Invertendo l”ordine dei fattori il risultato non cambia
Angelo Di Lorenzo
Avvocati Liberi
Oramai è evidente che l’intera narrativa del “vaccino” anti covid-19 è un falso storico.
Nell’ultimo report del 23.01.23 l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha preso atto che le
“le stime di efficacia vaccinale non sono aggiustate per pregressa infezione e non prendono quindi in considerazione la protezione naturale data dalla pregressa infezione”.
Ciò perché è oramai notorio che l’immune naturale non ha bisogno di un (qualsiasi) vaccino, e non si potrebbe – come invece è stato fatto – misurare l’efficacia preventiva di un farmaco dato ad un soggetto già immune per natura.
Questo dato porta l’ISS a cercare altrove le basi su cui fondare la teoria dell’efficacia vaccinale, andando a cercarla in coloro a cui non sarebbe stata diagnosticata una infezione pregressa, sostituendo così il consueto report esteso con la
“stima del rischio assoluto di infezione da SarsCov2 e di malattia grave che tiene conto anche dell’infezione pregressa”.
l’ISS consacra l’immunità naturale
come fattore di esclusione
della vaccinazione dei guariti.
In ogni caso la nuova indagine dell’ISS si annuncia in partenza opinabile per una pluralità di vizi logici e metodologici.
In primo luogo il cambio di rotta equivale alla confessione che i dati sull’efficacia dei vaccini anticovid-19 sulla popolazione italiana inoculata sono stati raccolti in maniera disomogenea, falsata e “sbilanciata”.
Inoltre la raccolta si annuncia parimenti falsata dalle caratteristiche del campione, acquisito NON sulla base dell’accertamento della mancanza di una pregressa infezione, ma sulla base di una diagnosi di pregressa infezione, inserendo in tal modo nel campione dei “non infettati” coloro che sono guariti da una malattia asintomatica o non diagnosticata (e che quindi sono immuni naturalmente).
I non infettati sono una “categoria” rarissima
Consideriamo peraltro che i non infettati sono una “categoria” rarissima a detta dello stesso ISS, in quanto quasi tutta la popolazione ha contratto l’infezione – e quindi sviluppato anticorpi – anche se non gli è stata diagnosticata la positività.
E ora questi soggetti, naturalmente immuni, saranno presi a riferimento per misurare l’efficacia del vaccino anticovid che, ovviamente, risulterà molto efficace a prevenire l’infezione usurpando le proprietà dell’immunità naturale.
Alla luce di tutto questo ciò l’affermazione che “il rischio assoluto di infezione e di malattia grave per la popolazione sopra i 12 anni e senza una diagnosi pregressa di infezione da SarsCoV2 è circa sette volte più alto nei non vaccinati rispetto ai vaccinati” risulta essere un’affermazione ascientifica e indimostrata dall’ISS, che fino ad oggi non ha raccolto, per sua stessa ammissione, una tale classe di evidenze per “mancanza di adeguate informazioni a livello individuale”.
Sotto altro aspetto l’affermazione non è frutto di valutazioni dei dati empirici, ma consegue da una stima che ipotizza scenari previsionali, proiezioni, prognosi, modelli futuribili, sulla base dei quali condizionare le scelte politiche e sanitarie del presente.
In pratica si inquina la genuinità di evidenze che non esistono, surrogate dallo propaganda di una versione distopica della scienza, ove tutto si basa sui benefici – anche minimi o marginali – di un modello e non invece sulla realtà, nella quale però si impongono enormi sacrifici individuali e collettivi.
L’ISS, allineandosi alla dissimulazione portata avanti dalle altre autorità statali, vuole raccogliere i dati per giustificare i “pro” di un farmaco presentati in un’ottica previsionale e teorizzata, senza nulla dire in ordine ai corrispondenti “contro”.
Raccolga l’ISS il numero di morti improvvise
o eventi avversi gravi subiti dai soggetti over 12,
distinguendo da vaccinati e non vaccinati!
Questo no lo fa l’ISS, ed allora come si può credere in un rapporto costi/benefici razionale, se si tiene in conto solo della seconda delle due endiadi, come se i costi non esistessero?
Questa non è ignoranza ma mala fede
FONTE: ALI – Avvocati Liberi