Femminicidi: numeri gonfiati da attiviste e politici. Prefetto: “40 Casi nel 2023”. I Pericoli dell’Educazione Sentimentale Statale per i Bimbi.
ll Prefetto di Padova: «I femminicidi in Italia sono 40»
«I femminicidi in Italia sono 40. Gli omicidi di donne sono 105, ma il femminicidio è l’omicidio di una donna per motivi di genere. E i femminicidi sono 40».
Sono le dichiarazione rese dal Prefetto di Padova Francesco Messina, in occasione di un appuntamento dedicato al superamento della violenza di genere in collaborazione con l’Università.
Il Prefetto ha insistito su questo dato.
«Gli omicidi di donne sono 40, ricordiamo bene la differenza perché altrimenti si rischia di essere discriminatori nei confronti degli omicidi di uomini».
«Ricordiamo bene la differenza e quella che è l’indicazione di cos’è un femminicidio, e la bibbia in questo senso è la convenzione di Istanbul (Trattato internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 ed aperta alla firma l’11 maggio 2011 a Istanbul , n.d.r.). E i femminicidi in Italia, purtroppo anche quello di Giulia, sono 40. E sono in diminuzione rispetto all’anno scorso, che sono stati 51. L’emersione è importante ma ci vuole competenza a trattare il fenomeno. Massima attenzione ci vuole, a valutare se stiamo andando nella strada giusta. Questo è il tema. Massima attenzione alla definizione tecnica del reato», ha ribadito il Prefetto di Padova.
«Certo, c’è anche il tema della donna succube ancora presente nella nostra società, che accetta di subire e non denuncia. Ma questo è un tema d’altro tipo ma è quello che purtroppo incide nel non raggiungimento della parità di genere. E’ questa la partita importante, la parità di genere e le pari opportunità».
Infine lo ha ribadito ancora una volta: «Io, mutuando la mia esperienza in Polizia porto un contributo che è molto tecnico. Quindi i femminicidi sono 40».
Fonte Padova Oggi
Pericolosa l’Educazione Sentimentale di Stato nelle Scuole Elementari
di Piero Angelo De Ruvo
L’omicidio efferato della povera Giulia ha scosso le coscienze di tutti, questo è innegabile.
Al di la della rocambolesca fuga, delle varie fasi dell’indagine, del giusto dolore e sconvolgimento creatosi nelle due famiglie, rimane il fatto che l’atto commesso da “uno”, non deve essere riversato sulla massa.
Si è parlato di “Patriarcato”, di uomini colpevoli del solo fatto di essere biologicamente differenti dalle donne, additandoli quali crudeli e violenti, stereotipi provenienti da un retaggio storico-culturale che negli anni, fortunatamente, si è evoluto ed oggi non tutti gli uomini sono violenti, e soprattutto quella forma di “Patriarcato” che tutti additano agli uomini “Italiani”, oggi deve essere ricercato in altre culture accolti sul nostro Patrio suolo.
Purtroppo, la politica (quella con la “p” minuscola), anche in una situazione luttuosa e drammatica, non ha perso tempo per sfruttare la circostanziata scia emotiva, proponendo di introdurre “l’educazione sentimentale” a scuola.
Fin da ora, queste affermazioni dovrebbero far suonare un campanello d’allarme, ma analizziamo meglio.
Che cosa è il sentimento, si possono educare i sentimenti, oppure la parola educare vuole essere un “indirizzare” verso una logica sentimentale unidirezionale.
Se si vuole analizzare in maniera semantica, il termine “sentimento” viene definito:
“La facoltà e l’atto del sentire, di avvertire impressioni esterne o interne. Più spesso, la coscienza, la consapevolezza dei propri atti. Facoltà e capacità di sentire in quanto presuppone una valutazione, un discernimento”.
In psicologia, il significato di sentimento è il seguente:
“Modificazione dell’affettività di base che affonda le sue radici negli strati o settori più riposti della personalità e imprime un particolare colorito ai vari processi psichici che, a seconda dei casi, accompagna, precede o segue”.
“l’affettività contrapposta alla ragione e all’intelletto o indicativa del carattere e dell’etica individuale.” (fonte: Wikipedia).
Naturalmente, per poter esternare i propri sentimenti, quelli più profondi è necessario un elevato coinvolgimento emotivo, capace di favorire l’autoconsapevolezza.
Sin qui siamo tutti d’accordo, se questo tipo di lezione viene svolto a ragazzi che hanno già sviluppato una certa consapevolezza sentimentale, facendo in modo che la loro autocritica vada a sondare le loro emozioni affettive, al fine di migliorare la vita sociale ed il rapporto interpersonale, non può far altro che migliorare la nostra società, al netto di quel “Patriarcato” culturale importato, che soggiorna nelle nostre città.
Il pericolo di ridimensionare ed incanalare le emozioni dei bambini
Si creerebbe una ulteriore divisione sociale tra i due sessi, i nostri ragazzi crescerebbero con il timore delle donne manipolando gli uomini ad aver paura delle donne, ad aver timore nell’iniziare un corteggiamento, facendolo passare per molestia e le donne ad aver paura degli uomini, vedendo in loro quelle bestie che vogliono solo approfittarsi di loro.
Diversamente invece sarebbe far crescere nei giovani, ma anche ad una platea più avanzata nell’età, ad una maggiore consapevolezza nel rispettare le leggi e di riflesso rispettare il prossimo con tutte le sue idee ed opinioni.
Il rispetto delle leggi, e la “certezza della pena”, è già di per sé un “Educare” ad una convivenza paritaria.
In questo modo si eviterebbero manipolazioni politiche in drammi che solo chi li subisce può capirne il vero senso di dolore.
Dunque, se entrambi hanno paura di comunicare, con chi dovrebbero relazionarsi?
Plasmare ai nostri pargoli, sentimenti, emozioni, convogliare gli stessi verso un’unica direzione, svolgendo lezioni a classi di bambini elementari, dove in quel particolare periodo della loro infanzia i bambini sono delle spugne, potrebbe essere l’occasione di ammaestrare in loro oltre all’orientamento delle emozioni, anche quello della sessualità.
Oppure limitare la loro emotività adattandola a quella di massa, svuotando in loro la consapevolezza della ragione, con l’approvazione e la benedizione dei genitori.
In questo modo, i limiti dell’approfondimento, quasi una ‘presa di distanza’ dai fattori affettivi, non costituiscono una peculiarità del microcosmo penalistico ma sono da contestualizzarsi in un atteggiamento del pensiero occidentale che ha considerato sentimenti ed emozioni come un fattore di distorsione del pensiero cognitivo e, conseguentemente, anche come elemento distonico in rapporto all’asserita ‘razionalità’ degli istituti giuridici e delle riflessioni ad essi inerenti 1.
Se tutto questo diventerà realtà, si entrerebbe in un altro vortice Orwelliano dove il “Lockdown PsicoSociale”, sarà molto più pericoloso di quello appena trascorso, in quanto l’ossessiva persecuzione verrà applicata con vergognosa spudoratezza su coloro che si mostreranno critici.
Primo Luogotente dell’Esercito Italiano in Congedo.. Ex sindacalista militare
Membro del direttivo dell’associazione Constitutio Italia
1 FEDERICO BACCO, Tra sentimenti ed Uguale rispetto
Fonte: gospanews