Parliamo oggi di cosa ha fatto la Banca Centrale Europea a seguito dei crolli bancari degli Stati Uniti. Nonostante i crolli bancari in estate, negli Stati Uniti, la Banca Centrale Europea ha aumentato come se niente fosse i tassi d’interesse di altri 50 punti base fino al 3,50% assicurando che per i mercati non ci sarebbero conseguenze per le banche dell’eurozona. Il loro rialzo svaluta i titoli già in portafoglio. E se non ci si è assicurati contro il rischio e si ha bisogno di liquidità, quella svalutazione diventa una perdita.
Ma a seguito di quella perdita, se segnalata ai mercati, ci sarebbe la fuga di clienti. Con la fuga di clienti ci potrebbe essere un crollo di borsa. E da lì il rischio del crollo. Nonostante gli aiuti dell’Unione Europea siano poco esposti con quelli in crisi, non si esclude qualche finanziaria nell’eurozona, qualche falla finanziaria, qualche crisi finanziaria dell’eurozona. E allora qui il problema è che queste affermazioni non sono bastate a fermare i falchi. I falchi che affermano la resilienza del sistema bancario con solide patrimoniali posizioni e solide posizioni di liquidità. Si spera quindi che il quadro regolatorio dell’Unione Europea stante com’è di non dovere testare la veridicità di queste affermazioni, ma anche senza crack bancari, la scelta della Banca Centrale europea è comunque un ulteriore spinta per la recessione.
L’inflazione “core”, cioè al netto degli energetici e degli alimentari, che sono, guarda caso, quello che impatta di più sulle famiglie resta alta e Christine Lagarde, cioè la presidente della Bce e i suoi soci sono convinti che occorre a riportarla verso il 2%, perché loro sono interessati solo a questo tema, il famoso 2%. Tutto questo possiamo riassumerlo con un semplice termine “credit crunch“: rallentamento dell’economia e maggiore del disoccupazione. Credit crunch vuol dire restrizione del credito d’altronde. Chi se ne frega se qualche banca soffrirà, ciò che conta, riportare l’inflazione al 2% costi qualche costi. Sarebbe opportuno quanto meno un supplemento di riflessione, visto che la crisi della Silicon Valley ha colpito anche l’Europa. Sarebbe opportuna una riflessione ancora più importante, perché il credit crunch, di cui si parla da anni, la restrizione cioè del credito, andrà a colpire anche le piccole e le medie imprese. E questo è preoccupante.
Fonte: Radio Radio TV