Alice Miller (1923-2010), psicoterapeuta e saggista, ha incentrato la sua attività di ricerca e di cura sulla realtà infantile e le conseguenze di un’educazione violenta, repressiva o anaffettiva. Tra i suoi molti libri, nelle nostre edizioni: Il bambino inascoltato. Realtà infantile e dogma psicoanalitico (1989), Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero Sé (1996), Riprendersi la vita. I traumi infantili e l’origine del male (2009).
Alice Miller
Libro: “La persecuzione del bambino”
Le radici della violenza
Attraverso una rassegna di testi pedagogici degli ultimi due secoli, Alice Miller illustra i raffinati metodi di persuasione occulta messi in opera nella nostra civiltà per piegare l’impetuosità e la caparbietà del bambino e indurlo a identificarsi con il progetto educativo dei genitori.
Il bambino, costretto a reprimere la propria aggressività, non saprà da adulto reagire alle ingiustizie sociali e potrà accettare senza opporsi le imposizioni di sistemi totalitari.
Esempio estremo è il nazismo, con la caratteristica divaricazione tra la protervia dei capi e l’acquiescenza del popolo tedesco.
Tratto comune a coloro che hanno subìto un’educazione repressiva, è la necessità di riempire con esperienze abnormi il vuoto lasciato dalla rimozione emotiva e dalla perdita dell’identità.
La Miller rievoca qui le vicende di tre personaggi a diverso titolo esemplari: Adolf Hitler; il criminale degli anni sessanta Jürgen Bartsch, assassino e seviziatore di bambini; Christiane F., autrice del libro Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, in cui racconta la propria esperienza dell’emarginazione e della droga.
In definitiva, l’educazione costituisce sempre – per la Miller – un mascheramento di reali rapporti di potere e di bisogni propri dei genitori.
l’unica possibilità per il bambino di crescere senza traumi e di sviluppare le proprie potenzialità creative rimane legata a un comportamento empatico e «rispettoso» dei genitori nei suoi confronti.
Fonte: google
L’opinione pubblica è ancora ben lontana dall’essere consapevole che tutto ciò che capita al bambino nei suoi primi anni di vita, si ripercuote inevitabilmente sull’intera società.
Psicosi, droga e criminalità sono l’espressione cifrata delle primissime esperienze.
Poiché non credo nell’efficacia delle ricette e dei consigli, ritengo che il mio compito non stia tanto nel lanciare appelli ai genitori affinché trattino i figli in modo diverso da quello che è loro possibile.
Piuttosto nell’informare, mediante immagini capaci di agire sui sentimenti, il bambino che è presente in ogni adulto.
Finché a quest’ultimo infatti non è permesso di accorgersi di ciò che gli è accaduto in passato, una parte della sua vita affettiva rimarrà congelata. Di conseguenza la sua sensibilità per le mortificazioni cui si sottopongono i bambini rimarrà attutita.
Alice Miller (1980)
Nota sulla scrittrice.
Di Alice Miller, per ora, abbiamo letto solo La persecuzione del Bambino.
Non siamo in grado, dunque, di esprimere un giudizio sulle sue teorie e sull’eventuale successiva evoluzione del suo pensiero.
Non possiamo esimerci dal notare, però, che nelle 250 pagine di questo libro appassionato, così ricco di osservazioni acute e interessanti, le persecuzioni subite dai bambini non vengono mai collegate e fatte risalire al più ampio disconoscimento dell’essere umano che ne è la tragica causa.
Miller dice (e dimostra) che i genitori che umiliano e maltrattano i figli furono a loro volta umiliati e maltrattati, ma non propone alcuna ipotesi su come questa spaventosa catena di sopraffazioni sia iniziata e torni a ogni generazione a ricominciare.
Non si rende conto – si direbbe – che prim’ancora del bambino, è l’essere umano in quanto tale che è stato sempre radicalmente negato e misconosciuto da tutte le religioni e dalla maggior parte delle filosofie e delle psicologie antiche e moderne; e che la diffidenza, il disprezzo o addirittura la paura con cui certi adulti si rivolgono ai piccoli (talvolta con profonda vergogna e orrore da parte di loro stessi) sono la conseguenza, non la causa, della loro totale ignoranza, affettiva prim’ancora che intellettuale, del valore, della bellezza e della preziosissima unicità di ogni essere umano.
Poi, certo – ed è la peggiore delle tragedie – i bambini sono le prime vittime del disconoscimento dell’umano, poiché è soprattutto nei bambini che si può delirare di vedere le “prove” che gli esseri umani… non sarebbero umani se non li si costringesse a esserlo!
Ma questa tragedia non avrà mai fine, se non si individua e non si colpisce la sua causa nel terrore degli esseri umani per la propria immaginazione.
Fonte: scuolanticoli