Insetti
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Insetti, mangiateli pure voi, io non mi offendo

29 gennaio 2023

Milano– La necessità di garantire la sicurezza alimentare ad una popolazione mondiale che, nel 2050, si prospetta essere di oltre 9 miliardi di persone ha spinto la comunità scientifica ad approvare  l’utilizzo degli insetti sia come cibo per  l’uomo sia come mangimi per gli animali.

Inizialmente, l’approvazione del Reg UE 2022/188 non aveva attratto particolarmente la mia attenzione; sinceramente mi sono preoccupata maggiormente quando è stato approvato il Reg UE 2015/2283 “novel food” perché, da buona malfidente, avevo già intuito che questa norma europea avrebbe aperto la strada a nuovi prodotti alimentari con la scusa del novel food.

Era già nell’aria nel 2015 che avremmo trovato gli insetti nel piatto e questa volta il piatto …non sarebbe stato da buttare!

Puntualmente si sono autorizzate per il consumo umano le locuste (Locusta migratoria), le tarme della farina (Tenebrio molitor) e i grilli (Acheta Domesticus), autorizzazione  supportata da report universitari che identificavano questi ultimi  come una fonte di cibo altamente nutriente e salutare, vantando un alto contenuto di grassi, proteine, vitamine, fibre (9), minerali, che modulavano il microbiota intestinale (12) basando le tesi che nel mondo, in culture alimentari extraeuropee ed extraitaliane, sono già milioni le persone che quotidianamente si nutrono di insetti (5), (6), (7), (8), (31) .

In questo mio breve articolo mi riferisco alla legalizzazione e commercializzazione della farina di Acheta Domesticus (Grillo) nello specifico settore  degli sfarinati e prodotti da forno.

Tra i “novel food” ecco apparire prodotti contenenti specie animali che rientrano in un discorso entomologico che si è sempre combattuto nelle aziende alimentari; fino a ieri erano da evitare in un protocollo di HACCP, ora si possono addirittura mangiare!

Prodotti che non potevano assolutamente essere commercializzati se invasi da parassiti animali in virtù di articoli come art4 comma3 DPR 187/2001,art.5 comma d  Legge 283/62, secondo i capitolati merceologici delle Regioni, report di convegni (1) (2)

L’assurdità ora è proprio questa; da indicatori di un regime igienico-sanitario negativo sono diventati cibo nutriente e salutare al pari se non maggiore della carne di bovini, ovini, caprini, suini, equini ecc.

All’improvviso l’alimentazione a base di insetti si dimostra sostenibile (32), (8)essere la soluzione ai tanti problemi che affliggono l’umanità e il Pianeta; pone un freno alla fame nel mondo, riduce le emissioni di gas a effetto serra, riduce il consumo idrico, gli ettari adibiti a pascolo e allo stesso tempo fornisce al nostro organismo proteine di alta qualità, acidi grassi e micronutrienti fondamentali.

In parole semplici:  il cibo che risolve i problemi e la fame nel mondo!

Siamo proprio sicuri che sia così?

La campagna mediatica a fronte di tale approvazione e marketing è massiva e unidirezionale (considera solo i vantaggi e mai  gli svantaggi) e ovunque sia sul Web, media, TV si “consiglia” caldamente e ripetutamente il consumo di detti alimenti.

Mi ricorda moltissimo un copione già visto in situazioni passate in cui si enfatizzavano, per esempio,  le proprietà dei frumenti provenienti da varietà antiche rispetto alle moderne, i benefici nutrizionali della macinazione a pietra rispetto quella a cilindri, o ancora i vantaggi nutrizionali  e il consumo quasi forzato della farina integrale rispetto alla tipo 00 o 0 o ancora le fake news, riguardanti certi alimenti che oggi farebbero venire il cancro mentre domani  lo combatterebbero.

Esiste un lato oscuro a quella che sembra l’ennesima panacea UE di quasi tutti i nostri problemi alimentari,  ammesso che di problemi alimentari si parli per noi italiani?

Chi dice che i nostri prodotti alimentari non siano salutari? E’ magari la stessa UE cioè quella che ci sta imponendo di mangiare insetti, che ha messo fuorilegge la fiorentina che vuole l’etichetta a semaforo NutriScore per alcune nostre eccellenze culinarie oppure gli Alert sanitari per i nostri vini paragonandoli alle sigarette?

E’ vero, c’è una certa ritrosia per non dire ribrezzo a mangiare le locuste, i grilli, d’altra parte siamo orgogliosamente italiani, ci nutriamo del vanto dei prodotti tradizionali che altri popoli e colture ci invidiano, ci curiamo con la dieta mediterranea riconosciuta nel mondo, di cui gli insetti non ne fanno parte.

Qualcuno afferma che, in qualche modo, parti di insetti già involontariamente ed inavvertitamente li abbiamo sempre mangiati e continuiamo a mangiare attraverso i funghi freschi, essiccati  o gli sfarinati; vero, ma un conto è mangiare piccoli frammenti di insetti pari al limite consentito dal filth test  degli sfarinati cioè 50 parti su 50 grammi di farina, un conto è mangiarli volontariamente interi nel piatto oppure  decidere di mangiare funghi o sfarinati infestati da larve di ditteri che fino a ieri si buttavano.

Ma poi… chi è che mangia i funghi, le insalate con le larve oppure fa il risotto con le cosiddette “farfalle” nel riso?

Quello che pochi o nessuno dirà, nella foga di sottolineare sempre e solo gli aspetti positivi, sono i lati poco chiari (3), (4), dubbiosi, (13), (15), (25), (29) per non dire oscuri (30).

In primis il fatto che per tale cibo non ci sono ancora ricerche specifiche sull’allergenicità come appare  nel punto 9 dello stesso Reg UE 188/22

“…Per dare seguito alla raccomandazione dell’Autorità la Commissione sta attualmente esaminando le modalità per svolgere le ricerche necessarie sull’allergenicità di Acheta domesticus. 

Fino a quando l’Autorità non avrà valutato i dati generati nell’ambito della ricerca e in considerazione del fatto che, ad oggi, non vi sono prove conclusive che colleghino direttamente il consumo di Acheta domesticus a casi di sensibilizzazione primaria e allergie, la Commissione ritiene che non sia opportuno includere nell’elenco dell’Unione dei nuovi alimenti autorizzati alcun requisito specifico in materia di etichettatura relativo alla possibilità che Acheta domesticus causi una sensibilizzazione primaria.”

Nel punto 8 si legge invece che

Sulla base delle limitate prove pubblicate sulle allergie alimentari connesse agli insetti in generale, che collegavano in modo ambiguo il consumo di Acheta domesticus a una serie di episodi di anafilassi, e sulla base di prove che dimostrano che Acheta domesticus contiene una serie di proteine potenzialmente allergeniche, nel suo parere l’Autorità ha concluso che il consumo di questo nuovo alimento può provocare una sensibilizzazione alle proteine di Acheta domesticus.

Ancora più chiaramente al punto 10:

“Nel suo parere l’Autorità ha inoltre rilevato che il consumo di polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) può provocare reazioni allergiche nelle persone allergiche ai crostacei, ai molluschi e agli acari della polvere.”

Ricapitolando, non ci sono dati sufficienti per dimostrare il contrario e quindi per similitudine specie specifica con altri artropodi, l’alimentazione a base di insetti può scatenare una reazione allergica in soggetti naturalmente predisposti o che mostrano allergie a crostacei, acari ecc.

Non essendoci dati specifici sull’Acheta domesticus non può di fatto essere considerato, a livello normativo, un “allergene” anche se di fatto lo è, non solo ma sembra che l’allergene sia proprio la chitina componente dell’esoscheletro (10), (11), (14) la stessa che risultava basilare fonte di fibre (9) oltre alla presenza di nuovi allergeni (20) come la tropomiosina e l’arginina chinasi (21), (22), (23), (24), (26), (27), (28)

In secundis gli insetti possono essere portatori di rischi sanitari sia per l’uomo sia per gli animali (15), (16) oltre a contenere sostanze anti nutritive, ecdisterone (17), (18), (19)  metalli pesanti come piombo, cadmio e pesticidi.

Anche se rappresentano un cibo iperproteico e del futuro (5) , secondo alcuni AA, sono comunque ed innegabilmente lontani dalla nostra cultura alimentare, tenendo conto che provengono da paesi extra UE come Cina, Vietnam. Thailandia che non brillano né per controlli sanitari né devono sottostare a Regolamenti Europei.

L’elevato consumo di insetti in Africa, America latina, Asia e Australia, non è sufficiente a garantire la salubrità di tale pratica alimentare in quanto il rischio derivante dal consumo degli alimenti dipende da numerosi fattori sia individuali (stato immunitario, flora microbica, abitudini…) sia legati all’esposizione e alle modalità di preparazione.  

Inoltre ciò che costituisce un “rischio” accettabile in alcune zone del mondo, può non esserlo in altre.

In conclusione; non amo assolutamente gli obblighi perché sono sempre stata per una scelta libera e consapevole in ogni campo e poi… perché devo mangiare gli insetti?

Ho un naturale ribrezzo per questo tipo di cibo, non ho nessuna intenzione di combatterlo e soprattutto non me ne vergogno assolutamente.

Utilizzate tutte le tecniche di convincimento che volete, avvallando le vostre tesi sul fatto che già li mangiamo involontariamente (appunto – involontariamente e solo parti parziali non insetti interi!) che sono di elevata qualità nutrizionale, che sono salutari ecc., ma come consumatore resto “sovrano” nelle mie scelte (la famosa teoria della “Sovranità del  consumatore” nemica del marketing aziendale).

Da italiana non abiurerò mai le mie origine, cultura  e tradizioni alimentari.

Inoltre, mi munirò di lente di ingrandimento e le etichette saranno ispezionate nei dettagli; sono un artigiano e combatterò per difendere l’artigianalità e tutela delle tradizioni in arte bianca fino alla fine.

Sono vegetariana convinta (non mangio carne e non contribuisco all’effetto serra, allo spreco idrico, all’inquinamento ambientale, ecc., almeno in questo) e non scambio assolutamente una fetta di buon pane italiano o una pizza o un dolce con una padella di insetti fritti.

Mangiateli pure voi, io non mi offendo!

(nell’articolo tutti i link citati)

Fonte: sevensalerno

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