Per il bene della collettività il legislatore patrigno ti propina obbligatoriamente una terapia, non scevra da implicazioni gravi sulla tua salute, con il bene placito della matrigna Consulta
Le “scelte tragiche” del diritto.
Come il giudice delle leggi sdogana il sacrificio umano quale soluzione eticamente possibile.
Ieri sera, con la soul sister Manola Bozzelli, co-vicepresidente Arbitrium, scandagliavamo con attenzione la sentenza n. 14, resa dalla Corte Costituzionale dell’1.12.2022 quando la mia attenzione è stata catalizzata dal seguente passaggio: “Questa Corte è sempre partita dalla consapevolezza che esiste un rischio di evento avverso anche grave con riferimento ai vaccini e, ancor prima, a tutti i trattamenti sanitari ….la decisione di imporre un determinato trattamento sanitario attiene alla sfera della discrezionalità del legislatore, da esercitare in maniera non irragionevole (sentenza n. 118 del 1996). E’ stato, infatto, precisato che, “poichè tale rischio non sempre è evitabile, è allora che la dimensione individuale e quella collettiva entrano in conflitto” (sentenza n. 118 del 1996)…la legge che impone l’obbligo della vaccinazione (…) compie deliberatamente una valutazione degli interessi collettivi ed individuali in questione, al limite di quelle che sono state denominate “scelte tragiche” del diritto (…)” (sentenza n. 118 del 1996).
Alla lettura di queste frasi, ho avuto la netta sensazione di sudare freddo e con respiro affannoso (la soul sister lo avvertiva anche lei in modo netto), proseguivo la disamina delle fredde e ciniche parole di quelli che dovrebbero essere gli strenui difensori della nostra Carta Costituzionale, sino a giungere a questo ulteriore passaggio, che mi ha fatto letteralmente sobbalzare dalla sedia: il conflitto tra le due dimensioni può perfino condurre a che “il perseguimento dell’interesse alla salute della collettività, attraverso trattamenti sanitari, come le vaccinazioni obbligatorie, pregiudichi il diritto individuale alla salute, quando tali trattamenti comportino, per la salute di quanti ad essi devono sottostare, conseguenze indesiderate oltre il limite del normalmente tollerabile”…
“Oltre il limite del normalmente tollerabile….”
“Oltre il limite del normalmente tollerabile…”
Continuano ancora adesso a risuonarmi quelle parole: la normale tollerabilità, quei presupposti previsti da ultimo dalla pronuncia n. 5 del 2018 della Corte Cost. presieduta all’epoca da Marta Cartabia e che pure fanno da prodromo alla decisione della Consulta del 1.12.2022 sono state spazzate via in un secondo: è tutto tollerato, anche il sacrificio dell’uomo, che si è vaccinato per tutelare la collettività, e che perisce sotto i dardi dello scientismo, targato 2.0. Perchè dovete pure sapere, cari lettori, che il giudice delle leggi, incardinato sul più alto scranno giudiziale dalla politica di questi recenti anni e con in mano una sorta di scettro, che assomiglia ad una clava, ha chirurgicamente delineato le motivazioni delle scelte tragiche, che al legislatore sono consentite laddove sussista: “un’emergenza sanitaria dai tratti del tutto peculiari” (testualmente da pag. 16) “…il legislatore deve muoversi lungo due direttrici principali la valutazione della situazione di fatto, cioè, nel caso in esame, della pandemia e l’adeguata considerazione delle risultanze scientifiche disponibili in merito all’efficacia e alla sicurezza dei vaccini…”.
Ma il coup de theatre da “supercazzola con scappellamento da tergo” lo riscontriamo, laddove la Consulta insiste nel voler avvalorare il concetto di sacrificio individuale e nella specie dell’homo italicus, piegato all’interesse della collettività “ …nel quale trova considerazione il diritto (individuale) degli altri in nome di quella solidarietà “orizzontale”, che lega ciascun membro della comunità agli altri consociati (sentenza n. 288 del 2019). I doveri inderogabili, a carico di ciascuno, sono infatti posti a salvaguardia dei diritti degli altri, che costituiscono lo specchio dei diritti propri: al legislatore tocca bilanciare queste situazioni soggettive e questa Corte assicurare che il bilanciamento sia stato effettuato correttamente..”.
Della serie: per il bene della collettività il legislatore patrigno ti propina obbligatoriamente una terapia, non scevra da implicazioni gravi sulla tua salute e lo fa anche per il presunto benessere tuo, per il mio e per quello di tutti… con il bene placito della matrigna Consulta, che in adorazione del legislatore “patrigno”, avalla ogni sua scelta, anche quella “tragica del diritto” !
Ho concluso di esaminare la pronuncia ad ora molto tarda e confesso di aver faticato a prendere sonno, ma ricordo nitidamente il sogno che ho fatto: ero in un museo messicano, che in effetti avevo visitato tanti anni fa ed osservavo la teca in vetro, all’interno della quale giaceva la mummia grandemente rimpicciolita di una giovane donna, vissuta secoli e secoli fa, sacrificata al mostro del lago (che all’epoca era considerato un Dio) per il bene della collettività locale.
Nel sogno, la mummia mi sorrideva e mi esortava a scappare, le sue parole furono: “ fuggi via lontano dall’uomo che si crede un Dio”.
Ad maiora…
Avv. Valeria Panetta
Fonte: Il Giornale D’Italia