Gli errori medici rappresentano la terza causa di morte dopo le patologie cardiache e neoplastiche
Un interessante articolo pubblicato sulla rivista JAMA (Journal of Medical Association ha documento) dalla dottoressa Barbara Starfield della Scuola di Igiene e Salute Pubblica, Johns Hopkins, analizza la tragedia del paradigma della medicina tradizionale.
Le informazioni seguenti sono state ottenute tramite una revisione dei report dell’Institute of Medicine compresi tra il 2000 ed il 2008.
I dati medi sugli errori medici per anno sarebbero i seguenti:
12.000 decessi per interventi non necessari effettuati
7.000 decessi per errori medici
20.000 decessi per errori di altro genere in ospedale
80.000 decessi per infezioni nosocomiali
106.000 decessi per reazioni avverse negative a farmaci.
La somma dei decessi ammonta ad un totale di 225.000 morti per ogni anno dovute a cause iatrogene.
La dottoressa Starfield puntualizza alcuni aspetti della propria ricerca:
La maggior parte dei dati derivano da studi su pazienti ospedalizzati.
I risultati prendono in considerazione solo i decessi senza includere gli effetti negativi associati a disabilità conseguente ad errore medico.
Le morti conseguenti ad errore medico sarebbero sottostimate nel report dell’IOM.
Dall’analisi di altri rapporti le morti derivanti da errori in sanità sarebbero addirittura 284.000 per anno.
Anche considerando le stime più ottimistiche, gli errori medici rappresenterebbero comunque la terza causa di morte negli USA dopo le patologie cardiovascolari e le malattie neoplastiche.
Secondo il CDC (Centers for Disease Control and Prevention), la prima e la seconda causa di morte negli States sono le malattie cardiache (611.000 decessi all’anno) e il cancro (584.000 decessi all’anno). Prima dell’analisi della Johns Hopkins University, il CDC classificava le malattie respiratorie come terza causa di morte negli USA, poiché uccidono 150.000 persone ogni anno.
“L’errore umano è inevitabile ma il primo passo necessario per ridurre questo problema è non nascondere questi errori quando si verificano, affinché si possa imparare da questi” sottolinea il dr. Martin Makary, autore dello studio nonché professore di chirurgia alla Johns Hopkins Medicine e direttore della Johns Hopkins Multidisciplinary Pancreas Clinic.
Fonte: thesitalia