Commissione Parlamentare di Inchiesta
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Un’Analisi Critica della Legge Istitutiva della Commissione Parlamentare di Inchiesta su SARS-CoV-2: Tra Carenze Evidenti e Limiti Occulti.

Avv. Mauro Franchi

La Commissione Parlamentare di Inchiesta su SARS-CoV-2, istituita con la Legge 5 marzo 2024, n. 22, rappresenta formalmente uno strumento per fare luce sulla gestione della pandemia. Tuttavia, un’analisi approfondita rivela che questa legge non solo presenta evidenti lacune, ma include anche limitazioni più sottili e subdole che rischiano di trasformarla in un’operazione di facciata. Questo contributo evidenzia le carenze esplicite e nascoste della legge, sottolineando i pericoli di una verità soffocata dalle logiche del potere.

Carenze Evidenti:

  1. Esclusione delle Regioni dal Mandato Diretto
    La legge non autorizza indagini specifiche sulle Regioni, nonostante il loro ruolo cruciale nella gestione sanitaria durante la pandemia. Effetto: La Commissione ignora un’intera dimensione di responsabilità, lasciando che le decisioni regionali sfuggano a qualsiasi scrutinio.
  2. Limitazioni nell’Indagine sulle Case Farmaceutiche
    La legge si limita a indagare su aspetti secondari, come i conflitti di interesse o l’efficacia del piano vaccinale. Non prevede:
    • Un’analisi dei contratti stipulati con le case farmaceutiche, né delle clausole di segretezza, costi o responsabilità.
    • La verifica delle pressioni esercitate da queste multinazionali sul Governo italiano o sull’Unione Europea. Effetto: Protegge le case farmaceutiche da un’indagine trasparente, lasciando in ombra una delle aree più critiche della gestione pandemica.
  3. Mancato Esame degli Aspetti di Giustizia Sociale
    Non c’è alcuna previsione per indagare sull’impatto delle misure pandemiche su:
    • Le disuguaglianze sociali ed economiche.
    • Il trattamento differenziale di categorie vulnerabili, come lavoratori precari, anziani e studenti.
      Effetto: Si omette deliberatamente una riflessione sulle conseguenze sociali delle politiche adottate, ignorando gli effetti più devastanti sui gruppi marginalizzati.
  4. Obbligo del Segreto per i Componenti
    La legge impone ai membri della Commissione e ai collaboratori l’obbligo di segretezza sugli atti acquisiti. Ciò:
    • Limita la trasparenza del lavoro della Commissione.
    • Impedisce ai cittadini di accedere a informazioni cruciali durante il corso dell’indagine.
      Effetto: Rafforza una cultura dell’opacità, negando alla popolazione il diritto alla conoscenza.

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Limiti Occulti: Le Trappole Nascoste della Legge

Limita la capacità della Commissione di analizzare il contesto globale della pandemia.
Effetto: Rende impossibile identificare eventuali pressioni esterne che hanno condizionato le scelte italiane.

Ambiguità nell’Obiettivo dell’Indagine

Sebbene la legge affermi che la Commissione debba indagare sulle misure adottate per prevenire e contrastare la pandemia, il mandato rimane vago su aspetti fondamentali:

Non definisce chiaramente i criteri per valutare l’efficacia e la proporzionalità delle misure.

Non specifica quali attori (es. OMS, Unione Europea, lobby farmaceutiche) debbano essere inclusi nell’indagine.
Effetto: L’indagine rischia di essere superficiale, concentrandosi solo su aspetti che non disturbano gli interessi consolidati.

Marginalizzazione del Ruolo del Parlamento

La Commissione è composta da parlamentari, ma il suo funzionamento è vincolato da norme che centralizzano il potere decisionale nell’Ufficio di Presidenza. Inoltre:

La possibilità di sedute segrete limita il confronto pubblico.

Non c’è un meccanismo chiaro per garantire che le minoranze parlamentari possano incidere realmente sull’indagine.
Effetto: Riduce la Commissione a un organo controllato dai partiti di maggioranza.

Esclusione delle Vittime e dei Cittadini dalla Narrazione
La legge non prevede alcun meccanismo per coinvolgere le vittime della pandemia o i cittadini che hanno subito le conseguenze delle misure adottate. Questo:

Esclude testimonianze dirette e preziose.

Mantiene la Commissione lontana dalla realtà vissuta dalla popolazione.
Effetto: Deumanizza l’indagine, trattandola come un esercizio burocratico piuttosto che come un’opportunità per riparare il rapporto tra Stato e cittadini.

Protezione degli Attori Internazionali
Sebbene si faccia riferimento ai rapporti con l’OMS e l’Unione Europea, la legge non autorizza un esame approfondito delle loro decisioni e del loro impatto sull’Italia. Questo:

Garantisce un’immunità de facto agli organismi sovranazionali.

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Le Gravi Esclusioni della Legge: Ambiti di Indagine Omessi e Conseguenze sul Diritto alla Verità

Oltre ai limiti strutturali già evidenziati, la legge istitutiva della Commissione Parlamentare d’Inchiesta su SARS-CoV-2 si distingue per una serie di esclusioni tematiche che avrebbero dovuto essere centrali in qualsiasi tentativo di analisi seria e completa della gestione pandemica. Non si tratta di semplici dimenticanze, ma di omissioni strategiche che restringono drasticamente la portata dell’inchiesta, impedendo che aspetti cruciali della crisi emergano nel dibattito pubblico.

Mancata Indagine sugli Effetti Avversi e sulla Farmacovigilanza Passiva

Uno dei punti più controversi della gestione della pandemia è stato il monitoraggio degli effetti avversi dei vaccini. La legge ignora completamente la necessità di indagare su eventuali reazioni avverse, la loro reale incidenza e il modo in cui sono state gestite dalle autorità sanitarie. Non viene nemmeno menzionato il sistema di farmacovigilanza passiva, un modello che si basa sulla segnalazione spontanea dei medici e dei pazienti e che, per sua natura, tende a sottostimare i casi reali. La mancata previsione di un’indagine su questi aspetti non solo limita la comprensione degli effetti a lungo termine della campagna vaccinale, ma priva i cittadini di risposte su una questione che ha generato crescente preoccupazione e richieste di trasparenza.

L’assenza di un’Indagine sul Controllo della Comunicazione e sulla Censura del Dibattito Scientifico

Uno degli elementi più singolari della gestione della pandemia è stata la sistematica esclusione di qualunque voce critica dalle discussioni pubbliche. La legge non contempla alcuna indagine su come il dibattito scientifico sia stato limitato e condizionato, né sull’uso di campagne mediatiche per veicolare un’unica visione della crisi sanitaria, escludendo approcci alternativi.

Non viene previsto alcun esame del ruolo giocato da esperti e opinionisti mediatici che, pur senza una competenza specifica sul SARS-CoV-2, sono stati elevati a punti di riferimento esclusivi della narrazione pandemica. Il fenomeno di una ristretta cerchia di figure mediatiche divenute opinion leader indiscussi, spesso senza contraddittorio, avrebbe meritato un’analisi approfondita per comprendere come sia stato possibile che il dibattito scientifico – per definizione aperto e plurale – sia stato ridotto a una dialettica binaria tra “scienza” e “negazionismo”.

Informazione Unidirezionale e Condizionamenti Economici sui Media e sulle Piattaforme Digitali

La legge ignora completamente il tema dei rapporti tra istituzioni pubbliche e media tradizionali nel corso della pandemia. Non viene previsto alcun esame su eventuali condizionamenti economici esercitati dalla politica sulle testate giornalistiche, né sulle risorse pubbliche impiegate per sostenere la narrazione ufficiale senza garantire una pluralità di voci.

Analogamente, non si fa menzione del ruolo dei social media, delle piattaforme di fact-checking e delle sospensioni o cancellazioni di account che hanno espresso posizioni critiche. In un’epoca in cui la comunicazione pubblica passa sempre più attraverso canali digitali, l’assenza di un’indagine sull’interferenza delle piattaforme nella formazione dell’opinione pubblica costituisce una lacuna grave. Se è vero che la libertà di informazione è un pilastro della democrazia, l’inchiesta avrebbe dovuto verificare in che misura tale libertà sia stata garantita o, al contrario, manipolata.

L’Attacco Sistematico a chi Sceglieva Autonomamente sul Piano Sanitario

Una delle dinamiche più divisive della pandemia è stata la denigrazione sistematica di chi esercitava il proprio diritto all’autodeterminazione sanitaria. La legge non prevede alcuna analisi sulle violenze verbali e sociali subite da chi ha manifestato dubbi o scelto di non aderire alle misure sanitarie imposte.

Durante il periodo pandemico, media e istituzioni hanno contribuito a un clima di stigmatizzazione e delegittimazione sociale, spingendo alla marginalizzazione di cittadini che, pur esercitando un diritto riconosciuto, sono stati trattati come soggetti irresponsabili o addirittura pericolosi. Un’inchiesta parlamentare avrebbe dovuto indagare se lo Stato abbia contribuito a questa polarizzazione sociale e con quali strumenti.

La Presenza di Conte in Situazione di Evidente Incompatibilità

Altro elemento controverso è la partecipazione alla Commissione dell’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Durante il suo governo sono state adottate alcune delle misure più restrittive della storia repubblicana e la sua posizione dovrebbe essere quella di soggetto sottoposto a indagine, non di parte attiva nei lavori della Commissione. La sua presenza solleva chiare questioni di imparzialità e conflitto di interessi, che avrebbero dovuto essere affrontate e regolamentate dalla legge istitutiva.

La Mancanza di una Prospettiva sui Minori e sulle Limitazioni delle Loro Libertà

Non si può parlare di pandemia senza affrontare il drammatico impatto delle restrizioni sui minori. Chiusura prolungata delle scuole, isolamento forzato, interruzione delle attività sportive e sociali: nessun’altra categoria ha subito un costo psicologico e formativo così alto.

Eppure, la legge non prevede alcuna indagine sull’impatto che le misure di contenimento hanno avuto sulla salute mentale di bambini e adolescenti, né sulle conseguenze a lungo termine della didattica a distanza. Considerando che l’intero impianto normativo emergenziale è stato giustificato in nome della tutela della salute pubblica, è sorprendente che non sia stata prevista una verifica sugli effetti subiti dai soggetti più vulnerabili.

L’Opacità dei Dati e i Meccanismi Economici della Pandemia

Un aspetto fondamentale che la legge istitutiva della Commissione Parlamentare d’Inchiesta su SARS-CoV-2 ignora completamente riguarda la gestione dei dati epidemiologici e i flussi finanziari legati alla pandemia. Non viene prevista alcuna indagine sulla modalità di rilevazione delle morti attribuite a COVID-19, nonostante siano emerse evidenze secondo cui molti decessi siano stati registrati come causati dal virus anche in presenza di patologie pregresse gravi che avrebbero potuto rappresentare la causa principale. Il mancato distinguo tra decessi con COVID e per COVID ha inciso significativamente sulle politiche sanitarie e sulle decisioni emergenziali adottate. Un’inchiesta trasparente dovrebbe verificare in che misura questa sovrastima abbia condizionato la percezione pubblica della gravità della pandemia e, di conseguenza, la giustificazione delle misure restrittive.

Un altro elemento assente dalla legge riguarda i meccanismi di finanziamento delle strutture sanitarie per i ricoveri COVID-19. Durante la pandemia, le strutture ospedaliere hanno ricevuto finanziamenti straordinari per ogni paziente ricoverato con diagnosi di COVID, con una differenziazione dei rimborsi in base alla gravità e alla necessità di terapia intensiva. Questo sistema di incentivazione economica potrebbe aver portato a una classificazione dei pazienti orientata a massimizzare i fondi disponibili, una dinamica che meriterebbe un’indagine approfondita per verificare se vi siano stati abusi o anomalie nel processo di diagnosi e classificazione.

Non meno rilevante è il sistema di remunerazione previsto per i medici coinvolti nella campagna vaccinale, un aspetto completamente trascurato dalla Commissione. In molti casi, i medici di base hanno ricevuto compensi specifici per ogni dose somministrata, un incentivo economico che ha inevitabilmente creato una condizione di conflitto tra l’indipendenza della valutazione clinica e l’interesse finanziario. In un quadro del genere, sarebbe stato necessario esaminare se i medici abbiano potuto esercitare il proprio giudizio professionale senza pressioni e se siano stati adeguatamente valutati eventuali casi di controindicazione al vaccino.

Il consenso informato

Infine, la legge non prevede alcuna verifica sulle procedure effettivamente adottate per il cosiddetto consenso informato e sul regime delle esenzioni vaccinali, spesso negate anche in presenza di condizioni mediche che avrebbero giustificato una deroga. Molte segnalazioni hanno evidenziato come il consenso sia stato ottenuto in modo sommario, senza una reale informazione sui rischi e benefici personalizzati, e come le richieste di esenzione siano state frequentemente respinte a priori, indipendentemente dalle valutazioni cliniche individuali. Il diritto alla libera scelta terapeutica, sancito dalla normativa vigente, è stato di fatto compresso, e la Commissione avrebbe dovuto affrontare questa tematica per verificare se il principio del consenso libero e consapevole sia stato rispettato o se, al contrario, sia stato ridotto a una mera formalità priva di valore sostanziale.

Conclusione: Un’Operazione di Facciata?

Questa legge, pur mascherandosi come uno strumento di trasparenza, è chiaramente costruita per evitare che emergano responsabilità politiche, amministrative ed economiche profonde. Le sue lacune e limitazioni nascoste proteggono le istituzioni, le Regioni e le multinazionali farmaceutiche da un reale esame.

La Commissione Parlamentare d’Inchiesta, così come delineata dalla legge, si limita a un’analisi parziale e selettiva della gestione della pandemia. Tralascia gli aspetti più critici e divisivi, evita di interrogarsi sulle implicazioni sociali, economiche e politiche delle misure adottate e riduce il suo focus a un’indagine tecnica sulle decisioni governative, senza toccare i meccanismi che hanno contribuito a costruire e sostenere la narrazione ufficiale.

La domanda fondamentale è questa: 

se la verità è il fine dichiarato, perché costruire una Commissione con così tante barriere? Questa legge non è solo un fallimento legislativo, ma un tradimento del diritto dei cittadini di conoscere come e perché le loro vite siano state così profondamente alterate.

Un’inchiesta che si voglia realmente indipendente e trasparente non può permettersi simili omissioni. È per questo che il Comitato Civico di Controllo si pone come osservatore esterno, con l’obiettivo di colmare queste lacune e garantire che nessuna verità venga sacrificata per ragioni politiche o istituzionali. Perché la democrazia si misura dalla capacità di guardare in faccia i propri errori. E questa Commissione, per come è stata concepita, sembra più interessata a evitarlo.

Fonte: comitatodicontrollo

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