce di molto alla nostra esposizione agli interferenti endocrini. Tra i 90 pesticidi rivalutati dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) dal 2018, sono stati individuati 10 interferenti endocrini.
  • Alcuni additivi alimentari come il BHA (E320) o il BHT (E321) sono tra i potenziali responsabili dell’alterazione del sistema endocrino4-7
  • Anche l’acqua del rubinetto può contenere interferenti endocrini a causa della contaminazione da pesticidi o farmaci (in particolare i contraccettivi).

Imballaggi alimentari e utensili da cucina

Si possono ritrovare interferenti endocrini in alcuni imballaggi alimentari, soprattutto nella pellicola e negli involucri di plastica.

I plastificanti, come gli ftalati, sono suscettibili di migrare negli alimenti, specie sotto l’effetto del calore8

  • Alcuni imballaggi alimentari di carta o cartone possono invece contenere composti perfluorurati (come i cartoni per la pizza o le buste dei popcorn da preparare in microonde) oppure oli minerali derivanti da inchiostro o adesivi. Queste sostanze rischiano di migrare nelle pietanze e avere un impatto sul sistema endocrino9,10.
  • Gli utensili da cucina con rivestimenti antiaderenti possono contenere sostanze, in particolare composti perfluorurati (PFOA, PFOS), che agiscono come interferenti endocrini.

Farmaci

  • Alcuni farmaci potrebbero presentare degli effetti sul sistema endocrino11
  • Per le donne, contraccettivi come la pillola sono per definizione interferenti endocrini, dato che alterano il funzionamento degli ormoni per bloccare l’ovulazione.
  • I farmaci, fondamentali per la salute, apportano più vantaggi che rischi. Da considerare in questo caso non è tanto il loro impatto sulla salute, ma piuttosto sull’ambiente (vedi sotto).

Cosmetici e prodotti per la casa

  • Molti prodotti per la casa contengono interferenti endocrini dimostrati o potenziali, come i conservanti o i texturizzanti (triclosan, ftalati o alcuni parabeni).
  • Sostanze problematiche si possono ritrovare anche nei cosmetici e nei prodotti d’igiene (deodoranti, shampoo, make-up, dentifrici, ecc.)

Casa e arredamento

  • Mobili e complementi d’arredamento contribuiscono a inquinare gli interni, soprattutto perché contengono dei ritardanti di fiamma bromurati, volti a limitare il rischio d’incendio, alcuni dei quali sono classificati come interferenti endocrini.
  • I prodotti in tessuto (tende, moquette, materassi, ecc.) contengono ritardanti di fiamma o composti anti-macchia (in particolare, perfluorurati), alcuni dei quali sono potenziali interferenti endocrini.
  • I mobili possono liberare molteplici sostanze volatili rischiose per la salute, come il formaldeide. Contenuto nella colla usata per l’assemblaggio, si ritrova principalmente nei mobili in truciolato.
  • Anche le pitture per interni possono contenere potenziali interferenti endocrini.

Nel 2019, uno studio realizzato da Santé Publique France, l’agenzia nazionale francese di salute pubblica, ha dimostrato che interferenti endocrini dimostrati o potenziali sono presenti nell’organismo di tutti i francesi, con un tasso più elevato nei bambini. 

Sono state riscontrate sostanze appartenenti a 6 categorie di perturbatori endocrini: bisfenoli, parabeni, ftalati, eteri glicolici, ritardanti di fiamma bromurati e composti perfluorurati.

Secondo Santé Publique France, i livelli di contaminazione rilevati sono paragonabili a quelli di altri studi condotti all’estero, in particolare negli Stati Uniti e in Canada¹².

Bisfenolo A: quando sarà messo al bando in Europa?

Il bisfenolo A (BPA) è una sostanza che si trova in numerose plastiche.

Proibito nei biberon per lattanti in policarbonato in Europa dal 2011 per il rischio di alterazione del sistema endocrino, si ritrova tuttora in alcuni contenitori alimentari, pur sotto una determinata soglia.

Nel 2019, l’Agenzia europea per i prodotti chimici (ECHA) ha riconosciuto il bisfenolo A come sostanza “estremamente preoccupante” per i suoi effetti sull’ovulazione, l’apprendimento e la memoria13.

Nel dicembre 2021, l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha ridotto la Dose Giornaliera Ammissibile (DGA), senza tuttavia proibire del tutto l’impiego di tale sostanza.

Inoltre, le molecole alternative attualmente utilizzate – bisfenolo F e bisfenolo S – potrebbero rivelarsi altrettanto problematiche del bisfenolo A.

Molti studi suggeriscono infatti che avrebbero una tossicità analoga a quella del bisfenolo A14-16. L’ECHA sta prendendo in considerazione la necessità di rivedere le norme riguardanti l’impiego di tali sostanze.

Quali sono gli effetti degli interferenti endocrini?

Gli effetti dimostrati o potenziali degli interferenti endocrini sulla salute sono numerosi, sia sulla salute che sull’ambiente.

Gli effetti sulla salute

Secondo uno studio pubblicato da Santé Publique France nel 2021, più di cinquanta effetti sulla salute sarebbero imputabili agli interferenti endocrini17.

Ecco i più importanti:

1. Effetti sul sistema riproduttivo

Gli interferenti endocrini hanno un impatto sulla funzione riproduttiva a vari livelli.

Fin dalla nascita, gli interferenti endrocrini possono alterare il normale sviluppo e il funzionamento del sistema riproduttivo: un’esposizione precoce a queste sostanze rende gli individui più predisposti a disturbi della pubertà e/o della fertilità18.

Gli interferenti endocrini possono alterare il sistema riproduttivo maschile e femminile, bloccando la spermatogenesi (formazione degli spermatozoi) e l’ovogenesi (formazione degli ovociti), con un conseguente calo della fertilità19,20,23.

L’esposizione agli interferenti endocrini può inoltre favorire malformazioni dei testicoli e delle ovaie, l’endometriosi o la sindrome dell’ovaio policistico21-25.

Infine, la pubertà precoce potrebbe risultare più frequente, con un’incidenza 10 volte superiore nelle ragazze rispetto ai ragazzi26.

2. Obesità e diabete

L’esposizione agli interferenti endocrini può favorire obesità e diabete.

Sembra infatti che un’alimentazione più calorica e una ridotta attività fisica non siano sufficienti a giustificare l’epidemia di obesità e diabete osservata nei paesi industrializzati.

Alterando il funzionamento di determinati ormoni, gli interferenti endocrini potrebbero influenzare la regolazione del metabolismo di glucidi e lipidi, dell’appetito e della sazietà27,28.

Agirebbero in particolare durante lo sviluppo fetale, alterando a vita l’equilibrio energetico dell’individuo, ovvero quello tra apporto e dispendio calorico, favorendo quindi l’obesità29-32.

L’esposizione agli interferenti endocrini, provocando anomalie nella regolazione e la secrezione di insulina, potrebbe portare all’insulino-resistenza, un fattore chiave nell’insorgenza del diabete di tipo 233.

3. Disturbi dello sviluppo

Gli interferenti endocrini sembrano coinvolti in svariati disturbi del comportamento infantile: iperattività, problemi relazionali ed emotivi, ansia, aggressività34-36

Infatti, interferendo con il funzionamento dell’ormone tiroideo, cruciale per lo sviluppo cerebrale, i perturbatori endocrini sarebbero responsabili di una riduzione del quoziente intellettivo e delle capacità cognitive dell’essere umano37-41.

4. Tumori

Alcuni interferenti endocrini potrebbero aumentare l’incidenza dei tumori ormono-dipendenti: cancro alla mammella, alle ovaie, alla prostata, ai testicoli e alla tiroide. Un’esposizione in utero o durante l’infanzia potrebbe favorire l’insorgenza dei suddetti tipi di cancro in età adulta42-48.

I periodi di maggiore vulnerabilità

La vulnerabilità agli interferenti endocrini è maggiore in determinati periodi della nostra vita, in particolare durante lo sviluppo di organi e tessuti o quando l’organismo subisce delle vere e proprie tempeste ormonali.

I periodi di maggiore vulnerabilità risultano quindi la fase di sviluppo del feto (sia per la madre che per il feto), la prima infanzia e la pubertà.

I cosiddetti 1000 primi giorni di vita ovvero il periodo che si estende dal concepimento fino ai due anni, sono fondamentali per la salute futura dell’individuo.

È importante quindi far prova di una vigilanza ancora maggiore.

Gli effetti sull’ambiente

Data una presenza massiccia nel nostro quotidiano, gli interferenti endocrini si diffondono nell’ambiente, mettendo a rischio tutti gli organismi viventi.

I pesticidi contaminano direttamente il suolo e i fiumi; i prodotti per la casa contenenti interferenti endocrini sono filtrati male dai depuratori dell’acqua perché non presenti nella lista delle sostanze da eliminare, contaminando l’ambiente.

Qualunque essere vivente può essere soggetto all’azione degli interferenti endocrini, in quanto non solo tutti gli organismi viventi secernono ormoni, ma gli ormoni sono esattamente gli stessi in tutti i vertebrati. 

La funzione degli ormoni può variare, ma la loro struttura è identica.

Negli umani, gli ormoni tiroidei consentono la maturazione del cervello nelle fasi di sviluppo e la regolazione dell’umore e del calore corporeo in età adulta.

Ma il ruolo della tiroide è ancora più spettacolare negli anfibi, nei quali consente la metamorfosi da girino a rana.

La presenza di un farmaco antitiroideo in uno stagno sarebbe quindi problematico perché impedirebbe tale metamorfosi.

Numerosi studi hanno evidenziato diverse anomalie negli animali dovute agli effetti nefasti di alcuni perturbatori endocrini.

Questi effetti sono stati osservati in popolazioni di pesci, rettili, invertebrati e uccelli.

Gli inquinanti a presentare un impatto sulle reazioni fisiologiche degli esseri viventi sono numerosi.

Ci concentreremo quindi su un paio di esempi significativi: il DDT, un pesticida, e il DEHP, uno ftalato.

Il DDT è un insetticida persistente che si è ampiamente diffuso dopo la seconda guerra mondiale.

Nelle aree in cui era stato utilizzato, sono stati registrati effetti tossici importanti nelle popolazioni acquatiche e terrestri.

Diversi studi hanno evidenziato il legame tra l’irrorazione di DDT e l’assottigliamento dei gusci delle uova di uccello che, schiudendosi troppo precocemente, ne determinavano l’aumento della mortalità49-52

Negli anni ’80 sono state osservate anomalie degli organi riproduttivi negli alligatori maschi di un lago della Florida, che hanno portato a un calo significativo della popolazione. 

Questo fenomeno è stato attribuito alla grande quantità di DDT irrorato varie decine di anni prima nella zona53.

Da allora, il DDT è stato vietato da molti Paesi, ma il suo uso per scopi sanitari, per esempio per combattere la malaria, è ancora tollerato in via eccezionale54.

Il secondo esempio riguarda il DEHP: uno flalato considerato “estremamente preoccupante” per la salute dal 2017 dall’Unione Europea.

Il DEHP, o meglio un suo derivato, il MEHP, è presente in quasi tutti i vertebrati terrestri o marini55,56.

Gli effetti, anche a dosi inferiori alla norma, possono risultare inaspettati.

Nei roditori, è stato dimostrato che un’esposizione del feto agli ftalati causa un comportamento sessuale alterato nei maschi e rende il loro cervello più permeabile agli inquinanti57.

Oltre agli esempi qui riportati, gli scienziati hanno osservato anche altri effetti sull’ambiente imputabili agli interferenti endocrini.

Gli interferenti endocrini sono oggi poco regolamentati

Attualmente non esiste un elenco unico e ufficiale di interferenti endocrini. In Francia, l’ANSES (Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro) ha pubblicato nell’aprile del 2021 una lista contenente 900 sostanze e una strategia volta a identificare e valutare più rapidamente gli interferenti endocrini.

Tuttavia, per il momento, non è previsto l’obbligo di testare prima della commercializzazione gli effetti dei prodotti finiti (additivi alimentari, cosmetici, farmaci, giocattoli, imballaggi, ecc.) o delle loro componenti sul sistema endocrino.

Dal 2018, nell’Unione Europea, si analizzano prima della commercializzazione gli effetti sul sistema endocrino solamente di pesticidi e biocidi. Le sostanze di questo tipo attualmente presenti sul mercato sono soggette a una valutazione retroattiva, che potrebbe portare a limitarne o vietarne l’uso, ma questo processo purtroppo richiede tempo. Per le altre categorie di prodotti, un documento guida è atteso per il 2022.

Secondo il regolamento europeo REACH (Registration, Evaluation, Authorization, and Restriction of Chemicals) pubblicato nel 2007, le sostanze che presentano proprietà di alterazione endocrina possono considerarsi “estremamente preoccupanti” (Substance of Very High Concern – SVHC), senza essere necessariamente vietate.

Ogni Stato membro dell’Unione Europea è tenuto a presentare un dossier e a esprimersi sul divenire del composto in questione.

Nel 2021, nonostante gli effetti dimostrati del resorcinolo, un ingrediente che si ritrova in particolare nei cosmetici, sulla tiroide, gli Stati membri non ne hanno proibito l’utilizzo.

Al giorno d’oggi, la regolamentazione riguardante gli interferenti endocrini risulta quindi lacunosa. Per garantire la tutela dei consumatori, andrebbero certamente rivisti alcuni elementi.

Effetti anche a bassa dose

Alcuni interferenti endocrini smentiscono una regola da tempo considerata infallibile in tossicologia, secondo la quale “è la dose che fa il veleno”.

Infatti, vari studi hanno dimostrato che i perturbatori endocrini potrebbero agire anche a dosi molto basse.

Alcuni studi dimostrano addirittura che un basso dosaggio può causare effetti superiori a quelli determinati da un alto dosaggio. 

In certi casi, determinate sostanze sono nefaste soltanto in caso di un’esposizione a dosi limitate, mentre non presentano alcun effetto a dosi elevate58,59.

Gli studi di Sarah Jenkins sul bisfenolo A mostrano ad esempio che il BPA agisce sul volume del tumore nelle cavie a cui è stato impiantato.

Questi effetti sullo sviluppo delle cellule tumorali si osservano in caso di esposizione a dosi molto basse, inferiori alla Dose Giornaliera Ammissibile (DGA), e sono più importanti a dosi intermedie.

A dosi elevate, invece, gli effetti si riducono60.

Analogamente, uno studio sugli ftalati ha dimostrato gli effetti di un’esposizione a basse dosi di queste sostanze sul comportamento dei roditori.

Non sono invece stati osservati effetti in caso di esposizione a dosi elevate61.

Lo stesso effetto è stato riscontrato per i composti perfluorati, come il PFOS, utilizzati in molti beni di consumo come gli impermeabilizzanti per tessuti, i rivestimenti antiaderenti o alcuni imballaggi alimentari. Uno studio realizzato sui girini mostra che il PFOS altera il corretto funzionamento degli ormoni tiroidei in caso di esposizione a dosi intermedie, ma non a dosi basse o elevate38.

Un “effetto cocktail” inquietante

Esiste un’altra problematica importante legata agli interferenti endocrini: se combinati, la loro tossicità risulta maggiore. 

In altre parole, l’esposizione a diverse sostanze entro i valori soglia previsti (la “soglia di sicurezza”) potrebbe comunque determinare effetti di alterazione endocrina.

Si tratta del cosiddetto “effetto cocktail”62-64. Questo effetto mette in discussione la valutazione del rischio basata sulle singole sostanze, che prescinde dalla loro interazione.

Uno studio internazionale pubblicato nel 2022 ha mostrato che l’esposizione a una miscela di prodotti chimici (ftalati, fenoli e perfluorati) presenta degli effetti di alterazione endocrina e che una sovraesposizione durante la gravidanza altera il corretto funzionamento cerebrale nei bambini, causando in particolare un ritardo nel linguaggio65.

Questo ”effetto cocktail” complica notevolmente l’analisi degli interferenti endocrini: sarebbe infatti necessario testare tutte le interazioni possibili tra le migliaia di sostanze chimiche che potrebbero presentare effetti sul sistema endocrino.

Come evitare queste sostanze?

Al giorno d’oggi risulta difficile evitare gli interferenti endocrini, onnipresenti nell’ambiente in cui viviamo. Tuttavia, è possibile limitarne il più possibile l’esposizione, nell’attesa della loro interdizione legale.

Imballaggi alimentari e utensili da cucina

  • Limitare il consumo di alimenti che sono stati in contatto con un involucro in plastica
  • Utilizzare materiali inerti (vetro, acciaio inossidabile, ceramica) per la preparazione e la conservazione degli alimenti
  • Evitare di scaldare le pietanze in contenitori in plastica
  • Privilegiare l’acquisto di prodotti provenienti dall’agricoltura biologica
  • Ridurre il consumo di alimenti ultra-processati, che potrebbero contenere additivi problematici
  • Evitare gli utensili antiaderenti (in particolare le padelle) e scartarli non appena il rivestimento inizia a rovinarsi
  • Utilizzare sale iodato per evitare le carenze di iodio, indispensabile per la sintesi degli ormoni tiroidei

Cosmetici e prodotti per la casa

  • Limitare l’utilizzo di prodotti superflui per la pulizia della casa e privilegiare prodotti naturali quali l’aceto bianco, il bicarbonato di sodio e il sapone di Marsiglia
  • Evitare i cosmetici che contengono conservanti quali i parabeni
  • Privilegiare i cosmetici biologici, che vietano l’impiego di numerose sostanze controverse
  • Utilizzare pannolini bio o lavabili per i neonati (il cotone presente nei pannolini può contenere residui di pesticidi dagli effetti problematici)
  • Per lo stesso motivo, è meglio privilegiare protezioni periodiche (assorbenti interni o esterni) a base di cotone biologico

Casa e arredamento

  • Arieggiare casa per almeno 15 minuti al giorno e passare regolarmente l’aspirapolvere: l’inquinamento interno è una fonte importante di esposizione agli interferenti endocrini
  • Evitare l’impiego di spray (profumatori, impermeabilizzanti, disinfettanti), candele o incensi, che contribuiscono a inquinare l’aria
  • Evitare la moquette e le pavimentazioni in polivinilcloruro
  • Lavare i tessuti nuovi (fodere, cuscini, tappeti, tende…) prima di usarli oppure optare per tessili per la casa di seconda mano
  • Privilegiare mobili realizzati con materiali naturali non trattati ed evitare quelli in PVC o compensato, che contengono colle e plastificanti responsabili di rilasciare composti volatili negli ambienti
  • Optare per mobili di seconda mano
  • Preparare la cameretta di un neonato diverse settimane prima della nascita, assicurandosi di arieggiare quotidianamente
  • Spegnere il computer e il cellulare durante la notte (o almeno attivare la modalità stand-by / aereo). Se i dispositivi sono attivi, i ritardanti di fiamma contenuti nelle schede madri elettroniche liberano composti volatili

Abbigliamento

  • Lavare i vestiti nuovi prima di utilizzarli
  • Evitare di portare i capi tecnici in tessuti sintetici, se non durante lo sport

Giocattoli

  • Lavare i giocattoli nuovi con acqua e sapone
  • Privilegiare giocattoli in legno massiccio o in tessuto bio
  • Limitare i giocattoli in plastica o in legno trattato, soprattutto se portati alla bocca
  • Optare per giocattoli di seconda mano, ma di fabbricazione recente

Fonti 

Jean-Baptiste Fini, ricercatore e biologo, specializzato nello studio dei perturbatori endocrini.

Fonte: yuka

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