La tua mente è sotto assedio. Ecco il percorso verso la vittoria.
La guerra d’inverno (1939-40), nota anche come guerra russo-finlandese, ha dimostrato, come tanti altri casi, che l’idea che la sola forza bruta possa garantire la vittoria è un presupposto ridicolo, perpetuato dagli ingenui e dagli arroganti. La storia ci ha costantemente dimostrato che sono le battaglie intraprese all’interno della mente a dettare, in ultima analisi, l’esito di qualsiasi conflitto.
La convinzione illusoria che la forza bruta sia la chiave del trionfo ha portato a innumerevoli sconfitte e occupazioni prolungate. Ci ricorda che i veri fattori che determinano la vittoria o la sconfitta in ogni conflitto sono intelligenza, determinazione e principi guida.
Lo scontro più duro che dobbiamo affrontare non è contro un nemico esterno, ma all’interno delle nostre menti. Il campo di battaglia mentale rappresenta il fulcro del successo in tutti gli aspetti della vita, eppure è una realtà ampiamente ignorata. Pochi individui possiedono le conoscenze e le capacità per difendersi dai malvagi attacchi psicologici che cercano di minare il loro stesso essere. L’importanza dell’autodifesa mentale non può essere sopravvalutata, in particolare nel contesto della guerra fredda clandestina che è stata condotta contro la popolazione per generazioni.
Questa sottomissione psicologica, mascherata da progresso, è un tentativo deliberato di erodere la nostra determinazione, la fiducia in noi stessi, e l’integrità morale. Le élite al potere, maestre della manipolazione psicologica, comprendono che la strategia più efficace per la vittoria è condizionare i propri nemici ad arrendersi prima ancora che la battaglia abbia inizio.
Gli occidentali vengono sistematicamente condizionati a rinunciare alla propria forza interiore e alla propria autonomia mentale, assicurandosi la sconfitta quando inevitabilmente si presenta lo scontro fisico. È una tattica intelligente, utilizzata dai tiranni nel corso della storia.
L’arte della manipolazione psicologica è un elemento fondamentale dei governi corrotti, che la brandiscono come un’arma di precisione per soggiogare e controllare i propri cittadini. Diffondono la loro propaganda velenosa utilizzando “psyops”, un eufemismo per la diffusione deliberata di bugie, mezze verità e minacce progettate per instillare paura, confusione e obbedienza. L’obiettivo è orchestrare una risposta emotiva collettiva che serva gli interessi dell’élite al potere, schiacciando allo stesso tempo ogni parvenza di dissenso o resistenza.
Nelle mani di un regime dispotico, le psyops sono un potente strumento di manipolazione di massa, sapientemente realizzato per suscitare una reazione specifica da parte della popolazione e indurre le persone a lavorare inconsapevolmente contro i propri interessi, il tutto credendo di combattere per una nobile causa. L’ironia è che questi governi, che pretendono di rappresentare il popolo, sono in realtà maestri della guerra psicologica, e usano il loro potere per ingannare, dividere e conquistare.
Non avere paura di ipotetici conflitti
L’antica tattica dell’allarmismo è un punto fermo dei regimi totalitari, utilizzata per schiacciare gli spiriti di coloro che osano resistere al loro dominio oppressivo. Le burocrazie ed eserciti conquistatori utilizzano da tempo la strategia di esagerare la propria forza e il proprio numero per instillare il terrore nei cuori dei loro aspiranti sudditi.
Gengis Khan, il famigerato signore della guerra, perfezionò quest’arte, utilizzando una combinazione di minacce inventate e violenza brutale per intimidire le regioni e sottometterle. La sua reputazione, spesso più un mito che una realtà, fu sufficiente a spingere molti ad arrendersi senza combattere.
Oggi anche noi attivisti contro l’establishment criminale temiamo la potenza delle loro campagna di manipolazione. Gli avvertimenti provengono da tutte le direzioni, spesso da parti “preoccupate” che sostengono che i nostri sforzi sono inutili e che ci stiamo semplicemente trasformando in bersagli inermi dell’onnipotente macchina globalista.
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