Bialetti
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Piemonte – Bialetti venduta ai cinesi: un altro simbolo del Piemonte (e dell’Italia) se ne va.

Un altro importante simbolo dell’industria italiana e piemontese cambia bandiera: Bialetti, l’azienda storica famosa per le sue caffettiere, è stata acquisita da un gruppo cinese.

La notizia, annunciata ufficialmente dalle parti coinvolte, rappresenta una tappa significativa nel progressivo ridimensionamento del settore manifatturiero nazionale.

Sebbene agli occhi degli economisti potrebbe apparire solo come un altro episodio del calo industriale del Paese, l’impatto emotivo e simbolico del passaggio di Bialetti a proprietà straniera è notevole, soprattutto per il suo valore culturale e storico.

L’azienda, nota come Bialetti Industrie dal 2002 (a seguito della fusione con il gruppo Rondine della famiglia Ranzoni di Brescia, avvenuta nel 1998), è stata acquistata dal fondo Nuo Octagon, controllato dalla ricca famiglia Pao-Cheng di Hong Kong, attraverso una sede in Lussemburgo.

Il fondo orientale investirà 53 milioni di euro iniziali per acquisire la quota di maggioranza (59%) detenuta da Bialetti Investimenti e Bialetti Holding, società del presidente Francesco Ranzoni. Acquisterà anche il 19,5% posseduto dal fondo Sculptor Ristretto Investment, e poi lancerà un’offerta pubblica di acquisto per ottenere tutte le azioni residue, offrendo 0,45 euro per azione, con l’obiettivo di ritirare Bialetti dalla Borsa. Dopo l’annuncio, il titolo ha subito un balzo del 60%, allineandosi al prezzo dell’Opa.

L’operazione era in qualche modo inevitabile: la società aveva tempo fino alla fine di aprile per trovare un acquirente e riuscire a ripagare i debiti obbligazionari emessi tra il 2019 e il 2021, sottoscritti da Sculptor, Illimity e Amco. Proprio questi ultimi due soggetti forniranno ulteriore credito per sostenere la riorganizzazione finanziaria del gruppo.

Fondata da Alfonso Bialetti nel 1933 a Omegna, in Piemonte, la società è un esempio classico del genio imprenditoriale italiano del Novecento: un’intuizione nata osservando il modo in cui le donne facevano bollire i panni, da cui è scaturita l’iconica Moka.

Il figlio Renato Bialetti ha trasformato l’invenzione in un simbolo nazionale grazie a strategie pubblicitarie innovative, come il celebre omino baffuto di Carosello, disegnato da Paul Campani.

La crisi recente

Dopo la fusione con Rondine, l’azienda ha puntato su una diversificazione del prodotto, producendo accessori per la cucina anche all’estero, in particolare in Turchia, e aprendo numerosi negozi monomarca. Tuttavia, la crescente concorrenza, insieme a scelte strategiche poco lungimiranti, ha portato a una grave crisi. Nel 2018 sono iniziate le prime ristrutturazioni. Negli ultimi anni, Bialetti ha venduto i marchi Rondine e Aeternum per concentrarsi esclusivamente sul business del caffè. Nonostante un lieve miglioramento nei conti del 2024, la società ha chiuso con perdite per 1,1 milioni, debiti per 114 milioni e un patrimonio netto in negativo di 20 milioni.

Con l’arrivo del fondo cinese Nuo Octagon, che ha già investito in noti marchi italiani come Venchi, Slowear, Scarpa e Bending Spoons, Bialetti entra in una nuova fase. Il capofamiglia Stephen Cheng, erede di un impero della logistica navale, è noto per la sua passione per lo stile di vita italiano. Questo potrebbe far sperare in una volontà di mantenere viva l’identità del marchio, evitando la delocalizzazione selvaggia.

Per gli oltre mille lavoratori dell’azienda, comincia ora una nuova avventura, tra speranze e incertezze.

Fonte: torinonews

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