Quatar: coppa del mondo
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Coppa del mondo, tutti i numeri della vergogna in Qatar in una inchiesta del Guardian: 6500 lavoratori morti o schiavi

Sono i numeri della vergogna della «più inquietante delle Coppa del Mondo» mai organizzata finora.

In una estesa inchiesta il quotidiano inglese Guardian ha raccolto tutti gli aspetti che inchiodano le autorità del Qatar sul fronte dei diritti umani.

Si rileva quanto sia alto il costo umano pagato per queste quattro settimane di torneo dai lavoratori migranti.

Nella inchiesta sono incluse le discriminazioni femminili, e le persecuzioni nei confronti degli omosessuali.

Gianni Infantino, presidente della Fifa, continua a insistere a portare l’attenzione sul calcio e minimizza di conseguenza le polemiche.

Cresce nel mondo una ondata di perplessità.

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L’impatto dello sport e della Coppa del Mondo non dovrebbe forse essere misurato solo sul bilancio o sull’albo d’oro ma sulla realtà della vita della gente, considerando la quantità di denaro record, spesa dal Qatar per ospitare la Coppa:

circa 200 miliardi di dollari (furono spesi 11 miliardi di dollari dalla Russia nel 2018).

Il Guardian mette in evidenza che le clausole sui diritti umani o la tutela del lavoro richieste dalla Fifa alle autorità del Qatar al momento della assegnazione della Coppa, sono state “zero”.

Un aspetto non indifferente che poi avrebbe portato ad una serie di morti sui cantieri, benchè le autorità qatarine ne abbiano ufficialmente ammessi solo tre, mentre il Comitato Supremo afferma che altri 36 lavoratori nei cantieri degli stadi sono morti, ma per motivi “non lavorativi”, ma per “cause naturali” dopo una giornata di lavoro.

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In realtà il numero esatto di lavoratori migranti morti per negligenza in progetti legati alla Coppa del Mondo resta sconosciuto. Secondo Human Rights Watch, “le autorità del Qatar non hanno indagato sulle cause della morte di migliaia di lavoratori migranti, molte delle quali sono state attribuite a “cause naturali”.

Inoltre le famiglie raramente ricevono un risarcimento per i decessi.

Secondo la legge del lavoro del Qatar, le morti non considerate legate al lavoro non hanno diritto a un risarcimento.

I lavoratori migranti provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka, morti in Qatar tra il 2010 e il 2021,

sono oltre 6.500, secondo il giornale inglese.

Mentre sarebbero 100.000 (cifra minima) il numero di lavoratori migranti che Amnesty International ritiene siano stati sfruttati e abbiano subito abusi a causa di leggi sul lavoro poco rigorose e di un accesso insufficiente alla giustizia in Qatar negli ultimi 12 anni.

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La giornata lavorativa va dalle 14 alle 18 ore al giorno per i lavoratori migranti, in particolare nei settori domestico e della sicurezza, secondo Amnesty.

Praticamente una sorta di schiavitù, per un salario minimo di due euro al giorno.

A questo si aggiungono le violenze e le molestie sulle donne che raramente vengono perseguite dalla giustizia.

Casi di maltrattamenti per lesbiche, gay, bisessuali e transgender.

Un articolo 296 del codice penale del Qatar punisce con 5 anni di reclusione l’ “aver indotto, istigato o sedotto un maschio in qualsiasi modo a commettere sodomia o dissipazione”.

“aver indotto o sedotto un maschio in qualsiasi modo a commettere azioni illegali o immorali”.

Fonte: il messaggero

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