Estratto del parere n. 21 del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB), a cura del Prof. Avv. Luca Marini, docente di diritto internazionale all’Università “La Sapienza” di Roma.
Gli sviluppi italiani dell’affaire Covid appaiono sempre più singolari.
Da una parte, la Corte costituzionale ha legittimato il capovolgimento dello spirito e della lettera della Costituzione affermando il primato dell’interesse collettivo sui diritti dell’individuo nonostante che i medesimi rappresentanti di quel mondo scientifico preso a riferimento dalla Corte abbia smentito l’efficacia e la sicurezza del cosiddetto “vaccino”.
Dall’altra, si assiste all’esaltazione televisiva, da parte di un comico di professione e in un teatro di varietà, di quella libertà di espressione che la Consulta ha ritenuto di sacrificare con tanta leggerezza: e ciò nel momento in cui, tanto negli USA quanto in Italia, stanno emergendo le prove della censura sistematicamente praticata a danno delle opinioni scientifiche divergenti da quelle “ufficiali”.
Colpisce, poi, che le affermazioni del comico in questione siano state rese alla presenza del Capo dello Stato il quale, con la stessa sicurezza con cui oggi afferma che «Il sostegno politico, economico e militare all’Ucraina e le sanzioni alla Russia sono funzionali a far cessare la guerra, non ad alimentarla», ha affermato in passato che «Senza i vaccini avremmo avuto molte migliaia di morti in più».
Ed è proprio sulle dichiarazioni del Presidente della Repubblica che il CIEB ritiene necessario richiamare l’attenzione.
È infatti innegabile che la cosiddetta campagna vaccinale si è fondata sul sostegno a essa fornito apertamente, a ogni livello, da rappresentanti dello Stato, oltreché sulle restrizioni dei diritti e delle libertà individuali imposte dalla normativa concernente il Green Pass e l’obbligo vaccinale, normativa che la Consulta ha appena legittimato con le sue sentenze.
Parafrasando – alla luce della mole crescente di evidenze scientifiche – una frase diventata tristemente famosa, si potrebbe dire «Ti vaccini, ti ammali, muori», oppure «Ti vaccini, ti ammali e rimani danneggiato a vita»: e sembra quindi logico che i risarcimenti riconosciuti dallo Stato siano imputati a carico di chi, agendo come organo dello Stato medesimo, ha sostenuto, e continua a sostenere, la cosiddetta campagna vaccinale.
Analoghe considerazioni possono farsi, ovviamente, per quanto riguarda l’acquisto dei banchi scolastici a rotelle, delle “primule” destinate a ospitare gli hub vaccinali, delle centinaia di milioni di mascherine inefficaci e di molto altro ancora: solo con riferimento alle dosi di “vaccino” rimaste inutilizzate, la perdita stimata supererebbe i 2 miliardi di euro.
È vero che il D.L. n. 76/2020, convertito nella legge n. 120/2020, si è preoccupato di limitare la responsabilità erariale – e penale – della Pubblica Amministrazione nell’ambito della gestione del Covid, ma è anche vero che una legge può sempre essere abrogata.
Il CIEB auspica quindi che il nuovo Governo, sollecitando l’abrogazione della legge n. 120/2020, voglia compiere un primo passo verso l’accertamento, in tutte le sedi competenti, delle responsabilità dei soggetti coinvolti a vario titolo nella somministrazione forzata ai cittadini di un preparato sperimentale dagli effetti sconosciuti.
Tale auspicio è formulato nella consapevolezza che le indagini avviate da alcune Procure sembrano concentrarsi su aspetti diversi da quello che, ad avviso del CIEB, costituisce la ragione e lo scopo dell’intero affaire Covid: ossia introdurre in Italia un abietto meccanismo di soggiogamento (denominato per l’occasione «Green Pass») fondato su forme di ricatto individuale e collettivo, denominato per l’occasione «vaccino anti-Covid».
Il testo originale del Parere è pubblicato sul sito internet: www.ecsel.org/cieb
Fonte: Avvocati Liberi