Frédéric Baldan, 36 anni, cittadino belga di chiare origini italiane vanta un record molto particolare: è il primo e per ora unico europeo ad aver denunciato penalmente un presidente della Commissione. Il caso ovviamente è quello dei famosi sms che Ursula Von der Leyen ha scambiato con il Ceo di Pfizer Albert Bourla e che lei si è sempre rifiutata di rendere pubblici.
A che punto si trova il procedimento penale?
«Sono vincolato dal segreto delle indagini. Non posso rispondere».
Secondo Politico i procuratori europei avrebbero preso in carico le indagini. C’è un po’ di confusione a riguardo, su cosa stanno indagando quelli dell’EPPO e quale parte è ancora di competenza del tribunale di Liegi?
«Su Politico dovrebbe chiedere direttamente ai giornalisti che hanno scritto l’articolo, o a Xavier Azalbert di France-Soir, che ha evidenziato le gravi carenze giornalistiche del sito americano».
Ma secondo lei è un bene o un male che anche i procuratori europei stiano indagando?
«L’EPPO ha un legame di dipendenza e/o di sovraordinazione con la Commissione Europea. Di conseguenza si trova in una posizione che non consente di offrire garanzie di indipendenza. Ho parlato con un procuratore della Procura europea che mi ha detto che l’obiettivo è quello di creare una procura federale europea e privare gli stati membri dei loro poteri giudiziari. Ciò mi sembra contrario alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE e offre ai politici dell’Unione uno strumento di interferenza giudiziaria».
Risulta che lei abbia chiesto anche un risarcimento alla Corte Ue e la sospensione cautelativa della Von der Leyen. Il tribunale ha respinto la richiesta e lei ha presentato ricorso.
«Un giudice della Corte di giustizia europea ha consapevolmente e volontariamente detto la cosa sbagliata per proteggere Ursula von der Leyen. Ora ne abbiamo le prove materiali, che renderemo pubbliche nelle prossime settimane. Siamo tuttavia riusciti a convincere la Commissione a riconoscere davanti alla Corte di giustizia europea che è effettivamente possibile sospendere la Von der Leyen insieme ai membri della sua commissione».
Si riferisce al giudice Marc van der Woude?
«È uno di loro. Abbiamo inviato una lettera sui suoi conflitti di interesse e lui l’ha rimossa dal fascicolo. Ma ci sono altre cose che diremo molto presto. Sarà il più grande scandalo mai visto a Bruxelles».
Ma perché si è buttato in questa avventura?
«L’unico elemento mancante era la denuncia penale. La stessa Ursula von der Leyen ha affermato che la corruzione è un crimine, che deve essere perseguito e che ha piena fiducia nelle autorità belghe che hanno giurisdizione per trattare un caso come Qatargate. Ho semplicemente seguito le raccomandazioni legali della stessa presidente della Commissione europea. Non ho intenzione di permettere alla Von der Leyen di continuare a distruggere i diritti fondamentali e ad attaccare le fondamenta della nostra democrazia».
La Polonia è uno di quei Paesi che hanno fatto causa, ma Politico dice che ora il governo di Varsavia vuole fare marcia indietro. Nel frattempo però c’è stato un cambio di governo e ora il primo ministro è Tusk, ex presidente del Consiglio e amico delle istituzioni Ue. Secondo lei stanno cercando di proteggerla?
«Tusk è anche l’ex presidente del PPE e Ursula è la candidata del suo gruppo. E ritirare una causa non è possibile secondo la legge belga, quindi sono perplesso anche riguardo a questa perentoria affermazione di Politico. Se la Polonia e i suoi avvocati avessero ritenuto accertati gli elementi costitutivi della violazione nonché il relativo danno, un cambio di governo non dovrebbe cambiare questo stato di cose. A meno che non si creda che ci sia la volontà politica di interferire con la magistratura».
Cosa pensa che ci sia in quegli sms tra Von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer Bourla?
«Mi interessano i fatti e la verità, non le speculazioni».
C’è qualcuno che ha menzionato gli interessi in Cina della sua società di lobbying, la Cebiz, e li ha affiancati al vostro caso davanti alla Commissione…
«Il mio campo di competenza sono le relazioni UE-Cina. La fonte di queste accuse è Ursula von der Leyen (e i suoi consiglieri). Cerca di vittimizzare se stessa e di discriminarmi. Non a caso il suo subordinato ha fatto ritirare il mio accredito (al Parlamento Europeo, ndr) in modo brutale e in violazione della direttiva sugli informatori. Da allora sono stato oggetto di numerose manovre volte a offuscare la mia immagine. È una classica strategia politico-criminale: distogliere l’attenzione accusando la vittima e costringendola a giustificarsi. In effetti, ho alcune prove molto interessanti da presentare ai tribunali riguardo a queste operazioni per destabilizzarmi. Alcune di esse verranno rese pubbliche nelle prossime settimane».
Si riferisce anche al libro in arrivo titolato “Ursula Gate”, scritto di suo pugno?
«Non è mio quel libro. È un falso grossolano, con errori di ortografia, progettato per macchiare la mia immagine. Molti distributori, come la Fnac, se ne sono accorti e hanno ritirato il prodotto dai propri cataloghi».
Incredibile. Ha già querelato qualcuno per questo falso?
«Ovviamente. Ho mandato un ufficiale giudiziario due settimane fa. Mi è costato mille euro, quindi può immaginare che li porterò sicuramente in tribunale».
Come funziona il potere delle lobby al Parlamento europeo? Lei prima ha citato il Qatargate, ci sono stati dei cambiamenti da quello scandalo?
«Dovreste chiedere della Commissione invece che del Parlamento. La Commissione ha raggiunto un livello di compromesso così elevato con tale impunità che le lobby hanno quasi totalmente monopolizzato il controllo del processo decisionale pubblico, a scapito dei cittadini dell’UE e dell’interesse pubblico. Il Qatargate è una goccia nell’oceano della corruzione a Bruxelles».
Fonte: LiberoQuotidiano
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