Inquinamento elettromagnetico
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Inquinamento elettromagnetico. E’ il momento di cambiare.

Post di Luca Rech dell’11 ottobre 2024 “salute elettromagnetica”

L’ambito molto complesso che trattiamo, ovvero “l’inquinamento elettromagnetico” in tutte le sue sfaccettature, non è UN pericolo…è IL pericolo.

Ci stiamo impegnando più che mai per portare le giuste informazioni a più gente possibile, attraverso il nostro canale e anche su altri che, condividendo la nostra stessa urgenza, hanno la bontà di ospitarci e metterci a disposizione spazi preziosi per fare tutti insieme da cassa di risonanza su temi condivisi.

Partecipiamo a convegni e conferenze, incontriamo sindaci e amministratori locali cercando di trasmettere delle conoscenze che permettano a chi ha facoltà e possibilità di fare qualcosa per il bene comune di intraprendere grandi o piccole azioni a tutela di tutti.

Ma non basta. Qualsiasi cambiamento deve partire da NOI!

E’ inutile che ci lamentiamo del “governo ladro”, se poi siamo i primi a non fare niente…non dico per gli altri, ma neanche per noi stessi.

Il nome di questo canale, “SALUTE ELETTROMAGNETICA”, ha un significato ben preciso. Avremmo potuto cavalcare l’onda e chiamarlo allarmisticamente “Allarme 5G” o che ne so…”Moriremo tutti!”.

Ma il nostro scopo non è terrorizzare e/o allarmare…anche se capiamo purtroppo chi si affida a questi metodi: certe volte è necessario scuotere dal torpore coloro che dormono profondamente usando toni sopra le righe.

Il nostro scopo è andare verso la luce, combattere ciò che minaccia la salute di tutti noi, in primo luogo informandovi al meglio delle nostre possibilità sulle cause fisiche, ambientali e, purtroppo, anche ”politiche” della situazione attuale…in secondo dandovi suggerimenti concreti su come iniziare a lottare per cambiare in meglio la vostra salute.

Noi perseguiamo la SALUTE ELETTROMAGNETICA, non la PAURA elettromagnetica!

Allora SVEGLIATEVI!

Non basta leggere i post del nostro canale o quelli di qualunque altro: dovete agire. ORA! IERI!

Quando diciamo che l’inquinamento elettromagnetico è la principale forma di aggressione alla nostra salute da circa 100 anni a questa parte, non stiamo scherzando né tanto meno esagerando!

Dall’avvento della corrente elettrica, l’aggressione alle fondamenta stesse della biologia dell’essere umano è stata incessante.

In biologia con il termine elettricità viene definito il complesso dei fenomeni elettrici che si verificano all’interno dei tessuti viventi. Tutte le attività degli organismi, infatti, sono accompagnate dalla produzione di debolissime correnti elettriche.

Ci basti sapere che l’evoluzione ha impiegato milioni di anni per mettere a punto delicatissimi meccanismi responsabili dei fenomeni elettrici dei tessuti viventi che sono di fondamentale importanza per lo svolgimento di ogni singola funzione vitale del corpo umano.

Ogni minima ingerenza esterna a questi fenomeni elettrici è un attacco ai punti nevralgici del nostro organismo e vi assicuro che non serviva il “cinqueggì”, perché sono decenni che, con la nostra complicità, siamo letteralmente bombardati da emissioni elettromagnetiche il cui unico contributo alla nostra salute è l’incessante tentativo di distruggerla!

Inquinamento elettromagnetico E’ il momento di cambiare.

E’ il momento di agire! Adesso!

Gli americani, non che ci debbano insegnare niente eh…ma questo è un altro discorso, hanno un efficace modo di dire per rappresentare quello che vorremmo dirvi oggi: “yesterday you said tomorrow” ovvero “ieri hai detto domani”.

Bene, domani è oggi. Dobbiamo cambiare paradigma.

Il paradigma è la moltitudine di abitudini che controllano la nostra vita.

Le nostre azioni si basano sulle nostre credenze e i nostri risultati sono il prodotto dei comportamenti che adottiamo.

E’ vero: viviamo tempi terribili.

Chiunque non sia completamente rincoglionito (e qualcuno lo conosciamo tutti…vero?) non può non sentirsi sopraffatto dall’incessante moltitudine di notizie e avvenimenti negativi con cui ci martellano ogni santo giorno: la pandemia eterna, la guerra, la geo-ingegneria, il 5,6,7G…e chi più ne ha più ne metta.

Abbiamo due scelte: rintanarci tremebondi in qualche angolino buio e farci consumare dalle nostre paure o alzarci e iniziare a lottare.

Per noi stessi, per tutti quelli a cui vogliamo bene e per quelli che verranno dopo di noi.

Veniamo al punto: CAMBIARE. La cosa più difficile.

In queste ultime settimane abbiamo ricevuto moltissimi messaggi e mail, inoltre, sia per motivi professionali che partecipando a convegni o conferenze abbiamo incontrato tantissima gente e abbiamo notato qualcosa che ci ha spinto a scrivere queste righe oggi.

Inquinamento elettromagnetico E’ il momento di cambiare

Nessuno vuole cambiare e tutti vogliono illudersi che basti fare, non dico il minimo…ma il minimissimo!

Non abbiamo potuto fare a meno di notare questo atteggiamento proprio tra quelle persone che si informano e partecipano ad interessanti eventi informativi. Per cui, dovrebbero sentirsi spinte ad agire diversamente!

Mentre ci siamo sentiti travolti da uno tsunami di sconfortanti banalità autoassolutorie!

Siamo letteralmente bombardati da messaggi e mail che ci chiedono, giustamente, “cosa possiamo fare”?…Ugualmente avviene quando abbiamo la fortuna e il piacere di potervi incontrare di persona a qualche manifestazione o evento…Quello che non ci torna sono le vostre osservazioni a tutti gli argomenti che trattiamo:

  • – “eh per fortuna io abito in campagna”
  • – “da me comunque il cellulare prende poco…”
  • – “Davanti casa ho una siepe (o degli alberi, dei cespugli, dei Chihuahua…) e ho sentito che ferma il 5G”
  • – “il microonde lo uso pochissimo”
  • – “qui il 5G per fortuna non è ancora arrivato!”
  • – “io ho un ciondolo con questa o quella pietra e sono protetto/a”
  • – “si…il cellulare lo tengo sul comodino, ma spento” (tra l’altro, a che diavolo ti serve?)

E potremmo continuare per ore…ora, se qualcuno si riconoscesse in questi esempi, non si offenda, non era niente di personale!

Quello che vogliamo dire è che possiamo evitare di andare alle conferenze di Maurizio Martucci, non dico alle nostre che non siamo nessuno, se poi l’unica cosa che sappiamo fare è cercare un motivo per non sentirci chiamati in causa perché ogni tanto spegniamo il cellulare!

Cercherò di essere chiaro: SIAMO TUTTI CHIAMATI IN CAUSA!

Quando il cellulare è spento, il segnale ci raggiunge lo stesso, se il 5G non è ancora arrivato dove abitiamo, arriverà domani e comunque il 2, il 3 e il 4G bastano e avanzano per mandarci al cimitero anzitempo.

Il microonde va buttato fuori dalla finestra adesso! Possibilmente mentre passa il tecnico dell’Arpav che ci dice che “i valori sono nella norma”!

Se abitiamo in centro città, siamo letteralmente bombardati dai wi-fi di ogni negozio, azienda o attività!

Quando andiamo al centro commerciale ci immergiamo volontariamente in un enorme forno a micoroonde generato dalle migliaia di telefonini contemporaneamente accesi e raggiunti dal segnale dei vari gestori telefonici, uniti a tutte reti wifi contestualmente attive!

Le dannate cuffie bluetooth che indossiamo e lasciamo indossare ai nostri adolescenti, danneggiano gravemente il nostro nervo uditivo e i pochi millimetri di distanza dal nostro cervello gli consentono di alterare il funzionamento dei 12 nervi cranici presenti nel corpo umano.

Si tratta di fasci di fibre nervose che hanno origine nell’encefalo (che insieme al midollo spinale forma il sistema nervoso centrale) e che da lì si diramano nel cranio, nel collo, nel torace e nell’addome. Insieme a quelli spinali, che si generano nel midollo osseo, i nervi cranici costituiscono il sistema nervoso periferico.

Inquinamento elettromagnetico E’ il momento di cambiare.

Cambiare paradigma non significa spegnere il cellulare mezzora prima (che comunque male non fa eh…), ma significa guardarsi allo specchio e rendersi pienamente conto che la nostra vita, col nostro involontario consenso, è stata letteralmente colonizzata da tutta una serie di apparecchi, device, elettrodomestici e situazioni che ci hanno sopraffatto e lentamente ci stanno portando ad esserne completamente dipendenti quando non addirittura al loro servizio!

L’iperconnettività e la tecnologia onnipresente, ci ha catapultati in un mondo in cui siamo diventati schiavi delle nostre stesse creazioni.

Ci siamo fatti convincere che tutto ciò fosse pensato per servire l’umanità. E’ ora di aprire gli occhi e ammettere a noi stessi che è diventato ormai un padrone implacabile, che guida le nostre vite, scandisce i nostri tempi e plasma i nostri comportamenti in ogni modo possibile!

E’ ora di aprire gli occhi e ammettere che la promessa della tecnologia di semplificare le nostre vite, di renderle più efficienti e piacevoli si è rivelata un subdolo inganno: ciò che abbiamo ottenuto è una dipendenza sempre più profonda da dispositivi e servizi che, invece di migliorare la nostra qualità della vita, sembrano averne preso il controllo.

E’ ora di aprire gli occhi e ammettere che siamo dipendenti dai nostri smartphone, sempre connessi e sempre reperibili. Sempre connessi anche quando dovremmo essere liberi di staccare la spina e vivere nel momento presente.

La nostra dipendenza da social media e applicazioni è diventata così pervasiva che spesso sacrifichiamo il tempo trascorso con amici e familiari per scorrere infinitamente i nostri feed digitali.

La domanda che dobbiamo porci è: chi sta davvero servendo chi?

Siamo diventati inconsapevoli servi della tecnologia che doveva essere al nostro servizio!

Inquinamento elettromagnetico E’ il momento di cambiare

È tempo di riflettere su come possiamo riconquistare il controllo delle nostre vite e ristabilire un equilibrio sano tra noi e tutto ciò che in qualsiasi modo possiamo identificare come “artificiale”, “macchina” o in qualsiasi maniera “non umano”, prima che sia troppo tardi.

E’ tempo per ognuno di noi di essere artefice di un proprio cambiamento culturale che valorizzi il benessere e il tempo trascorso offline col preciso obiettivo di eliminare la pressione sociale che ci auto-induciamo inconsciamente per essere costantemente connessi e disponibili.

Il paradigma va invertito.

Dobbiamo celebrare il tempo trascorso con la famiglia, gli amici e nella natura, e strappare il velo che nasconde ai nostri occhi l’insensatezza e l’inutilità dell’enfasi sul successo e la produttività misurati dall’uso della tecnologia.

Promuovere un cambiamento culturale che valorizzi il benessere e il tempo trascorso offline è fondamentale per contrastare la dipendenza dalla tecnologia e ristabilire un equilibrio nel nostro sbilanciatissimo rapporto con i device digitali.

Questo approccio richiede un impegno personale che non possiamo e non dobbiamo delegare a nessuna istituzione o leader politico, a nessuna azienda e a nessun “influencer”.

Basta scuse!

Basta accusare la politica, le aziende, la televisione e l’immenso ingranaggio economico che trae spudoratamente vantaggio dall’arrendevolezza con cui ci siamo lasciati trascinare mani e piedi in queste sabbie mobili digitali che stanno inghiottendo minuto dopo minuto preziosi centimetri della nostra vita!

E’ ora di guardarsi allo specchio e ammettere che, senza opporre la minima resistenza, ci siamo fatti convincere che l’Iphone 8, rispetto al 7, fosse un grande passo avanti per tutta l’umanità…mentre lo era solo per l’ignobile meccanismo che ogni giorno, ogni minuto, con la nostra totale complicità, ci stringe sempre di più al collo questo cappio digitale col preciso intento di invadere ogni singolo istante della nostra vita.

Se non facciamo qualcosa ADESSO, ci convinceranno presto che l’unica unità di misura che determinerà la qualità della nostra vita sarà la qualità della connessione.

La connessione al nostro telefono, alla nostra tv, al nostro smartwatch, alla nostra macchina, alla nostra lavatrice, alla nostra casa, al nostro visore3D e a qualsiasi dannata cosa il cui nome cominci con “Smart”.

Mentre l’unica connessione di cui abbiamo bisogno è la connessione umana!

La connessione umana rappresenta il tessuto vitale delle relazioni interpersonali e della società nel suo insieme.

Vogliono spingerci ad ogni costo ad accettare di entrare a piedi pari in un’era dominata dalla tecnologia, dove le interazioni digitali spesso prendono il sopravvento.

Spetta ad ognuno di noi ribellarsi a tutto questo attraverso azioni concrete per promuovere e valorizzare la connessione umana. Ed è quanto di più cruciale possiamo fare per il nostro benessere individuale e collettivo.

La connessione umana si basa sull’empatia e sulla comprensione reciproca. Nell’interazione faccia a faccia, possiamo percepire le emozioni e le espressioni non verbali degli altri, il che ci consente di stabilire relazioni più significative e autentiche.

La connessione umana ci offre sostegno emotivo e sociale in tempi di bisogno. Poter condividere gioie, dolori, preoccupazioni e successi con gli altri crea legami profondi che ci fanno sentire compresi e supportati.

Solamente attraverso le relazioni umane, abbiamo l’opportunità di imparare e crescere.

Le interazioni con persone con esperienze e prospettive diverse ci permettono di ampliare i nostri orizzonti, di metterci alla prova e di sviluppare una maggiore consapevolezza di noi stessi e del mondo che ci circonda.

Qualsiasi ricerca sul tema ha dimostrato che le relazioni umane significative sono fondamentali per la nostra salute mentale e il nostro benessere emotivo. Sentirsi connessi, umanamente e non digitalmente, con gli altri riduce il rischio di depressione, ansia e solitudine. Aumenta la nostra resilienza e il senso di appartenenza.

La connessione umana favorisce la collaborazione e la cooperazione, elementi essenziali per affrontare sfide complesse e creare delle comunità forti e resilienti.

Quando le persone si uniscono per perseguire obiettivi comuni e si prendono cura l’una dell’altra, si creano legami che rafforzano il tessuto sociale e promuovono il benessere di tutti i membri della comunità.

Il Richiamo alla Vita Autentica oltre la Tecnologia

Nell’era digitale in cui ci siamo infilati, è diventato sempre più difficile trovare un momento di quiete, un istante in cui non siamo interrotti dalle notifiche dei nostri dispositivi digitali, un momento in cui possiamo veramente connetterci con noi stessi e con il mondo che ci circonda.

In questo vortice di tecnologia e connessione costante, l’essenza stessa dell’umanità rischia di perdersi, se non ci prendiamo il tempo per rallentare e riflettere sulle vere necessità del nostro essere.

C’è un richiamo profondo nell’animo umano, un richiamo alla vita autentica, lontana dalle distrazioni e dalle superficialità che la tecnologia spesso ci propone. Un richiamo che sentiamo tutti, che avvertiamo nell’insoddisfazione di passare ore, giorni, anni, in coda dentro all’abitacolo della nostra automobile o seduti sul divano ad osservare uno schermo che ci parla di tutto tranne di quello che noi vorremmo veramente sentirci dire.

È un invito a riscoprire la bellezza delle relazioni vere, a immergersi nella natura, a nutrire l’anima con esperienze che vanno al di là dei semplici clic su uno schermo.

La dipendenza dalla tecnologia e la costante connessione ai dispositivi ci stanno lentamente alienando dalla realtà che ci circonda. Ci distraggono dalle emozioni autentiche, dalla gioia di un tramonto senza filtri, dal piacere di una conversazione profonda con un amico, dalla bellezza di un libro che sfogliamo tra le mani.

Nel testo di un capolavoro immortale come “Cosa sarà” cantata da Lucio Dalla e Francesco De Gregori (ma scritta da Ron), c’è un verso che fotografa perfettamente la distanza che la nostra epoca, iperconessa con il nulla, ha scavato con quella che l’ha preceduta, in cui l’unica connessione che conoscevamo era con altri esseri umani…

Era il 1979 e quel verso diceva “Cosa sarà, che ci fa lasciare la bicicletta sul muro, e camminare la sera, con un amico, a parlar del futuro?”

Sono passati 45 anni e minuto dopo minuto, ci siamo fatti convincere che l’amico più importante che dobbiamo avere sempre al nostro fianco quando usciamo per una passeggiata sia un dispositivo il cui unico scopo è allontanarci da quel muro, da quella bicicletta e da quell’amico.

In questa corsa verso l’iperconnessione, rischiamo di perdere di vista ciò che veramente conta nella vita. Le relazioni umane, la connessione con la natura, la scoperta di sé stessi e degli altri.

Tuttavia, c’è speranza. E’ il momento di cambiare!

Possiamo ancora scegliere di riconnetterci con la nostra umanità, di abbracciare la vita al di fuori dello schermo. Possiamo scegliere di mettere da parte i nostri dispositivi digitali, di immergerci nel mondo reale e riscoprire ciò che davvero ci fa sentire vivi.

Prendiamoci il tempo per staccare la spina e ritrovare il contatto con ciò che ci circonda, scopriremo una ricchezza di esperienze ed emozioni che la tecnologia non può e non potrà mai replicare, anche se stanno facendo di tutto per convincerci del contrario.

La sensazione del sole che ci riscalda la pelle, il suono del vento tra gli alberi, il profumo della pioggia appena caduta sulla terra, quel silenzio indescrivibile della neve che si posa in montagna.

Sono queste piccole meraviglie che ci riportano alla nostra umanità, che ci fanno sentire parte integrante del tessuto del mondo e che nessuna tecnologia potrà mai sostituire!

Non commettete l’errore di considerarle solo semplici immagini poetiche o frasi ad effetto, non lo sono: sono la descrizione di esperienze che l’essere umano ha sempre vissuto, prima di consegnarsi mani e piedi ad un mondo di rappresentazioni virtuali, che tenta di convincerci che la realtà è dentro i dispositivi…mentre possiamo e dobbiamo semplicemente interrompere questa assurdità e riappropriarci della nostra vita così com’è sempre stata e sempre dovrà essere!

Noi che siamo adulti in quest’epoca, siamo investiti di una responsabilità che nessuna generazione passata ha mai avuto.

Siamo le ultime generazioni che possono ricordarsi di aver vissuto felicemente senza internet, senza lo smartphone e senza alcun bisogno di doverne scrutare lo schermo appena svegli per la paura di essere “sconnessi” da un mondo che, altrimenti, potrebbe andare avanti senza di noi!

Ormai, una gran parte di quelli venuti dopo di noi, non concepisce neanche l’idea di sentirsi esseri umani senza “connessione”.

Non hanno alcun ricordo di un tempo in cui stavi seduto sulla panchina con i tuoi amici e l’unico vero piacere era chiacchierare con loro fino allo sfinimento.

Li vediamo ovunque e ogni giorno….tutti insieme e tutti disperatamente soli nel loro universo digitale. A testa china a digitare chissà cosa a qualcuno che è da un’altra parte, ignorando chi è seduto a pochi centimetri.

Inquinamento elettromagnetico E’ il momento di cambiare

Tocca noi, ultimi custodi di un tempo in cui l’unico modo per “connettersi” con qualcuno era di parlargli, di discuterci, di litigarci faccia a faccia, rimettere indietro le lancette dell’orologio e far capire a chi non ha avuto la fortuna di viverlo che esiste un mondo senza connessione e che è quello il nostro mondo.

Dobbiamo ricordare a noi stessi e poi insegnarlo alle nuove generazioni che bisogna prendersi il tempo per coltivare relazioni significative. Immergersi nella natura e dedicare attenzione alla propria crescita personale. Significa abbracciare la vita con tutti i suoi alti e bassi, senza filtri né distrazioni.

In un’epoca in cui la tecnologia sembra dominare ogni aspetto della nostra esistenza, è più importante che mai riscoprire la nostra umanità. È solo abbracciando la vita al di fuori dello schermo, riconnettendoci con noi stessi e con gli altri, che possiamo veramente trovare significato e appagamento.

È tempo di tornare ad essere veramente umani.

Prima che non resti più nessuno in grado di ricordarsi che c’è stato un tempo, in cui l’unica cosa che avevamo terrore di scordare quando uscivamo erano le chiavi di casa.

Fonte: saluteelettromagnetica Luca Rech

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