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Spid e carta elettronica, è rivoluzione:
una app unica per l’identità digitale.
Cosa cambia

Parola d’ordine: Idn. Vale a dire «Identità Digitale Nazionale».
Dimenticate lo Spid e preparatevi a dire addio anche alla Cie.
Il governo si prepara a lanciare un’app che riunisce sotto un’unica denominazione tutte le informazioni digitali dei cittadini.
Una sorta di passpartout attraverso il quale dialogare con lo Stato e sbrigare qualsiasi tipo di pratica burocratica.
Una sorta di ponte verso l’identità comune digitale europea, alla quale sta lavorando la Commissione, e che rientra tra gli obiettivi del Pnrr.

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Il percorso

Il dossier è tra le mani del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, il quale, dalla prossima settimana, convocherà i gestori d’identità digitale per mettere in moto la macchina e delineare gli scenari futuri.
Una commissione di esperti, nominata presso il Dipartimento per la trasformazione digitale, è al lavoro da un paio di mesi per individuare un cronoprogramma chiaro e condiviso con tutti gli stakeholder politici e tecnici.

Il 23 febbraio, nel corso di un incontro con Assocertificatori, il sottosegretario Butti ha ribadito la piena volontà e disponibilità del governo a trovare una soluzione condivisa e sostenibile.
E così, mentre il governo si trova sulla scrivania il rinnovo delle convenzioni di Spid, già scadute a fine 2022 e prorogate d’ufficio fino ad aprile per non interrompere il servizio, il dipartimento di Palazzo Chigi ha elaborato una proposta per superare l’attuale situazione.
Idn, per l’appunto, per il quale il governo è pronto a lanciare una gara a breve.

Butti ha spiegato:

«Dopo otto anni di richieste inascoltate da parte di Assocertificatori e dei privati impegnati in Spid, questo è il primo governo con le idee molto chiare in materia di identità digitale, che apre al dialogo con i privati»
Non c’è alcuna intenzione di disperdere l’esperienza e il patrimonio innovativo del Sistema Pubblico dell’identità Digitale (Spid) ma la volontà di evolvere e migliorare i sistemi italiani di identità digitale, in linea con il quadro europeo di riferimento.
Il processo di razionalizzazione delle identità digitali proseguirà pertanto in modo condiviso tra il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio, i soggetti istituzionali e gli stakeholder coinvolti, nel migliore interesse dei cittadini»

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Obiettivo

L’obiettivo finale di Idn, come detto, è quello di unificare l’attuale duopolio italiano nel campo dei sistemi di identificazione in una unica app, proprio come prevede il modello indicato dalla Commissione europea.

Attualmente, da un lato c’è la Carta di identità elettronica (Cie), emessa dal ministero dell’Interno e prodotta dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Costa 16,79 euro e per usarla servono un codice pin, il puk e un lettore apposito, perché contiene un chip nel quale sono conservati tutti i dati personali.

Dall’altro versante c’è lo Spid, la cui gestione è affidata a diverse aziende private (alcune delle quali fanno pagare l’attivazione): offre diversi livelli di sicurezza e maggiore flessibilità
I numeri riferiti al 2022 dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) dimostrano che, se Spid e Cie contano un numero di iscritti pressoché identico (33,5 milioni il primo contro i 32,7 della seconda), il sistema pubblico di identità digitale è stato usato per effettuare un miliardo di accessi ai servizi pubblici, contro i 21 milioni della carta di identità elettronica.

Ovviamente chi lavora al progetto dell’Identità nazionale digitale è consapevole che l’iniziativa dovrà tenere conto dell’app di identità europea prossima futura.
Alcune settimane fa Bruxelles ha infatti avviato la fase di sperimentazione mettendo sul piatto 60 milioni. Investimenti necessari per far decollare i bandi necessari a creare l’app Ue, che poi ogni Paese potrà adattare, come per le app del green pass.

FONTE: Il Messaggero

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