La grande stampa ignora del tutto l’indagine della magistratura su Speranza. Dal Colle ai media fino ai partiti di sinistra: tutti gli ostacoli di un’inchiesta che potrebbe aprire un capitolo nuovo nel giudicare gli errori e gli orrori della campagna vaccinale.
Il fatto che nessuno dei giornali ieri in edicola (tranne la Verità) avesse in prima pagina la notizia che l’ex ministro della Salute Roberto Speranza è indagato dalla Procura di Roma nella gestione della campagna vaccinale, è un chiaro segnale di indirizzo che il Procuratore di Roma Francesco Lo Voi non avrà l’appoggio della grande stampa italiana nel caso in cui dovessero emergere responsabilità accertate.
Del resto, la campagna vaccinale per l’ennesima dose di vaccino anti covid è in corso, con risultati disastrosi, e i media mainstream, dal Corriere a Repubblica in giù si stanno spellando le mani per convincere gli italiani riottosi che il vaccino non crea nessun effetto avverso e se li crea – come le stesse case farmaceutiche e l’Ema sono costrette ad ammettere – è roba di poco conto quando addirittura inventata. «Le miocarditi? Frutto di diagnosi sbagliate dei cardiologi», si è provato persino a dire senza temere di essere spernacchiati a dovere. Di mal di vaccino non si deve parlare.
Saldatura
La saldatura tra il potere politico che ha imposto un vaccino sperimentale pena la perdita dei diritti civili e quello mediatico che ha veicolato questa imposizione spacciandola per dovere civico è ancora più forte che mai e non rischia di essere scalfita. Del resto, come potrebbe essere altrimenti se non più tardi di ieri mattina l’Ansa – dicasi l’Ansa! – poteva permettersi di dare la notizia che Speranza, tramite il suo legale, chiederà alla Procura l’archiviazione, senza però aver mai dato precedentemente la notizia della sua iscrizione – e di quella di Nicola Magrini, ex dg Aifa – nel registro degli indagati per svariati reati, tra cui l’omicidio plurimo.
Scene che si vedono solo in certe democrazie guaste del Latinoamerica, quelle dove la stampa è così asservita al potere da non ritenere nemmeno degna di una riga in cronaca una notizia di un ex ministro indagato per omicidio plurimo dalla più importante Procura d’Italia.
Va detto che la remissività vile del sistema mediatico nostrano di fronte alle migliaia di danneggiati da vaccino – stiamo parlando di invalidi e di morti che non trovano un riconoscimento -, trova come sua unica eccezione il coraggio di una sola trasmissione tv che si staglia nel panorama nazionale come mosca bianca in mezzo a tanti talk show urlati e accomodati e che non solo ha avuto il merito di portare all’attenzione della Magistratura l’indagine sugli Aifa leaks, ossia i silenzi e le censure dell’ente del farmaco circa reazioni avverse durante la campagna vaccinale, ma ha tenuto l’osso senza temere intimidazioni, come deve fare un cane da guardia e non un cane da riporto.
Soli contro tutti?
La determinazione e la solitudine con la quale i giornalisti Mediaset Mario Giordano e Marianna Canè hanno condotto l’inchiesta sugli Aifa leaks dovrebbero essere studiate nelle scuole di giornalismo e far gridare tutti gli altri giornali per lo meno per spirito di corporazione; invece, è stata coperta dal chiassoso vociare di un mainstream stancamente asservito a un potere sempre più autoreferenziale.
Perché se non è una notizia il fatto che quello che è stato propagandato come un vaccino sicuro, efficace e panacea di tutti i mali, in realtà non lo era e questo era risaputo e taciuto dalle istituzioni sanitarie, allora che cosa è una notizia degna di tal nome?
Ma se il Procuratore di Roma non avrà il fiato sul collo della grande stampa, avrà invece – si perdoni il gioco di parole – il “fiato del Colle”. Un’inchiesta del genere è destinata a scontrarsi con un dogma che abbiamo visto imporsi in tutti i modi: «Il vaccino ci ha salvato, chi dice che ha fatto male a qualcuno mente e non segue la scienza». A garanzia di questa narrazione bugiarda – oggi lo possiamo dire per almeno un centinaio di ragioni scientifiche – c’è sempre stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che anche nella limitazione degli ambiti di indagine della Commissione bicamerale Covid, ha mostrato come si possa azzoppare qualunque attività ispettiva rischi di mettere in discussione questo costrutto.
E il Quirinale?
Dal Quirinale ai partiti di Sinistra passando per i media: chi soffia contro questa inchiesta, minimizzandola o censurandola, è lo stesso, dunque che cercherà di rendere infruttuosi il lavoro della Bicamerale Covid.
Non è affatto scontato poi, che il Tribunale dei ministri darà il via libera per indagare su Speranza, oppure che non si vada oltre la fase istruttoria. Di sicuro questa indagine può aprire un nuovo capitolo oppure chiuderlo per sempre: i danneggiati da vaccino hanno avuto se non altro la dignità di essere considerati da un potere dello Stato – quello giudiziario – che finora era stato silente sul loro dramma. Chiaramente non si sta dicendo che la Procura accusi chicchessia, ma almeno si può affermare che le accuse contro Speranza e Magrini sono ritenute credibili e meritorie di essere approfondite.
Mentre la medicina di Stato e la politica, in tutte le sue forme, è ancora colpevolmente assente dall’ascolto di quello che la presidente di Ascoltami ha definito “il nostro inferno”, un Procuratore, come alto rappresentante di un potere dello Stato riconosce che quell’inferno potrebbe esistere e qualcuno potrebbe anche esserne responsabile. Gli errori e gli orrori della vaccinazione coatta potrebbero venire alla luce aprendo un nuovo capitolo nel giudicare quella stagione.
Certo non sarà facile perché il difficile viene adesso. Infatti, c’è anche chi, ieri mattina, tra i corridoi del Senato commentava con disincanto questa decisione clamorosa. Come noto la Bicamerale Covid, che sarà chiamata a dare un giudizio politico sulle decisioni prese in pandemia dai due governi che l’hanno gestita, dovrà ascoltare anche l’ex ministro Speranza su varie questioni, compresi gli effetti avversi. Ma se l’esponente del Pd ed ex ministro è indagato dalla Procura di Roma, allora, com’è nel regolamento, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere proprio perché sottoposto a indagine della Magistratura. Se poi l’inchiesta di Roma dovesse concludersi con un’archiviazione, ecco che Speranza la “farebbe franca” sia sul versante politico che su quello giudiziario e nessuno potrà chiamarlo a rendere conto della gestione sciagurata della campagna vaccinale, così come del folle protocollo Tachipirina e vigile attesa.
Conclusioni
Uno scenario sconfortante, ma che va tenuto in conto. È bene però tenere sempre di fronte un orizzonte concreto. E questo è rappresentato dagli oltre 4200 danneggiati riunito nel Comitato Ascoltami che sono rimasti feriti sul campo e che chiedono cure, un ambulatorio dedicato e un codice esentivo per visite ed esami. Pochi o tanti che siano, per loro almeno siamo sicuramente in grado di poter affermare che “i benefici non hanno superato i rischi”, come recitava un altro mantra imposto sciaguratamente in campagna vaccinale secondo una logica eugenetica. È a loro e non ad altri, i quali dal vaccino non hanno avuto conseguenza alcuna, che si devono le risposte sull’eventuale dolo di chi li ha trascinati in questo vortice.
Fonte: La Nuova BQ