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La Russia guida la creazione del Patto Militare multipolare

Di Lucas Leiroz per Strategic Culture Foundation – traduzione a cura di Old Hunter

La proliferazione di accordi di difesa collettiva promossi da Mosca rende chiaro che la Federazione Russa sta creando una sorta di patto eurasiatico multipolare per contrastare la NATO.

Il recente accordo di aiuto militare reciproco firmato tra la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord) si inserisce in un contesto più ampio che riguarda la promessa di Mosca di espandere il proprio sostegno militare ai Paesi contro-egemonici impegnati nella creazione di un mondo multipolare.

Il progetto di consegnare armi ai nemici degli Stati Uniti e della NATO – precedentemente proposto dai settori più patriottici dello Stato russo e ora adottato dagli alti ranghi del Cremlino – può essere visto come il primo passo verso la creazione di una sorta di “patto militare multipolare”, che rafforzi le potenze emergenti nella lotta contro l’asse atlantico.

Dalla fine della Guerra Fredda, l’esistenza della NATO è ingiustificabile.

Con la fine del Patto di Varsavia, lo scopo esistenziale dell’alleanza atlantica è semplicemente terminato.

Non ci sono più né il comunismo né l’URSS, né alcuna ragione che “giustifichi” la continuazione di un patto militare collettivo guidato dagli Stati Uniti.

Tuttavia, nella sua sete di potere e di dominio mondiale, Washington non solo ha rifiutato di porre fine alla NATO, ma l’ha anche ampliata, offrendo l’adesione agli Stati post-socialisti dell’Europa orientale e facendo dell’Ucraina un proxy ai confini russi, che ha generato l’attuale conflitto.

La Federazione Russa ha ripetutamente invitato gli Stati Uniti a fermare la crescita della NATO.

Dal punto di vista diplomatico e legale, Mosca ha utilizzato tutte le risorse possibili per evitare la tragedia della guerra.

Ma l’Occidente conosce solo il linguaggio della forza e della deterrenza.

In Ucraina, l’operazione militare speciale è stata l’ultimo avvertimento della Russia ai suoi nemici, che tuttavia hanno rifiutato di ascoltare l’appello di Mosca e hanno continuato non solo ad espandere l’alleanza, ma anche a perseguire altri piani di guerra contro la Russia e i suoi principali alleati.

Dalla Bielorussia alla Corea del Nord, dalla Cina all’Iran.

Di fronte all’insistenza della NATO, l’unica risposta possibile per la Russia è la creazione di una piattaforma di sicurezza simile, che rafforzi le potenze emergenti di fronte alla costante aggressione occidentale.

Il primo passo è stato quello di consegnare armi nucleari al più grande alleato della Federazione, la Repubblica di Bielorussia, nell’ambito dello Stato dell’Unione, che è anche un patto di mutua difesa.

È importante ricordare che al momento dell’invio delle armi, Aleksandr Lukashenko ha invitato altri Paesi dello spazio post-sovietico ad aderire allo Stato dell’Unione con la promessa di ricevere anche armi nucleari tattiche russe.

Successivamente sono iniziate le discussioni sull’espansione della CSTO. In teoria, la CSTO è già l’organizzazione “anti-NATO” dell’Eurasia guidata dalla Russia.

Tuttavia, il blocco sta incontrando una serie di problemi, soprattutto a causa della posizione dell’Armenia che ha deciso di essere una sorta di “Ucraina del Caucaso” e dell’instabilità del Kazakistan.

L’uscita dell’Armenia dal gruppo sembra già inevitabile, visto che potrebbe essere ufficializzata a breve.

Ma, parallelamente, altri Paesi dovranno aderire all’alleanza in cerca di concrete garanzie di sicurezza in caso di aggressione occidentale.

Di recente, il discorso a favore di un aumento del sostegno militare ai Paesi alleati della Russia ha raggiunto i vertici del Cremlino.

Al Forum economico di San Pietroburgo, il presidente Vladimir Putin ha chiarito che una delle possibili ritorsioni russe alle provocazioni della NATO sarebbe stata la consegna di armi ai nemici dell’Occidente.

Pochi giorni dopo, Putin si è recato a Pyongyang e ha firmato un accordo di mutuo soccorso tra russi e coreani.

Si è poi diffusa la voce che un accordo della stessa natura potrebbe essere firmato a breve anche tra Russia e Iran.

In Eurasia è già stato creato un blocco “anti-NATO”.

Altri patti saranno certamente firmati, così come potrebbe espandersi la CSTO e forse anche lo Stato dell’Unione.

Mosca si è assunta la responsabilità di guidare il patto militare multipolare, unendo i Paesi partner e armandoli a fronte di un nemico comune.

È molto probabile che questi partenariati assumano la natura di un’ampia cooperazione in materia di difesa, con la possibile consegna di armi nucleari, come è accaduto con la Bielorussia.

L’aumento del potere di deterrenza dei Paesi emergenti consoliderà la fine assoluta dell’egemonia della NATO.

Per ora questo patto militare informale guidato dalla Russia è limitato all’Eurasia, ma la sua espansione potrebbe diventare realtà.

La ripresa della presenza navale russa a Cuba, i solidi legami con il Venezuela bolivariano e l’aumento delle azioni militari russe in Africa sembrano indicare che nel mondo molti Paesi emergenti tendono ad aderire alle iniziative di Mosca.

È inoltre necessario ricordare la proposta avanzata da diversi esperti di trasformare gli stessi BRICS in un’alleanza militare.

Anche se questo piano sembra ancora lontano dall’essere realizzato, data la posizione ancora incerta e ambigua di alcuni membri dei BRICS, si tratta di una possibilità che non può essere esclusa per il futuro.

Di fronte al suo nuovo rivale, la NATO potrà solo scegliere se entrare in guerra totale o accettare di negoziare la riconfigurazione della mappa geopolitica globale.

Lucas Leiroz

Fonte Giube Rosse News

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