AstraZeneca e morte di Camilla Canepa, finalmente qualcuno che denuncia i veri mandanti
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“Regione Liguria e Cts più responsabili dei medici di Lavagna”

Dopo la decisione del giudice di mandare a processo cinque medici del pronto soccorso di Lavagna per la morte di Camilla Canepa, provocata dal vaccino anti Covid AstraZeneca, il caso fa ancora discutere. Ad intervenire stavolta sono due medici. Una si chiama Anna Rubartelli ed è ematologa e immunologa, già direttrice della struttura complessa di Biologia Cellulare presso l’Ist di San Martino. L’altro, Enrico Haupt, è stato per decenni primario dell’ospedale di Lavagna. I due professionisti lanciano precise accuse.

Anna Rubartelli

La Procura che indaga sulla morte di Camilla Canepa prende in considerazione un allarme inascoltato di due scienziati sui rischi del vaccino Astrazeneca che vennero criticati. Ma questo metodo deve valere anche per tutti gli altri appelli di scienziati ignorati sui vaccini a mRna.

Anna Rubartelli ed Enrico Haupt durante l’emergenza Covid hanno lavorato, come volontari vaccinatori, all’Evangelico di Voltri e Castelletto. Non possono quindi essere sospettati minimamente di essere due pericolosi no vax. Ma già nella primavera del 2021 provarono invano a bloccare gli open day per i giovani con il vaccino Astrazeneca. “Dispiace molto che finiscano sotto accusa solo le persone che si sono ritrovate a trattare Camilla Canepa quando ormai era stata fatta la vaccinazione. E non chi, fra Stato e Regione, secondo noi ha responsabilità maggiori”, così i due medici commentano la notizia di chiusura indagini sui medici di Lavagna.

“Ci chiediamo perché il nostro protocollo sul trattamento Vitt (la sindrome di trombosi cerebrale con piastrine basse indotta proprio dal vaccino AstraZeneca, fatale alla 18enne di Sestri Levante, ndr) sia rimasto nel cassetto in Alisa per così tanto tempo. – protesta Haupt – Se fosse stato trattato con l’urgenza che meritava, a Lavagna sarebbe arrivato sicuramente prima. E forse Camilla Canepa si sarebbe potuta salvare, vista anche l’evoluzione della Vitt diversa (non fulminante, ndr) rispetto a Francesca Tuscano (altra giovane paziente morta per gli effetti collaterali del vaccino, ndr)”.

La soluzione per Camilla poteva essere a portata di mano

E Anna Rubartelli aggiunge: “Insieme a Valeria Poli (ordinaria di Biologia Molecolare a Torino, ndr) abbiamo provato in tutti modi, anche scrivendo al direttore Aifa Magrini e interloquendo con una componente del Cts, per evitare che venisse usato AstraZeneca sui giovani e soprattutto sulle giovani donne. Le nostre segnalazioni, supportate da dati e autorevoli pubblicazioni scientifiche, non sono state prese in considerazione”.

Secondo quanto riferisce l’edizione genovese di Repubblica, Rubartelli e Haupt prepararono un “percorso diagnostico terapeutico assistenziale” per permettere a 118 e pronto soccorso di non farsi cogliere impreparati in caso di emergenza. Il documento era stato realizzato dopo che la Società Italiana per lo studio dell’emostasi e della trombosi (Siset) aveva già recepito le evidenze che arrivano dalla Germania, in particolare dallo studio del dottor Andreas Greinacher dell’Università tedesca di Grefswald con uno studio pubblicato il 9 aprile 2021 sul The New England journal of medicine (di seguito in PDF) nel quale si scopriva la Vitt indotta da vaccino. I due spedirono il protocollo ad Alisa (il sistema sanitario della Regione Liguria), ma rimase nei cassetti fino al 27 maggio 2021, quando viene diffuso negli ospedali di tutta la Regione. Troppo tardi forse per essere recepito da tutti i professionisti: Camilla Canepa entrerà in ospedale il 3 giugno seguente e il 10 di quello stesso mese morì.  

Le decisioni del CTS

Nel frattempo, il 12 maggio, il Cts aveva dato il via libera per la somministrazione di Astrazeneca negli Open day vaccinali organizzati proprio per intercettare la popolazione più giovane da sottoporre a vaccinazione.  

Ora, i due professionisti, che sono stati ascoltati in Procura nell’ambito dell’inchiesta sul decesso di Camilla, dicono: “Ci chiediamo perché il nostro protocollo sul trattamento della Vitt sia rimasto nel cassetto in Alisa per così tanto tempo”. E la stessa domanda se la stanno facendo ora i pm Stefano Puppo e Francesca Rombolà, titolari del fascicolo che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 4 medici per omicidio colposo.  

C’è però un passaggio che fa capire quale fu il trattamento riservato a Rubartelli: il suo appello a sospendere il vaccino con Astrazeneca ricevette feroci critiche dal presidente dell’Ordine Alessandro Bonsignore. Non c’è da stupirsi, infatti. A quell’epoca, qualunque segnalazione di medici, scienziati, ricercatori andasse nella direzione del rischio nell’utilizzo dei vaccini era pesantemente criticata e osteggiata da un sistema che, dal Ministero della Salute in giù, era arroccato strenuamente nella difesa incondizionata di tutti i vaccini, non solo di quello AstraZeneca che poi fu sospeso, ma solo nell’estate del 2021.  

É significativo, dunque, che oggi la Procura di Genova, ritenga meritevole di essere preso in considerazione quell’appello, frutto di una ricerca scientifica rigorosa, utilizzandolo in chiave preventiva. Se infatti si fosse dato ascolto ai due medici, secondo la tesi degli inquirenti, probabilmente Camilla si sarebbe potuta salvare.  

Repubblica sta bene attenta a collocare la ricerca dei due scienziati agli antipodi di “qualsiasi no vax”. Ma il punto è proprio questo: all’epoca mettere in luce tutte le evidenze critiche dei vaccini in ordine a reazioni avverse era tacciato seduta stante come no vax.  

E con questo bollino di “infamia” sono state classificate anche molte altre segnalazioni dello stesso tenore, non solo per il vaccino inglese, ma anche per gli altri due vaccini a mRna di Pfizer e Moderna. 

Infatti, il rischio che sia più facile processare il vaccino Astrazeneca, perché in fondo è il vaccino che è uscito di scena per primo dalla campagna vaccinale, è più concreto. Si butta la croce addosso a quel vaccino, ma si tace sugli altri, dato che c’erano già evidenze che emergevano, in particolare in ordine all’aumentato rischio di peri-miocarditi.

Gli appelli di Donzelli 

Anche la Cmsi (Commissione medica scientifica indipendente) guidata dal dottor Alberto Donzelli, nel corso della campagna vaccinale ha cercato in tutti i modi di avvertire le istituzioni sanitarie e i politici sui rischi dei vaccini a mRna, ma anche per loro il risultato era stato lo stesso dei ricercatori liguri: ignorati.  

E anche per tutti quegli avvocati, come Renate Holzeisen, che presentarono appelli alla Commissione Affari Costituzionali del Senato per evidenziare le violazioni alla Carta nella campagna vaccinale di massa, proprio per i rischi aumentati che stava producendo. E che dire degli appelli, da vera e propria Cassandra della scienza, del professor Luc Montaigner, che per primo evidenziò l’intrinseca pericolosità dei preparati a mRna e venne trattato come un povero anziano, proprio nei mesi precedenti la sua morte?  

Eppure, se si accetta in fase di indagine di prendere in considerazione le segnalazioni di un gruppo di medici, come sta accadendo per il caso di Camilla Canepa, per quale ragione non si sono presi in considerazione anche i numerosi altri appelli che via via venivano prodotti dal mondo scientifico e giuridico per portare avanti le tante cause ferme o già archiviate che riguardano migliaia di deceduti a seguito della vaccinazione con Pfizer o Moderna?  

La sensazione è che con la causa di Camilla Canepa si stiano toccando i nervi scoperti della campagna vaccinale: stanno emergendo nella loro evidenza tragica, infatti, tutte le problematiche che erano già emerse allora, ma non vennero tenute in considerazione più per motivi politici che scientifici. E di questo, qualcuno dovrà risponderne.  

Fonti: DC NEWS / LA NUOVABQ

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