Nel cuore del Friuli Venezia Giulia, si muovono nuove disposizioni pronte a inoculare vaccini ai neonati immediatamente dopo il parto. Un atto che, visto attraverso l’ottica delle autorità sanitarie, si colloca come “necessario” per la protezione dei più piccoli. Ma è davvero così? Oppure si tratta dell’ennesima imposizione che non considera la dignità e il ruolo decisionale dei genitori, trasformandoli in spettatori passivi della salute dei propri figli?
La macchina burocratica sembra ormai muoversi con un ritmo incalzante e implacabile, che fa quasi eco a un film distopico. Ai genitori viene richiesto di accettare, senza troppe domande, l’idea che il neonato debba essere sottoposto a pratiche mediche preventive non appena mette piede (o meglio, piedino) in questo mondo. La necessità di garantire sicurezza e salute pubblica è senza dubbio rilevante, ma dove finisce il diritto all’autodeterminazione e comincia l’obbligo imposto dall’alto?
La questione del consenso informato è il cuore del problema. La Legge 22 dicembre 2017, n. 219, parla chiaro: ogni trattamento sanitario deve essere accompagnato da una chiara e consapevole approvazione da parte dell’interessato o, nel caso dei minori, dei genitori. Ma questa urgenza vaccinale non sembra lasciare spazio alla ponderazione. Si chiede ai genitori di accettare, di fidarsi, di lasciarsi guidare, ma chi garantisce che abbiano ricevuto tutte le informazioni necessarie? Chi protegge il loro diritto di scegliere ciò che è meglio per il proprio figlio?
In un clima di crescenti preoccupazioni e dubbi, pubblichiamo qui di seguito una diffida formale per i genitori determinati a far valere il proprio diritto al consenso informato, un baluardo di libertà e di rispetto verso chi si affaccia alla vita.
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