Attenzione popolo: vi hanno appena svelato ciò che siete in questa democrazia
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Si è prodotta una vera e propria “bufera”, come la chiama Open, il rotocalco turbo mondialista fondato da Enrico Mentana.
Una bufera per la vignetta del Fatto Quotidiano contro la giornalista de La Stampa di Torino, Francesca Mannocchi, la quale, durante la trasmissione “Piazzapulita” condotta da Formigli, aveva sostenuto tesi certamente discutibili intorno alla questione della guerra.
In particolare aveva detto testualmente: “Menomale che ci sono i decisori e l’opinione pubblica non è lucida“.
In sostanza, la giornalista de La Stampa aveva detto che in effetti molti italiani sono fortemente critici rispetto alla guerra.

Vorrebbero che l’Italia rimanesse neutrale e non inviasse le armi a Kiev. Ma meno male che ci sono i decisori.
Come dire: per fortuna che i decisori ai piani alti procedono senza curarsi dell’opinione pubblica.
L’opinione pubblica, del resto, non è lucida“, ha detto la giornalista Francesca Mannocchi.
Ebbene, il Fatto Quotidiano non ha perso occasione per criticare impietosamente, per produrre una sferzante requisitoria contro la giornalista de La Stampa e ha pubblicato in prima pagina, nel giornale del 26 marzo, una vignetta firmata Riccardo Mannelli, che mostra stilizzata la giornalista con la scritta “il cranio impoverito” e con poi i virgolettati a cui facevo poc’anzi riferimento.

In particolare non è piaciuta a molti l’espressione il cranio impoverito” che fa riferimento in forma rovesciata, naturalmente, all’uranio impoverito, che è stato utilizzato nei proiettili inviati da Londra a Kiev, e si è scatenata una vera e propria bufera dove in molti hanno tuonato contro Il Fatto Quotidiano per questa vignetta giudicata poco consona, irrispettosa e anche, da parte di taluni, censurabile.

Ora, stupisce che in larga parte gli stessi che sempre si battono, almeno a parole, per la libertà d’espressione, ricordate le matite del “Je suis Charlie”, oggi, al cospetto di opinioni divergenti rispetto a quelle considerate, le uniche consentite, siano pronti a proporre il ripristino della censura. E tuonano appunto, contro la vignetta del Fatto Quotidiano.
Anche il direttore Enrico Mentana, ospite di Giletti, ha mosso critiche assai dure a quella vignetta, difendendo la categoria dei giornalisti, o meglio dei giornalisti, che certo sono in maggioranza, che difendono lo status quo, in questo caso le ragioni della guerra imperialistica della NATO.

Per quel che ci riguarda, noi rivendichiamo appieno la libertà di espressione e quindi anche la libertà di criticare, massimamente come è avvenuto con la vignetta summenzionata. Ci permettiamo invece di criticare duramente, difendendo noi la posizione in questo caso del Fatto Quotidiano, le parole utilizzate dalla giornalista della Stampa.

Parole che, va detto, se non altro con un certo candore, hanno l’onestà di dire le cose come vengono percepite ai piani alti, dove in effetti, con una non certo occultata demofobia, cioè un vero e proprio disprezzo per le masse nazionali popolari, si pensa che ormai si possa governare senza curarsi minimamente del basso del popolo.
Ed è quello che la giornalista de La Stampa ha detto senza perifrasi edulcoranti: i decisori non si curano dell’opinione pubblica.
Peccato, tuttavia, che in democrazia non basti essere eletti e poi decidere autonomamente senza curarsi del popolo.
In politica i politici dovrebbero tener conto delle richieste del popolo, dato che il loro mandato si presume sia democratico.
Ebbene, siamo giunti ormai de facto in una vera e propria espertocrazia, expertise neoliberale lo chiamano Dardot e Laval nei loro studi critici verso il neoliberismo.

Un espertocrazia in cui di fatto si produce una democrazia senza popolo.
Una democrazia in cui, paradossalmente, ci dicono che perché la democrazia funzioni meglio è bene che non venga interpellato nemmeno più il popolo. Paradossi dell’ordine neoliberale in cui, l’avrete capito anche voi, sempre più sparisce la democrazia, sempre più trionfano gli automatismi dei mercati e le decisioni sovrane delle classi plutocratiche neoliberali.

Fonte: Radio Radio

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