Commonwealth Bank inizia a collegare
le transazioni dei clienti
all’impronta di carbonio
L’australiana Commonwealth Bank (CBA) ha stretto una partnership con CoGo, una società di «soluzioni di gestione del carbonio», per lanciare la nuova funzionalità che possono far parte della piattaforma di online banking di CBA.
La banca offre al cliente la possibilità di «pagare una commissione» per compensare la propria impronta di carbonio, con una media nazionale listata sui 1.280 chilogrammi.
Siamo ancora molto lontani dalla cifra considerata «sostenibile» di 200 chilogrammi.
Nella piattaforma, l’impronta carbonica di una persona viene calcolata per poi essere mostrare al cliente un equivalente metrico:
«8 alberi sono stati abbattuti».
Angus Sullivan, dirigente di CommBank Group ha affermato:
«Combinando i nostri ricchi dati sui clienti e la capacità leader del settore di CoGo nella misurazione delle emissioni di carbonio, saremo in grado di fornire maggiore trasparenza ai clienti in modo che possano adottare misure attuabili per ridurre il loro impatto ambientale»
La banca ha promesso di affinare il calcolo fino a mostrare la quantità di CO2 di cui sono responsabili gli acquisti individuali.
Sebbene inizialmente presentati come un modo pratico per qualcuno di tenere traccia delle proprie abitudini di consumo e del presunto impatto che hanno sull’ambiente, alcuni temono che un giorno tali schemi possano diventare obbligatori e porre limiti agli acquisti dei clienti che superano la loro «indennità di carbonio».
Abbiamo imparato il funzionamento di questa ingegneria sociale dal COVID, una volta accettata l’esistenza dell’emergenza, ogni limitazione, sia pur apertamente incostituzionale, diviene legittima.
Di qui l’implementazione di una meccanica «premiale» per i vostri comportamenti, in modo completamente sganciato da diritti e leggi precedenti.
Qui il conto in banca diventa non solo un sistema di sorveglianza, ma anche di controllo e punizione.
Per quanto riguarda la questione ambientale, anche qui già tutto è stato scritto.
Di tracciamento dei consumi attraverso sensori e computer si è parlato apertamente quest’anno al World Economic Forum di Davos, la base dichiarata del Grande Reset.
Si è avuto il caso del presidente del gruppo cinese Alibaba Group, J. Michael Evans, che durante un panel del WEF si è vantato dello sviluppo di un «tracker individuale dell’impronta di carbonio» per monitorare ciò che fa il cittadino: viaggi, acquisti, cibo ogni attività finisce «nella piattaforma».
FONTE: renovatio21