La Nato darà il via il prossimo 22 aprile all’esercitazione Defender 2023, la più grande esercitazione dell’Alleanza in Europa.
Sarà guidata dallo Us European Command, l’esercitazione proseguirà sino al 23 giugno e coinvolgerà 26 Paesi tra alleati e partner.
Oltre a quelle degli Stati Uniti, saranno presenti truppe provenienti da
Albania, Armenia, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Kosovo, Moldavia, Montenegro, Paesi Bassi, Macedonia del Nord, Polonia, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito.
La finalità dell’esercitazione è testare la capacità di dispiegamento rapido delle forze statunitensi e degli alleati sul continente europeo in caso di crisi:
“Questa esercitazione annuale, della durata di quasi due mesi, è incentrata sul dispiegamento strategico delle forze con sede negli Stati Uniti, sull’impiego di scorte pre-posizionate dell’esercito e sull’interoperabilità con alleati e partner europei”
ha affermato Sabrina Singh, portavoce del Pentagono durante una conferenza stampa tenutasi a Washington lo scorso 5 aprile.
I numeri dell’esercitazione
Le manovre sono progettate per dimostrare la capacità delle forze armate statunitensi di dispiegare rapidamente truppe e attrezzature pronte per il combattimento in Europa, in modo da rassicurare alleati, scoraggiare coloro che minaccerebbero la pace e difendere il continente da un’eventuale aggressione.
Parteciperanno circa 9mila soldati statunitensi e circa 17mila provenienti dalle 26 nazioni coinvolte.
Le manovre vere e proprie si estenderanno in 10 diversi Paesi europei.
Durante Defender 23 verranno utilizzati circa 13mila mezzi e sistemi prelevati da scorte pre-posizionate sul territorio europeo.
L’esercitazione dovrebbe svolgersi tra il 12 e il 23 giugno e sarà condotta in Germania (Paese guida), ma con ulteriori sedi operative avanzate nella Repubblica Ceca, Estonia e Lettonia.
Il nodo infrastrutture
Il rafforzamento rapido del fronte est dell’Alleanza non è così semplice.
Il problema è dato dalla rete infrastrutturale che è scarsa oppure malridotta.
In generale le linee ferroviarie e stradali dei nuovi membri della Nato (ma anche dei vecchi), non è adatta a sostenere il traffico militare pesante.
La Romania da questo punto di vista è un caso molto particolare: risulta che le strade sterrate rappresentino circa il 28% del totale, secondo i dati del National Statistics Board del Paese, e le autostrade sono solo il 5,3% della rete stradale di cui l’11% ha quattro corsie.
Anche la rete ferroviaria presenta delle problematiche: oltre al problema di avere ponti traballanti, la rete dell’est europeo ha uno scartamento diverso da quella dell’ovest, quindi i veicoli militari che viaggiano verso oriente o che si muovono tra i Paesi che ne fanno parte (Baltici, Polonia, Repubblica Ceca, Romania Ungheria) devono essere scaricati da un convoglio e venire caricati su un altro, perdendo tempo prezioso.
FONTE: insideover.com