Sindacato d’Azione – Il valore delle autonomie in uno stato totalizzante
Le autonomie locali sono riconosciute dalla Costituzione.
Si tratta di un articolo, come tanti, del resto, della nostra carta fondamentale, che viene visto con sufficienza ma che, in realtà, assume un valore fondamentale, soprattutto in un momento come questo, dove lo stato, sempre più pervadente, toglie fondamentali spazi di autonomia agli individui ed alle comunità.
Che le comunità, poi, siano state, da tempo, messe sotto attacco è un’evidenza sotto gli occhi di tutti.
Esse, fondamentalmente, costituiscono un intralcio alle politiche di gestione della massa da parte di chi detiene potere: un individuo socialmente isolato, senza forti radicamenti comunitari, risulta molto più facilmente manovrabile e condizionabile.
Data per assodata l’unità ed indivisibilità della Repubblica, dobbiamo capire quale sia, allora, il significato da attribuire alle parole “autonomie locali”.
La nostra Costituzione vuole solo riferirsi a Regioni, Provincie e Comuni?
Evidentemente no: il riferimento è a tutte quelle realtà sociali, dotate di una minima stabilità, di una minima autorganizzazione, di una condivisione di valori, (riconosciuta, fra l’altro dall’art. 19 della Costituzione), anche in maniera germinale, che desiderano avere spazi di autonomia, nel rispetto della legittimità, al fine di condurre una vita comune secondo criteri di solidarietà sociale che possono andare oltre a quanto rigidamente stabilito dalle leggi statali.
Il termine “locali” va, poi, contestualizzato:
il radicamento geografico è importante e può riguardare nuove realtà in via di formazione, ma, oggi, in una società sempre più “interconnessa” le nuove comunità possono avere certamente una base reale a dimensione variabile, non necessariamente identificabile con perimetri tradizionali. Anche queste nuove comunità sono riconosciute, promosse e protette dalle disposizioni dell’art. 5 della Costituzione.
Queste brevi considerazioni non vogliono essere fini a se stesse ma devono essere una delle bussole che possono e devono guidare tutte quelle nuove realtà sociali e territoriali che sono nate in questi due anni, mosse principalmente dal bisogno di voler soddisfare necessità esistenziali degli individui ad esse partecipanti, sempre più neglette dai poteri centrali.
I padri costituenti hanno voluto scolpire il principio del riconoscimento delle autonomie locali, addirittura all’art. 5, fra i gli articoli fondamentali della nostra Costituzione.
Ne è evidente l’importanza.
Non bisogna perdere tempo, occorre evitare di chiudersi o di nascondersi, ma occorre procedere speditamente a testa alta verso il nuovo:
le nuove realtà, tese a promuovere il bene sociale, hanno una dignità e questa dignità gliela riconosce la nostra Costituzione.
Avv. Mauro Franchi